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BASKET. LA STORIA

Trevon Allen: la forza dei ‘Nasi forati’

La guardia Juvi Ferraroni pronto a un grande finale: «Sono un nativo e amo la riserva dove vivo dove c’è la mia famiglia e dove ci sono i miei amici. Sono legato alle mie origini e alle mie tradizioni»

La Provincia Redazione

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10 Maggio 2023 - 15:16

Trevon Allen: la forza dei ‘Nasi forati’

CREMONA - Suona strano parlare di quanto possa sembrare grande Cremona a un americano. Sì avete capito bene, grande. Perché Trevon Allen, play-guardia di 188 cm per 83 kg della Juvi Ferraroni, non è il tipico giocatore americano di basket abituato alle grandi città. Trevon è infatti un nativo americano, un ‘indiano d’America’ che ha sempre vissuto in una riserva di non più di mille persone. «Sì, io sono un nativo e amo la riserva dove vivo, dove ci sono la mia famiglia e i miei amici. Sono legato alle mie origini e alle mie tradizioni, anche se poi io, a differenza di molti che abitano lì, ho avuto la possibilità di girare il mondo, di vedere tante cose» ci racconta sorridendo.

Parla di casa sua con una grande dolcezza, ma anche con la fierezza di chi sa di far parte di un’antica tribù. La sua è quella dei ‘Nez Percés’, i ‘Nasi Forati’, bravi a cacciare ma, storicamente, ancora di più, ad allevare cavalli. È in questa tribù, situata a Lapwai, nello Stato dell’Idaho, che Trevon ha trascorso quasi tutta la sua vita, prima di trasferirsi a Umatilla, riserva confederata indiana istituita più di 160 anni fa, dove, all’High School di Clarkston, ha conseguito il diploma. Poi, il percorso collegiale all’Università dell’Idaho, la stessa frequentata anche dal padre nei primi anni ’90. La famiglia di Trevon ha una grande tradizione sportiva.

All’università di suo padre, Alan Allen, se lo ricordano ancora per le eccezionali doti da giocatore di football americano. Giocò anche tre stagioni da professionista con gli England Monarchs, squadra di Londra partecipante alla World League of American Football, nota successivamente come Nfl Europe. Non solo. Anche Tru, fratello minore di Trevon, gioca a pallacanestro. Tru, più giovane di tre anni rispetto al maggiore, frequenta il college a Northwest Nazarene. È andato allo stesso liceo di Trevon, con un’unica differenza: il piccolo Tru detiene il record all-time della scuola per punti realizzati, confermando di avere nel sangue la stessa capacità di segnare del fratello. «La mia esperienza italiana devo dire che è positiva» ci racconta Trevon.

«Certo l’anno scorso a Cantù è stato tutto un po’ più facile perché si giocava con altre premesse. Ho segnato tanto e ho avuto un’ottima stagione, caricato anche da un pubblico molto caldo. Quest’anno con la Juvi Ferraroni abbiamo attraversato una stagione più complicata, lo sapevamo. Si arrivava da matricola in questo campionato e quindi si sapeva che ci sarebbe stato da pagarne il prezzo. Ma credo che siamo un gran gruppo, abbiamo energia, tanti tifosi che non ci fanno mai mancare il loro sostegno e che ci spingono a dare sempre il meglio e sono molto fiducioso».

Qualche rimpianto per come è andato il suo campionato?
«Ho avuto un po’ di alti e bassi, ma non ho rimpianti, sono sincero. Ho dato sempre il massimo di quello che potevo dare e continuerò a farlo fino a quando avremo centrato l’obiettivo. Lo vediamo, lo possiamo raggiungere e sono convinto che ci arriveremo».

La Juvi Ferraroni era stata costruita in origine per ruotare attorno a lei e Blake. Con l’infortunio del suo collega e giocatore perno della società, quanto sono cambiate le cose?
«Per me non tantissimo, ma è certamente cambiata in modo radicale l’organizzazione della squadra. Probabilmente se Blake non si fosse fatto così male, a quest’ora saremmo già salvi da un pezzo. Lui era importantissimo per noi, un grande giocatore e di grande impatto sul gioco di tutto il team. Quando è venuto a mancare il suo supporto, è chiaro che ne ha risentito anche la nostra stagione. Parlo in generale per tutti noi, non tanto della mia personale perchè sono andato avanti a dare il meglio che potevo. Sono abituato così. A spendermi completamente per una causa, per la mia squadra e lo farà fino in fondo».

In questo senso domenica potrebbe esserci già la resa dei conti. L’incontro casalingo con Mantova potrebbe essere infatti, non un crocevia importante, ma addirittura quello che potrebbe consegnare un responso definitivo.
«Sarebbe stupendo poter festeggiare già domenica con una vittoria davanti al pubblico di casa. Salvarci così, sul campo senza playout, il primo anno di una nuova categoria, non è da tutti, soprattutto considerando che non siamo stati al completo per diverse giornate».

Come si vince una partita così?
«Siamo consapevoli che per noi quella di domenica è il più importante match del campionato. Dovremo giocare il miglior basket della stagione, dare il tutto per tutto e i conti li faremo dopo l’ultima sirena. Ci sarà una grande energia. Quella dei nostri tifosi, che sono stati straordinari per tutto il campionato e quella che abbiamo noi. Siamo concentrati sul nostro obiettivo. Pensiamo a vincere, poi guarderemo cosa ha fatto Casale. Se poi niente di ciò dovesse accadere domenica, non bisogna perdere la testa. Sarebbe tutto solo rimandato di una settimana. Stiamo concentrati, no panic».

Allen con Mantova potrebbe essere l’uomo decisivo della partita. Ha il canestro nel sangue, ma non solo, i numeri fatti la scorsa stagione in Brianza parlano per lui nei playoff (è stato il top scorer). Insomma se non è l’uomo della Provvidenza, ci va vicino. Ma nel suo futuro cosa vede?
«Per quanto riguarda il basket, spero di poter giocare ancora a lungo in giro per il mondo. Vorrei poter vedere tanti posti, vivere nuove esperienze, imparare tanto così da poterlo raccontare e trasmettere poi a mio figlio un domani, quando sarà grande. Spero di poter essere un buon compagno di gioco per lui e di aiutarlo a costruire il suo sogno, qualunque possa essere».

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