L'ANALISI
01 Ottobre 2019 - 07:00
Sant’Omobono, l’ambiente artisticamente più suggestivo e più interessante: un antico chiostro che ha armoniose arcate di marmo bianco, stile gotico, con una doppia fila di snelle colonne in direzione del portale; sovrasta una graziosa loggia ad arcate snelle. Sembra una visione di pace monastica, qui a ridosso della più famosa chiesa cremonese, quella dell'antica Sant'Egidio dove morì, sono ormai passati quasi ottocento anni, Sant’Omobono.
Proprio questo ex chiostro, poi caserma dell'Opera Balilla, poi ricovero per vecchi, è oggi l'infelice abitacolo di ben 25 famiglie per un totale di 120 persone che affollano le vecchie celle e... persino un gabinetto. È I’ultimo spettacolo di una miseria che stringe il cuore, specie se si considera che tante persone qui alloggiate sanno vivere dignitosamente, occupate anche in impieghi di una certa importanza. Purtroppo... tutti attendono invano una casa nuova. Qui a Sant'Omobono e un po' il «campo di transito» per la gente che spera sempre...
La situazione qui in via Colletta 5 non è meno disastrosa di quelle delle altre ex caserme. Anzi, diremmo che dal punto di vista igienico qui le cose vanno peggio. Basti pensare che le 25 famiglie che abitano in cameroni divisi da pareti di cartone possono usufruire complessivamente di 6 gabinetti, di cui due debbono anche servire ai frequentatori del circolo ENAL sistemato nello stesso ex convento.
La manutenzione di questi gabinetti è addirittura schifosa e nauseabonda. Li abbiamo «visitati» e vi confessiamo che non abbiamo potuto trattenere un senso di nausea e di raccapriccio.
Quale proprietario di casa obbligherebbe i propri inquilini a simili sistemi? Altrove, una simile mancanza di adeguati servizi igienici basterebbe a far chiudere per sempre luoghi così malsani ed insufficienti.
Vien da chiedersi ancora una volta perchè tanti che parlano di «giustizia» non hanno mai saputo affrontare questi elementari problemi di civiltà.
Le lamentele degli abitantidi «Sant'Omobono » sono le stesse di quelli delle caserme: umidità, inadeguatezza dei servizi igienici ed inoltre... aumento dell'affitto. Sì; anche l'aumento dell'affitto operato quando lo stabile è passato in proprietà della Gioventù Italiana. «Dovrebbe visitare la palestra; vedrebbe che è stata rimessa a nuovo e ripulita: mentre si sono ricordati di aumentare il canone di affitto, non si sono ricordati di ripulire almeno qualche parete» ci dicono gli abitanti sfiduciati.
Siamo entrati in un locale che una volta era una soffitta morta ed ora è adibito a cucina. Era difficile respirare. Su un lettino un bimbo di un mese e mezzo con accanto la mamma.
Un altro inquilino vive addirittura in uno stanzino largo un metro per uno e mezzo ove un tempo vi era un gabinetto. A ricordo di questo servizio è rimasta la vaschetta e la catena per fare scendere l'acqua. Vi abita un pensionato di guerra il quale prende 9.000 lire al mese e se vuole campare deve cercare l'elemosina. Abbiamo tentato di fotografare il locale, ove ci sta a malapena un lettino; è talmente stretto da non potere inquadrare in piedi l'ex gabinetto divenuto stanza per una persona.
Mura sbrecciate sia nel cortile e sia nelle stanze. Tutti vedono con terrore avvicinarsi l'inverno. Allora incomincerà la vera lotta di queste famiglie contro il freddo e contro l umidità. I catini serviranno per raccogliere l'acqua che entra da ogni parte.
Un'altra famiglia composta da nove persone vive in uno stanzone grande. Per avere qualche divisorio si sono tirati dei fili sopra i quali sono gettate delle coperte. Sembra una specie di campo-profughi.
La nostra visita alle ex-caserme si è conclusa con questa visione.
A noi non resta altro che rilevare come tutti gli abitanti abbiano espresso amaramente un senso di sfiducia e di abbandono. Sfiducia verso le autorità che avrebbero dovuto interessarsi della loro sorte, di loro, cittadini cremonesi, rei soltanto di non avere in alcuni casi i denari ed in altri abbastanza appoggi per avere un alloggio confortevole.
Sì, è vero; molti delle ex-caserme non pagano l'affitto; ma vorremmo vedere quanti pagherebbero l'affitto trovandosi in un appartamento in cui ci piove dentro e dove l'umidità regna incontrastata. L'inquilino si recherebbe subito dal proprietario, invocherebbe giustamente l’intervento dell'ufficiale sanitario per dichiarare inabitabile, dal punto di vista igienico, l'ambiente. Naturalmente, verrebbe subito intimato al proprietario di eseguire i lavori, pena il pagamento di multe, o addirittura di essere trascinato di fronte ai giudici. E tutti approverebbero, tutti darebbero ragione all'inquilino.
Perché allora queste persone che vivono in ambienti ti proprietà comunale, militare o della Gioventù Italiana, pure invocando un intervento per rabberciare o imbiancare i muri, hanno vanamente protestato, vanamente chiesto interventi?
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