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LA RICORRENZA

La comunità di Grontardo: «Orgogliosi della nostra storia millenaria»

Sala comunale affollata per la presentazione del libro di Bolsi dedicato all’anniversario. Insieme alla accademica Filippini, illustrato il prestigioso cammino compiuto. Sette capitoli e tante curiosità

Serena Ferpozzi

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serena.ferpozzi@gmail.com

27 Agosto 2023 - 15:56

La comunità di Grontardo:  «Orgogliosi della nostra storia millenaria»

Emanuele Bolsi ed Elisabetta Filippini

GRONTARDO - Sala comunale gremita in occasione della conferenza introduttiva e presentazione del libro per i mille anni di storia di Grontardo. Ieri sera l’iniziativa è partita con una visita presso la cascina di San Giovanni al Deserto della cappella dell’antico monastero con l’eccezionale guida della dottoressa Elisabetta Filippini, docente medievista presso l’Università Cattolica di Brescia e autrice di varie pubblicazioni scientifiche dedicate a tale fondazione benedettina femminile.

Alle 21 in municipio conferenza introduttiva di inquadramento generale del contesto storico e territoriale a cura di Filippini e a seguire presentazione della pubblicazione, realizzata per l’evento dal titolo ‘1023 la nascita di un territorio, il millenario di Grontardo’ scritto da Emanuele Bolsi (edizioni Biblioteca comunale di Grontardo, stampato da Fantigrafica, prefazione di Pierdante Piccioni).

Filippini ha approfondito l’importanza del codice Sicardo, redatto verso la fine del 1200, con qualche aggiunta successiva, realizzato per ordine dell'allora Vescovo Sicardo, da un notaio, Gerardo, perché i documenti ricopiato avessero valore insindacabile. Fu una grande intuizione, visto che la maggior parte dei documenti originali riprodotti è oggi scomparsa. Molte informazioni sull’Alto Medioevo cremonese arrivano da questo manoscritto. Anche cinque documenti realizzati in rapida successione nell'anno 1023 riguardanti il borgo di Curtis Guntardi sono giunti a noi grazie al Codice, il loro scopo era sancire alleanza tra i signori di Grontardo, i Gunzo, e il Vescovo Landolfo. Sono per lo più atti di vendita, donazioni e altro ancora, eppure tra le righe, ci hanno regalato molte notizie.

Documenti, annota Bolsi, «che rivestono un’importanza rilevante per la comunità locale, in quanto trattano di transizioni ordinarie di fondi agricoli. Volendoli paragonare ad una istantanea, a cui sul momento non si dà quell’importanza che acquista invece col passare del tempo, vi si potrebbero ravvisare due punti di osservazione: In primo piano i fatti descritti e i protagonisti, sullo sfondo le informazioni che si ricavano analizzando i toponimi, i confini degli appezzamenti di terreno, le colture o lo stato vegetativo, in cui si trovavano i fondi interessati dagli atti».

Il volume è suddiviso in sette capitoli e una appendice ricca di curiosità: statistiche (all’atto della fondazione il villaggio di Grontardo contava 400 abitanti, 940 tra il 1732 e il 1775 ma escludendo Levata, Gambina e Torre nuova); sempre alla fine del Settecento la vedovanza durava un anno, poi la donna si accasava di nuovo, le famiglie avevano in media dai 3 ai 5 figli ed erano allargate a nonni, genitori, figli e nipoti. E ancora: i cognomi più diffusi erano Bodini e Maffezzoni e la media dei preti andava dalle 3 alle 5 unità, più un eremita con diritto di questua dimorante presso la casa della Madonna della Strada.

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