L'ANALISI
LE STAGIONI DEL PONCHIELLI
20 Ottobre 2025 - 09:28
Alberto Mattioli e Roberto Burioni ieri nel Ridotto del Ponchielli
CREMONA - Roberto Burioni, noto virologo, immunologo e divulgatore scientifico, è stato il sorprendente protagonista di OperaTalk. Dialoghi sul presente. Il format che dedica ad ognuno dei cinque titoli d’opera in cartellone uno spazio di approfondimento su temi di attualità, è arrivato al secondo appuntamento e si è tenuto ieri nel ridotto del Ponchielli.
Intervistato da Alberto Mattioli, giornalista e critico musicale, il professor Burioni si è rivelato nella sua doppia veste di medico e melomane appassionato e, partendo dalla figura del dottor Dulcamara, il ciarlatano e truffatore, distillatore della bevanda amorosa della regina Isotta ne L’Elisir d’amore di Donizetti, ha mostrato quanto ci sia oggi di attuale nelle dinamiche raccontate nel libretto di Felice Romani.
«La trama che Romani ha tratto da Le Filtre di Eugène Scribe, è ambientata nei Paesi Baschi, ma nessuno ha mai messo in scena l’opera rendendone intuibile la collocazione geografica», ha spiegato Mattioli. «Quello che si vede è una campagna, quella che potrebbe essere tranquillamente la nostra campagna cremonese». Ciò che colpisce e che rende tanto attuale quest’opera di Donizetti è proprio il fatto che potrebbe essere situata in qualunque tempo e in qualunque luogo. E oggi, l’abile dottor Dulcamara non batte più le campagne vendendo l’elisir miracoloso, ma lo troviamo imperversare su internet, intento a dispensare consigli e tessere trappole nelle quali, se non si è equipaggiati a dovere, è facile restare prigionieri. Tutti noi almeno una volta ci siamo sentiti un po’ Nemorino, disposti a cedere alle lusinghe di una soluzione a portata di mano e pronta all’uso. «L’uomo crede volentieri a quello che desidera, scriveva Giulio Cesare duemila anni fa nel suo De Bello Gallico - ha spiegato Burioni -. E questa idea è esattamente vera anche oggi. Certo l’aspettativa di vita è migliorata, ma l’uomo è ancora lo stesso, di fronte alla malattia, di fronte alla paura di star male, di fronte al dover soffrire per una cura o per un intervento. La paura oggi è la stessa di quando Donizetti mise in musica L’Elisir d’amore». «Ciò che è cambiato oggi, è il fatto che la medicina, nel suo andare avanti ed evolversi, ha creato una frammentazione, laddove, invece, una volta il paziente poteva affidarsi al dottore, e di conseguenza in questo spazio frammentato, dove viene a mancare il rapporto umano che c’era una col medico, si inserisce Dulcamara», ha aggiunto il virologo.
Con l’avvento di internet e dei social si ha sempre di più la possibilità di accedere ad una mole smisurata di informazioni che si sono moltiplicate all’inverosimile e che però, a differenza dell’era pre-digitale, quella in cui si conosceva la fatica, ma, diciamolo, anche il fascino di recarsi in una biblioteca per consultare una voce di enciclopedia, non sempre provengono da fonti verificate. Ecco allora che tutti sanno tutto di tutto, o meglio, hanno la presunzione di sapere tutto di tutto. Si assiste dunque ad un mondo che sembra andare al contrario, in cui la competenza sembra non essere addirittura più un valore positivo, la voce dell’esperto pare non essere più degna di attenzione e quello che ‘mi ha ordinato il dottore’ non ha più motivo di essere ascoltato e seguito.
Ed è contro l’imperversare di teorie antiscientifiche, della medicina fai da te e del ‘Dulcamara di turno’ che Burioni, quotidianamente si batte. Senza dimenticare il suo amore per la musica («una vita senza musica non la riesco neanche a immaginare») e per i gatti. La strada migliore, ha spiegato, è quella di istruire le persone attraverso un’opera di divulgazione, tenendo ben presente, però, che divulgare non significa banalizzare, ma offrire informazioni attendibili e vere alle persone in un linguaggio comprensibile ai più, in ambito medico, così come nella musica e in tutti gli altri campi del sapere: «Io mi pongo l’obbiettivo di essere assolutamente corretto, certo, non voglio semplificare le cose che sono complicate, ma credo che ci voglia da parte di tutti noi depositari di un sapere un atto di umiltà». È importante quindi capire che rendere qualcosa accessibile a tutti non svilisce il contenuto di quanto si vuole trasmettere, ma anzi lo arricchisce perché lo rende più vicino a tutti. Offrire strumenti adatti alla comprensione apre alla conoscenza ed è un cammino da percorrere. Che si sia virologi o critici musicali.
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