L'ANALISI
22 Agosto 2024 - 21:40
Al tavolo dei relatori Antonio Boselli, Vincenzo Traldi, Davide Berta e Rudy Milani
CREMONA - Clima di grande preoccupazione all’affollato incontro sulla Peste suina africana organizzato in Fiera dalla Libera Associazione Agricoltori Cremonesi insieme a Frp Suini Confagricoltura Lombardia. Ci sono nuove regole, ancora più rigide, per combattere il contagio, pubblicate il 21 agosto in una nota del Ministero della Salute.
E intanto il virus allunga le sue dita anche sulla provincia di Cremona: i comuni di Crotta d’Adda e Pizzighettone sono entrati in zona I, area in cui non è stata riscontrata la PSA (quindi senza infezione), ma che è considerata a rischio perché in continuità con aree riconosciute infette (una sorta di area cuscinetto).
Tra le regole previste dalla nuova ordinanza: tracciabilità di chi entra e esce dagli allevamenti, aumento delle misure di biosicurezza (barriere fisiche, utilizzo di vestiario disinfettabile o monouso), limitazioni alla movimentazione di carni suine o prodotti derivati nelle zone II e III.
In parallelo, un ripensamento delle zone: sarà aggiunta una fascia cuscinetto di 6 chilometri attorno alla zona I, che servirà al depopolamento dei cinghiali che trasportano del virus ma sarà priva di ulteriori restrizioni. Oggi pomeriggio, a CremonaFiere, gli allevatori si sono confrontati su questi temi con Giovanni Filippini, nuovo Commissario straordinario per la lotta alla PSA, collegato in videoconferenza.
Il moderatore è stato Rudy Milani, presidente nazionale della sezione suini di Confagricoltura, insieme al vicepresidente Davide Berta. Presenti anche Vincenzo Traldi, direttore Ats veterinaria Val Padana, e Antonio Boselli, presidente Confagricoltura Lombardia. Collegato da remoto anche Marco Farioli, dirigente dell’Unità organizzativa veterinaria della Regione, che ha sottolineato l’estrema importanza delle misure di biosicurezza: «A volte le disattenzioni si pagano care. L'Ats è vigilante su questo delicato settore e ci sarà sempre meno tolleranza».
Filippini ha illustrato il senso del nuovo fronte della lotta alla PSA: «L’ordinanza ha due focus di azione. Il primo è quello della gestione dei focolai, che vanno debellati. Il secondo è sul fronte del selvatico, per cui, tra le altre cose, prevediamo di affrontare il problema cinghiali con i 6 chilometri di cuscinetto fuori dalla zona I».
Filippini si è poi detto consapevole del sacrificio richiesto, ma ha spiegato che non esiste alternativa. In questo momento di crisi, servono calma e collaborazione. «Abbiamo nuovi focolai ogni giorno, che spuntano anche nelle zone bianche. Dobbiamo cambiare passo. Faccio appello a tutti gli allevatori che si trovano nelle zone ‘sane’ affinché investano sulla biosicurezza, per frenare il contagio».
Le misure sono il frutto di un lungo negoziato con la Commissione Ue, che osserva con la lente d’ingrandimento lo scenario lombardo. «Mi rendo conto delle conseguenze economiche ma potrebbe andare peggio. Con la Commissione Ue siamo riusciti ad ottenere alcune deroghe, che sono illustrate nel documento, ma è stato uno sforzo immane. Voglio evitare a tutti i costi che Bruxelles ci obblighi a chiudere le province più infette».
Filippini ha già una lunga esperienza quanto a gestione della PSA, come commissario straordinario in Sardegna. «La peste suina africana» — ha spiegato — «è un virus senza precedenti. Sopravvive per due settimane sotto le scarpe, nelle ruote dei trattori. La minima disattenzione può scatenare un focolaio. Sono stati i piccoli errori umani a determinare l’esplosione del contagio. Abbiamo l’esperienza del Covid, ma questo virus, per i suini, è nettamente più virulento».
La preoccupazione del pubblico è comunque rimasta molto alta. Le domande si sono moltiplicate: «Stiamo svendendo i nostri prodotti d’eccellenza» – è intervenuto l’allevatore Giorgio Sangalli – «ed è assurdo arrivare a tanto in Lombardia. Che ne sarà del ‘dopo’? Nessuno ci ha ancora parlato di futuro, e i nostri conti in banca sono in ginocchio».
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