L'ANALISI
06 Novembre 2025 - 05:10
CREMONA - È tempo di miti musicali all’MdV. Domani alle 21, venerdì 7 novembre 2025, l’Auditorium del Museo del Violino accoglie Richard Galliano, leggendario fisarmonicista e compositore francese. Nato a Cannes nel 1950, allievo di Astor Piazzolla, ha rivoluzionato il linguaggio del suo strumento fondendo musette, jazz e tango. La sua musica, intensa e lirica, promette un viaggio emozionante tra tradizione e innovazione.
Maestro, lei torna all’auditorium Arvedi dopo nove anni, cosa rappresenta per lei Cremona, a un tempo città della musica e della liuteria?
«È un immenso piacere e un grande onore tornare all’Auditorium Arvedi di Cremona dopo così tanto tempo. Per un musicista, questa città non è un luogo qualunque; è un vero e proprio tempio. Qui si respira la storia, l’artigianato e la nobiltà del suono».
E in generale cosa rappresenta per lei l’Italia?
«L’Italia non è semplicemente un Paese per me, è una parte della mia identità, la mia radice, il mio stesso cognome. È l’energia da cui provengono i miei nonni e i miei bisnonni. Sebbene sia nato e cresciuto in Francia, l’Italia è la sorgente silenziosa e potente che alimenta la mia musica. Questo legame si manifesta concretamente nello strumento stesso. Non dimentichiamo che i migliori strumenti, come quelli di Castelfidardo, sono nati qui. La mia prima fisarmonica, una Victoria, mi è stata regalata da mia nonna, un legame fisico, sonoro ed emozionale con l'Italia».
Cremona è nota nel mondo per il violino, ma in questa provincia sono nate anche meravigliose fisarmoniche, come per esempio le Savoia, ha mai avuto modo di suonarle?
«Purtroppo no, non le ho mai provate. So che storicamente sono strumenti magnifici, molto legati alla musica popolare e tradizionale del Nord Italia, forse più al repertorio del Tirolo e delle valli alpine».
Come il violino, la fisarmonica è anche uno strumento universale, perché è diffuso in tutto il mondo e in tutti i generi musicali.
«Lei ha toccato un punto fondamentale. Il violino qui a Cremona, e la fisarmonica, sono indubbiamente strumenti universali. Sono diffusi in ogni angolo del mondo e in ogni genere, dal classico al folk, dal tango al jazz. Non dobbiamo dimenticare che, prima di tutto, questi sono gli strumenti del viaggio e dell’esilio. Quando penso a questi strumenti, non posso fare a meno di pensare al magnifico film d'animazione di Alain Ughetto, ‘Interdit aux chiens et aux Italiens’. Quel film racconta in modo toccante proprio la storia delle mie origini, l’esodo di una grande parte degli Italiani all’estero, e le difficoltà che hanno affrontato. Sia il suono della fisarmonica che quello del violino, è la gioia della festa, ma è anche il pianto sommesso di chi è lontano da casa. Questa dualità, questo ponte tra la festa e la malinconia, è la chiave della sua diffusione e del suo impatto emotivo su ogni cultura».
Forse è anche per questa duttilità del suo strumento che lei spazia dalla classica al jazz alla world music?
«Assolutamente sì. La duttilità e la versatilità della fisarmonica non sono solo caratteristiche tecniche dello strumento, ma sono la sua essenza, e di conseguenza, la mia libertà artistica. Se la fisarmonica è lo strumento che ha viaggiato con gli emigranti – i miei antenati compresi – è logico che la sua musica non possa avere confini. Ogni genere che suono è una stazione lungo quel viaggio».
Ci vuole anticipare qualcosa del programma che eseguirà domani sera e che vuole essere una sorta di compendio dei suoi primi 50 anni di carriera?
«È vero, questo concerto all’auditorium Arvedi è per me un momento speciale, una celebrazione di cinquant’anni in cui ho avuto la fortuna di poter viaggiare tra i generi musicali con la mia fisarmonica. Non posso anticiparle titoli perché semplicemente non preparo mai una scaletta precisa. Questo concerto sarà un vero e proprio compendio, ma non in senso cronologico o strutturato; lo sarà in senso emotivo e spontaneo. Io suono a modo del pubblico e dell’atmosfera che si crea. Posso promettere che sarà un viaggio sincero attraverso i miei 50 anni di musica, ma il percorso preciso lo scopriremo insieme, io e il pubblico di Cremona, nell’attimo in cui inizierò a suonare. Sarà l’atmosfera a orchestrare la temperatura della la serata».
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