L'ANALISI
27 Dicembre 2025 - 11:29
Una scena corale dell’operetta Cin Ci Là, ieri pomeriggio al Ponchielli
CREMONA - L’oriente fumettistico e caleidoscopico della Cin Ci Là è tornato ieri pomeriggio al teatro Ponchielli per uno degli appuntamenti più classici delle feste a teatro. Per Santo Stefano infatti sul palco del primo teatro cittadino si sono riaccesi i riflettori sulla coloratissima compagnia Abbati. Un’occasione che, nella tradizione, celebra anche i cento anni di una delle operette in assoluto più amate dal pubblico, firmata da Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato.

Con le coreografie di Francesco Frola, l’allestimento scenico InScena Art Design, la direzione musicale Alberto Orlandi con Il Balletto di Parma e l’adattamento e la regia di Corrado Abbati, la Cin Ci Là si rinnova in una versione che porta qualche adattamento per incontrare più facilmente il gusto contemporaneo del pubblico. Ai classici serve in realtà poco: la trama e l’ambientazione sono colonne portanti di un’operetta che nella parte musicale si fa irresistibile in ogni sua parte.

Questo inno alla spensieratezza lungo oltre due ore è portato in scena da Antonella Degasperi (Cin Ci Là), Sara Intagliata (Myosotis), Kang Hyunwook (Ciclamino), Luca Mazzamurro (Petit Gris), Fabrizio Macciantelli (Fon-Ki), Corrado Abbati (Blum) e Matteo Catalini (il cinese). Il congegno comico fa il suo lavoro egregiamente, conquistando il pubblico che ride di gusto durante lo svolgersi della trama, e senza cadute di stile anche quando vira sul gioco di parole o il doppio senso.

L’intreccio si presta a un crescendo attraversato dalla tensione dettata dalla lunga attesa del popolo di Macao, verso l’agognato suono del carillon finale. La festa di suoni e colori sul palco contagia la sala trascinando il teatro in un tempo fuori dal tempo, illuminato dalla leggerezza tipica dell’operetta. A Cremona la Cin Ci Là trova un pubblico caloroso e affezionatissimo che anche quest’anno affolla ogni ordine del teatro e sostiene, scena dopo scena, gli artisti sul palco.
Un amore, quello fra il Ponchielli e l’operetta, inossidabile e indifferente agli anni che passano. Un amore che soprattutto sembra essere tornato a incuriosire e affascinare non solo il pubblico della grande età, storico affezionato a questo tipo di programmazione, ma anche spettatori più giovani, oggi forse più aperti e preparati per accostarsi a un filone spesso messo in ombra e un po’ maltrattato rispetto alla grande e nobile tradizione operistica.
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