L'ANALISI
11 ottobre 1956
11 Ottobre 2020 - 07:00
Nelle tragiche fasi dell'assedio compiuto da centinaia di agenti e carabinieri erano stati tentati tutti i mezzi – non esclusa la televisione - per ridurre alla ragione i due giovani criminali che avevano imbavagliato e legato gli scolari - Nell'ultimo inevitabile assalto all'aula, nel corso di una sparatoria un pazzo uccide un operaio che si era affiancato alla Polizia nell'operazione - Alla fine i due responsabili sono stati catturati mentre i cento bambini potevano correre dai genitori che da sei ore, in un'angoscia spaventosa, attendevano sulla piazza del paese
RHO, 10. — Uno dei fatti più orrendi che neppure la criminologia e la storia della pazzia avevano sino ad oggi registrato si è verificato, stamane, poco dopo le 11, nella scuola elementare di Terrazzano, frazione di Rho: 96 bambini e 3 maestre sono rimasti per 6 allucinanti ore prigionieri di due pazzi, sotto la minaccia delle rivoltelle e di esplosivi. La scuola era stata chiusa dall'interno e barricata con i banchi delle aule dai due fratelli pazzi: Arturo Santato di 27 anni e Flavio di 22.
I due folli hanno chiesto 200 milioni per aver salva la vita di 96 bambini. Arturo Santato, un pazzo rapinatore che si trovava in «licenza premio» dal manicomio criminale di Aversa, tenendo sotto le minacce della pistola una bimba, si è affacciato alla finestra di un'aula ed ha gettato sulla strada dei bigliettini con i quali si chiedevano i 200 milioni.
Il fatto non ha precedenti negli annali della storia della criminologia. Certamente esistono dei motivi che sono balzati, quasi incoscientemente, dal dialogo che si è venuto, poche ore dopo, intessendo tra il criminale e il Questore di Milano. Santato sarebbe stato accusato di furto che egli non avrebbe commesso, la sua mente già sconvolta si è oscurata del tutto, ed egli ha architettato con il fratello un colpo di forza per far sapere al mondo intero la sua angoscia. Ha voluto che i carabinieri gli portassero i giornalisti, la radio e la televisione per comunicare al mondo che egli, assieme al fratello, era vittima di una grave ingiustizia, quella ingiustizia che lo aveva portato al manicomio di Aversa dove era stato legato per dei mesi e considerato un criminale pericoloso. Neppure più i medici, diceva, lo avevano curato ed egli, invece, si sentiva di ricominciare daccapo, di rifarsi una vita tranquilla. Nella sua follia, Arturo Santato si riteneva bersagliato dalla sventura e dalla Società che lo volevano, invece, un relitto umano. Forse questi i motivi di pazzia che lo hanno portato al folle gesto. Un gesto che non è stato improvvisato ma studiato alla perfezione, in tutti i particolari.
Erano le 11, i bimbi della scuola comunale facevano ricreazione vigilati da tre insegnanti. I due uomini, con il volto mascherato ed in pugno una pistola, arrivando improvvisamente, ordinarono alle tre maestre di raccogliere al primo piano le scolaresche. Le tre maestre intuirono che conveniva stare zitte e ubbidire: qualche cosa sarebbe pur avvenuto per toglierle da quella inattesa quanto assurda situazione.
Infatti di questa scena doveva essere testimone una donna, che si metteva a urlare in mezzo alla strada richiamando l'attenzione di altre persone. Si dava quindi a precipitosa fuga ma uno dei banditi esplodeva contro di lei un colpo di pistola che la raggiungeva di striscio ad una gamba. Ma oramai l'allarme era già lanciato e da Milano partivano le prime camionette della polizia e dei i carabinieri dalla città e dalle stazioni dei paesi vicini.
Qualsiasi tentativo di assaltare la scuola per catturare i criminali avrebbe potuto avere una reazione mostruosa: nelle mani dei pazzi erano creature innocenti la cui salvezza importava assai più che il felice esito di un'operazione di polizia.
Al capo della Mobile non rimaneva altra scelta che quella di convincere i due dissennati di desistere dal loro grottesco e terrificante proposito. Così, mentre nella piazza centinaia e centinaia di mamme imploravano pietà per le creature, si intavolava un dialogo raccapricciante tra lui e Arturo Santato, destinato a durare 6 lunghissime ore.
Dopo queste lunghe ore di disperata attesa, una delle insegnanti tentò di disarmare uno dei malviventi e nel trambusto gli agenti trovarono il momento adatto per agire insieme ad un folto gruppo di volontari.
Tra questi vi era anche Sante Zennaro, un giovane operaio del paese. Improvvisamente un agente riuscì a disarmare i malviventi senza nefaste conseguenze. Zennaro voleva affacciarsi per annunciare che i due pazzi si erano arresi ma le forze dell'ordine spararono credendolo uno dei due banditi e lo uccisero per errore.
A Zennaro venne intitolata la scuola elementare di Terrazzano e molte altre.
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