L'ANALISI
11 Settembre 2022 - 08:36
Il borgo e la piazza gonzaghesca si sono popolati di personaggi d’altri tempi, in un clima di festa e di allegria
ISOLA DOVARESE - La storia dei Benandanti, i cacciatori di streghe, i nati con la camicia che nelle notti dei giovedì delle Quattro Tempora escono dal proprio corpo e, in forma di spirito, a cavallo di piccoli animali, combattono le forze del male per proteggere i raccolti e la salute della comunità. È stato questo il filo conduttore dello spettacolo che si è svolto ieri sera nella piazza gonzaghesca isolana. Tutt’intorno il pubblico, ma anche le tavolate del convivio rinascimentale che ha avuto la possibilità di assaporare i piatti d’un tempo ripresi dai ricettari dei più grandi cuochi dell’epoca.
Le scenografie, le danze, i giochi di luce con le bandiere, le macchine sceniche, i cortei di dame e cavalieri, invece sono momenti ripresi dalle cronache, dai documenti e dai dipinti dell’epoca che rappresentano i rituali delle feste a corte che si tenevano nei castelli dei grandi signori del Rinascimento italiano, uniti da legami di parentela e amicizia. E ieri sera le protagoniste sono state le Quattro Tempora, in cui i Benandanti hanno battagliato contro le streghe, che corrispondo al passaggio da una stagione all’altra, ma che tantissimo tempo fa, erano delle festività di un antico calendario agrario celtico. Erano Sàuin, Imbolic, Bèltania e Lùnisoh. Sàuin era la prima delle Quattro Tempora e cadeva intorno al primo novembre, segnando la fine della stagione del raccolto, nonché l’inizio della metà più buia dell’anno. Imbolic si celebrava intorno al primo febbraio ed era una festa di purificazione e preghiera.
Il primo giorno di maggio veniva celebrata Bèltania, la terza Tempora, che dava inizio alla metà luminosa dell’anno, al risveglio della terra e della sensualità. L’ultima, chiamata Lùnisoh, si festeggiava il primo agosto con la creazione di nuove alleanza tra i popoli e la celebrazione della festa del raccolto. E durante la serata, tra musica, balli e spettacoli di fuoco gli spettatori hanno avuto la possibilità di vivere i riti propiziatori. A fare da cornice a tutto questo c’erano le taverne delle quattro contrade con il giallo di Porta Tenca, il rosso di San Bernardino, il blu de Le Gerre e il verde di San Giuseppe. Uno spettacolo. Il paese si è trasformato in un suggestivo centro rinascimentale, con la paglia sulle strade, il fuoco delle fiaccole e il calore delle locande. Brindisi con il vino speziato e fruttato, canti popolari, spettacoli pirotecnici. Mercanti, armaioli, nobili e mendicanti. Il borgo si è popolato di personaggi d’altri tempi, in un clima di festa e di allegria i visitatori o meglio i viaggiatori, hanno potuto rivivere le atmosfere delle antiche feste usando la moneta del tempo, il quattrino. E poi la gente che dopo due anni è tornata a riempire le vie e la piazza.
Oggi la giornata clou con l’assegnazione del Palio. Lo scorso anno, nell’edizione ridotta a causa della pandemia, l’agognato drappo era stato vinto dalla contrada de Le Gerre. L’apertura è fissata per le 10, mentre alle 17 andrà in scena il Palio. Per l’occasione si potranno assistere a cortei di dame e cavalieri, canti, balli e sfide che decreteranno la contrada vincitrice: la corsa sui trampoli, quella dei galli e infine il gioco del Magher, gioco storico che fonde tiro di precisione, mira e velocità. Tre concorrenti devono colpire il maggior numero di volte possibile con un ciottolo di fiume, una latta d’olio circolare da 5 litri posta a 10 metri di distanza dalla linea di tiro, recuperandolo e tornando rapidamente sulla linea. Il quarto concorrente, detto il custode, deve riposizionare la latta ogni volta che gli altri la colpiscono. Il custode per liberarsi deve toccare uno degli avversari che non l’hanno colpita al proprio turno di tiro e prima che gli altri tiratori la colpiscano a loro volta. Verrà inoltre assegnato il Favete Linguis per la ricostruzione storica. Alle 21.30 gran finale.
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