L'ANALISI
TEATRO
12 Dicembre 2025 - 18:14
Ezio Greggio
CASALMAGGIORE - Ezio Greggio sfodera il cellulare, dà le spalle alla platea e chiede un grande applauso e tutti in coro: «Has… Fidanken», o ancora «Sarà vero, sarà falso… Sarah Ferguson». Una festa questo promette di essere lo spettacolo «Una vita sullo schermo. 40 anni di Tv cinema e storia italiana» di Ezio Greggio, Marco Salvati e Armando Vertorano domani sera (sabato 13 dicembre alle ore 21) in scena al Comunale, per la stagione 2025/2026, diretta da Beppe Arena.
Lo spettacolo visto l’anno scorso al Sociale di Soresina è un’occasione per incontrare un artista che per molti over 50 è stata una presenza fissa e un comicissimo tormentone nella loro gioventù e adolescenza. Erano gli anni del Drive in, gli anni dei Paninari, gli anni del disimpegno e dell’edonismo reaganiano. Ma cosa avrà mai voluto dire? Al di là della nostalgia si vuole restituire agli spettatori che accoglieranno l'invito del cartellone del Comunale le impressioni ricevute assistendo alla replica di Soresina.
Si crede che nel lavoro di Greggio, in questa sua pulsione ad antologizzarsi, ci possa essere di più, che ci sia la tradizione di una comicità che dal varietà è passata attraverso i grandi show del sabato sera di mamma Rai, a iniziare da Canzonissima di Walter Chiari per approdare alle tv private con Drive In, Paperissima e ovviamente Striscia la notizia di Antonio Ricci. La scena è quella di un ingresso hollywoodiano in un grande cinema o teatro con tanto di possibile red carpet. Uno schermo alle spalle e Greggio in abito nero che racconta di sé, ironizza su vizi e poche virtù del nostro tempo e inserisce qua e là spezzoni di film, foto dei colleghi di una vita: Gianfranco D’Angelo, Enrico Beruschi e ovviamente Enzo Iacchetti che chiama Enzino. Il passato è una delle coordinate dello spettacolo in cui si inseriscono la versione en travesti di Maria De Filippi con «C’è posta per me» e il coinvolgimento del pubblico, chiamato in causa dall’Asta tosta con la chiusura dell’opera di Teomondo Scrofalo.
Ma che cosa fa Ezio Greggio nella versione teatrale? Dimostra come la comicità leggera e d’intrattenimento — che molto fa arricciare il naso ai profumati — è in realtà una portatrice sana di intelligenza e sapere che arriva dai meccanismi unici e universali di quel moto del riso che vuole tempi, pause, tonalità giusti, altrimenti miseramente fallisce. Questo Greggio lo sa fare e lo fa con quell’aria un po’ distante, superiore e straniata che assesta, quando meno te lo aspetti, fulminanti battute e improvvisi scatti di ilarità. Ciò si riflette nel suo muoversi a scatti, nel mostrare di andare in una direzione e poi, improvvisamente, virare e cogliere con gentilezza la vittima di turno, la spalla che dal pubblico possa dargli l’occasione di costruire la sua scena. Ed allora il volto sorridente di Walter Chiari non è solo un ricordo di un amico, così come quello di Gigi Proietti incanutito sono segni di un’eredità, sono immagini di un legame, di una storia del saper far ridere e sorridere in cui Greggio si inserisce a pieno titolo. Ed è questo il valore aggiunto di «Una vita sullo schermo. 40 anni di Tv cinema e storia italiana».
Vale la pena non perdersi l’appuntamento di domani sera, perché con grande leggerezza si ripercorrono 40 anni di spettacolo dal vivo e televisivo che hanno caratterizzato il costume del Bel Paese, un’Italia spensierata, anche un poco facilona, sorridente e sbruffona, ma raccontata con la gentilezza di Ezio Greggio. E non è cosa da poco.
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