L'ANALISI
14 Settembre 2025 - 11:02
CREMONA - Ha vissuto il passaggio dalle scuole di teatro alla possibilità di entrare in compagnia, come accadeva un tempo. Ha fondato il C.R.T. di Cremona, Centro di Ricerca Teatrale, ha fatto il regista, si considera ancora regista, ma oggi il suo impegno maggiore è nell’organizzazione.
A Beppe Arena si deve la cura della stagione teatrale del Bellini di Casalbuttano e del Comunale di Casalmaggiore. Dalla fine degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta, Beppe Arena è stato uno dei protagonisti della scena locale, ma non solo. La sua passione per il teatro l’ha portato a lasciare il posto sicuro in banca, una scelta che allora sembrava pura follia. Una follia che gli ha dato ragione perché negli anni Novanta dal festival di Sarsina sulla Commedia plautina a quello di Veleia sul teatro antico e a tutta una serie di importanti collaborazioni attoriali lo hanno portato a essere una presenza attiva sulla scena nazionale.
Sorride ricordando questa sintesi di una voglia di fare del teatro una professione, e osserva: «Ebbene sì, in questi trent’anni e più di attività le cose sono cambiate — spiega —. Io ho fatto la scuola Luigi Carini, diretta da Walter Benzoni e Ornella Righelli, mi sono formato con loro e poi ho preso il testimone. Il corso di teatro durava due anni e poi, se c’era determinazione e voglia di mettersi in gioco, si poteva entrare in compagnia. Funzionava così sia a livello filodrammatico che professionistico. Ora non è più così: si tratta di una prassi passata e non più percorribile».
Questo non significa che non si riesca più a fare teatro o a creare gruppo, ma oggi i gruppi sono meno formali e più mutevoli. «Io continuo a fare laboratori teatrali, ma non è più la struttura rigida della scuola Luigi Carini: oggi non reggerebbe più — spiega —. La metodologia è quella, ma la prospettiva di azione e formazione è annuale, con la possibilità di realizzare uno spettacolo. La biennalità, cioè il corso avanzato, prende corpo solo se ci sono abbastanza richieste per continuare. L’età degli allievi è variegata: si va dai giovanissimi agli adulti, così come diverse sono le attese».
In realtà, fare teatro è sempre stato un modo per vincere la timidezza o per cercare compagnia. Piera Degli Esposti ricordava che aveva iniziato a fare teatro perché non sapeva con chi uscire la sera.
«L’aspetto relazionale è importante, ma negli ultimi tempi si è unita la necessità di imparare a parlare in pubblico e a essere convincenti. Ci sono molti professionisti che si rivolgono a me e anche molti insegnanti — prosegue Arena —. In questo caso il teatro diventa un mezzo per ‘curare’ alcune debolezze o fragilità». Arena tiene però a precisare: «Ogni volta che mi ritrovo ad avere allievi appassionati e motivati nasce la voglia di fare compagnia, ma poi il sogno si scontra con la realtà. Ho sperato che il nuovo corso del Ponchielli, con l’arrivo di Andrea Cigni, potesse aprire a collaborazioni e all’idea di investire sulla prosa dal punto di vista formativo e produttivo, ma così non è stato. Malgrado ciò non mi perdo d’animo: sono convinto che l’attività laboratoriale mi tenga vivo e mi permetta di praticare il teatro nei suoi fondamentali».
Il riferimento va alla dizione, alla dimestichezza con lo spazio scenico, alla costruzione dello spettacolo che, quasi sempre, chiude il cerchio del laboratorio. «Succede che molti frequentino i miei corsi per anni. Ho visto tante persone cambiare: molti vanno e poi tornano. Offro loro la cura che bisogna avere per la voce, per la dizione, per la costruzione del personaggio — continua —. Si tratta di tecniche che possono portare a uno spettacolo, ma che smuovono qualcosa dentro. Le basi vanno imparate: ti permettono poi di buttarti, di fare cinema o teatro. Enrico Tomasoni e Jennifer Rastelli mi aiutano in questa avventura che ogni anno mi stupisce, mi accresce e mi diverte».
Ma il pensiero di Arena torna sempre alla compagnia: «Alla fine la tentazione c’è, non dico ogni anno, ma quasi — ammette —. Però in città è impossibile: non ci sono spazi, non c’è la volontà di dare vita a un gruppo professionale, non ci sono fondi, non c’è un mercato vero. Provare tre mesi per fare uno spettacolo e replicarlo due o tre volte mi pare tempo sprecato. È una delle pecche del nostro territorio».
Se oggi la sua attività professionale si concentra sull’organizzazione teatrale al Bellini e al Comunale, Arena ha comunque alle spalle anni di regia con attrici di richiamo come Maria Rosaria Omaggio, Pamela Villoresi, Debora Caprioglio, Mario Scaccia, Maddalena Crippa e altri nomi della scena italiana, senza trascurare il cinema, dove ha avuto un rapporto privilegiato con Matteo Garrone.
«Fare teatro comunque è il mio mestiere. Fare i laboratori e immaginare un gruppo di persone che condivida con me progetti di messinscena è la forza che mi muove — conclude Arena —. Anche quest’anno attiveremo i laboratori, che partiranno a ottobre e si chiuderanno con saggi o spettacoli finali».
Per informazioni sui laboratori e modalità è possibile scrivere a crt.cremona@tin.it o contattare il numero 3358334043
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