L'ANALISI
10 Ottobre 2022 - 13:58
Enrico Tupone, Walter Bruno, Paolo Gualandris, Marco Tarquinio, Luciano Fontana
CREMA - Se le notizie del futuro si leggeranno ancora sulla carta stampata, solo sul digitale, in entrambi i format o addirittura in ologrammi, non è dato sapere. Quel che è certo, è che «per far sopravvivere la buona informazione, onesta e trasparente, per difendersi dalle false notizie e da chi le diffonde, servirà una stretta collaborazione tra le testate e i loro lettori. Giornali autorevoli e lettori coscienziosi e consapevoli di ciò che stanno leggendo». Un punto di vista in comune, questo, per i tre giornalisti protagonisti dell’ultimo incontro del festival i Mondi di Carta, ieri pomeriggio, nella sala Pietro Da Cemmo del museo civico. A confronto, moderati da Walter Bruno, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, il suo omologo per Avvenire Marco Tarquinio e il vicedirettore del quotidiano La Provincia di Cremona e Crema Paolo Gualandris.
Tanti gli spunti di riflessione sull’attualità e la professione, sullo stile del «fare notizia». Se nel giornalismo più di provincia, più locale, Gualandris ha riconosciuto «l’importanza di non essere solo firme su una pagina, ma di scendere in piazza e metterci la faccia», il direttore Tarquinio ha evidenziato come nel dna di Avvenire, a suo avviso, «ci siano aderenza ai valori fondanti e cronaca bianca. Il mondo va avanti con chi fa la cosa giusta, anche se sono quelli che hanno di solito meno spazio». Fontana, nel trattare il tema del passaggio al digitale, ha sottolineato invece come «spesso sia questa nuova forma di informazione a dettare tempi e notizie che andranno anche sul Corriere del giorno dopo. L’importante è che sulla carta stampata, il web, i social del quotidiano siano garantiti la stessa professionalità, la stessa qualità ma, soprattutto, che il lettore riconosca quel qualcosa di unico nel trattare la notizia che fa scegliere una testata rispetto ad altre». Un lavoro che impiega 24 ore su 24 e che richiede mente aperta e visione ampia, anche in tempi di grande difficoltà. Come nel corso della pandemia: «Coi fatti non si litiga, si fanno i conti. Ed è stato ciò che ci è toccato fare con la pandemia anche quando ancora non la si comprendeva. Credo che, nonostante il nostro Paese sia ancora pieno di ideologismi che non fanno bene, abbia dimostrato di saperlo affrontare con la solidarietà reciproca».
Se Gualandris ha analizzato il tema spiegando come, a livello locale, «il lavoro del giornale sia stato quasi di servizio, un bollettino sul Covid e un mezzo per i lettori per capire come essere utili agli altri», Fontana ha parlato della «difficoltà di essere credibili e veri in quel momento, davanti a una cosa sconosciuta alla medicina, figuriamoci a noi. Si è reso necessario creare un équipe di esperti che ci consentisse di dare notizie reali, corrette». Per Fontana questo stile è stata la risposta anche all’opportunità di schierarsi su grandi temi: «Il nostro compito è solo dare strumenti perché il lettore si costruisca la propria personale idea. Non essere faziosi, pur avendo un proprio orientamento». Per Gualandris «non è scandaloso uno schieramento rispetto a grandi temi, come la guerra per esempio, sempre partendo però dalla notizia data in modo pulito e onesto». Per Tarquinio, «la notizia è racconto e pensiero critico, narrare anche le altre forme di resistenza agli eventi». A salvare l’informazione insomma, in qualunque forma il futuro ce la regali, non dovrà essere altro che la verità.
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