L'ANALISI
09 Settembre 2025 - 12:19
ISOLA DOVARESE - Si respira già aria di Palio. L’appuntamento si avvicina e il paese intero è già in fermento per unirsi e preparare il ritorno ai Barbara di Brandeburgo (1422-1481), marchesa di Mantova, immortalata nel celebre affresco di Andrea Mantegna che decora le pareti della Camera degli Sposi del castello di San Giorgio. Nel 1458 è stata infatti ospite della famiglia Dovara, mentre era di passaggio per recarsi a Cremona e nel borgo si celebra ancora il suo arrivo con il Palio delle Contrade, una grande festa che si svolge come da tradizione il secondo weekend di settembre. La rievocazione storica, che è ormai giunta alla 58ª edizione, si svolgerà infatti venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 settembre, e quest’anno avrà ancora come tema il viaggio, ma si tratta di un viaggio diverso, quasi mistico, fra paesaggi incantati e storie incredibili.
L’edizione di quest’anno si intitola infatti Navigatio insulensis, un titolo evocativo che prende ispirazione dalla straordinaria leggenda medievale del monaco irlandese San Brandano e della sua impresa mistica per raggiungere la terra promessa. Durante il viaggio egli incontra isole incantate, creature marine, demoni, prodigi e redenzioni. Insomma, non si tratta soltanto di una storia da raccontare, ma anche di un percorso emotivo che ciascuno di noi può vivere. «Portare in scena la Navigatio Sancti Brendani - spiega Emanuele Tira (nella foto a destra), direttore artistico della rievocazione – significa riavvicinarci a quella forma di teatro medievale che univa fede, simbolismo e comunità. Non era solo intrattenimento, ma un modo per educare, commuovere e far riflettere. Abbiamo così cercato di restituire quella potenza, con un linguaggio che parlasse sia al cuore che alla memoria».
Questa edizione – la cui regia è affidata a Gianni Miceli (nella foto in basso) – prende il via il venerdì sera con l’arrivo del podestà e la consegna simbolica delle chiavi del borgo da parte del sindaco. Subito dopo avrà inizio il primo dei tre spettacoli teatrali con l’arrivo di san Brandano che salperà con la sua nave e affronterà la prima tentazione. Il sabato sera la storia del viaggio riprende con il protagonista che approda sulle isole della perdizione tra diavoli, fuoco, animali che parlano e visioni. Infine, la domenica sera si terrà l’ultimo quadro in cui san Brandano e i suoi compagni giungono in una terra piena di luce dove ogni cosa fiorisce e si compie: la terra promessa. Le scenografie degli spettacoli sono state realizzate dallo staff della Pro Loco con la collaborazione degli studenti della classe 4B di scenografia del Liceo Artistico Stradivari di Cremona, che hanno realizzato le maschere, mentre i costumi sono stati disegnati da Benedetta Bodini, studentessa dell’Accademia di Brera.
Nel tardo autunno del 1458 Barbara del Brandeburgo, come dicevamo, durante il viaggio verso Cremona per celebrare un matrimonio fa tappa a Isola Dovarese ospite nel castello dei Dovara. Un matrimonio per chi? Nel novembre del 1458 Gabriella Gonzaga, figlia naturale del marchese Ludovico, dopo lunghe trattative, doveva raggiungere Milano per diventare la sposa di un grande uomo d’armi: Corrado da Fogliano, fratello del duca Francesco Sforza. Lei poco più che ventenne, era già vedova di Gilberto da Correggio, lui era il braccio destro del duca di Milano, uno degli uomini più potenti dell’Italia del primo Rinascimento, che gli era stato a fianco nelle dure battaglie per la conquista dello Stato. Ad accompagnarla nel viaggio nuziale, che doveva fare tappa a Cremona, la marchesa di Mantova con la figlia Dorotea, una bimba di soli 9 anni, ma già fidanzata con il conte Galeazzo Maria, primogenito dei duchi Sforza e Marsilio Andreasi, il fedele segretario dei marchesi. Quello della piccola Dorotea per casa Gonzaga sarebbe stato il matrimonio del secolo, mentre quello di Gabriella e Corrado lo era quasi. Per la contessa – così veniva chiamata la piccola Gonzaga in virtù dell’unione con l’erede degli Sforza – era giunto il momento di debuttare in società e di mostrare le sue doti femminili davanti alla corte milanese. La brigata mantovana giungeva a Isola Dovarese il 21 novembre 1458 dove veniva ospitata nelle domus della famiglia Dovara – i signorotti che spadroneggiavano in paese – che accoglieva le principesse con grandi feste, mettendo in mostra tutto ciò che c’era da mostrare in un piccolo borgo di confine, abitato da pochi borghesi, tanti contadini, e che poteva nascondere anche qualche contrabbandiere.
«Questa sera son gionta qui a Lisola – scriveva la marchesa al consorte nella lettera che ancora oggi si conserva all’Archivio di Stato di Mantova – dove da questi zenthilhomini de la Celsitudine Vostra son stata vista molto voluntera e recevuta cun gran caritade e amorevolezza. Domani doppo disenare me aviarò verso Cremona, ne altro mi acade».
Il giorno seguente le donne Gonzaga venivano scortate dai Dovara verso Cremona e ad attenderle a Vescovato il conte Galeazzo Maria Sforza con il suo seguito per condurle nel castello di Santa Croce, una delle dimore preferite da Bianca Maria Visconti. La duchessa di Milano, insieme alla madre Agnese Visconti, alla figlia Ippolita Maria e alle dame di corte, organizzerà conviti e feste da ballo a cui parteciperanno le più belle donne della città per festeggiare la brigata mantovana. Infine, Gabriella raggiungerà il futuro sposo a Milano dove verranno finalmente celebrate le nozze.
Ogni anno, dunque, l’antica piazza porticata ospita tre giorni di festa che rievocano quella che i Dovara avevano allestito per le illustri ospiti. E sulle tavole imbandite per l’occasione si possono gustare i piatti tramandati negli scritti dei cuochi del Rinascimento, come Martino de’ Rossi e Cristoforo Messisbugo. Un’esperienza davvero imperdibile: da provare almeno una volta nella vita i civieri di selvaggina, il pesce fritto o in carpione, le zuppe di legumi, i tortelli, e tanto altro ancora proposto sulle tavole imbandite delle taverne dell’Aquila d’Oro, della Tenca, dei Sette Peccati, del Viandante. Oppure si può curiosare fra i banchi del mercato che offrono cibo semplice da consumare in piedi mentre si gironzola fra i vicoli. Tuttavia il Palio non è solo rievocazione storica e teatro, ma è anche sfida, competizione e gioco.
Le quattro contrade - San Bernardino, San Giuseppe, Porta Tenca, Le Gerre – si affrontano la domenica pomeriggio disputando tre giochi storici: la corsa del gallo, la corsa dei trampoli e il magher. Chi vince riceve il palio – un vessillo color terra bruciata - e la gloria per un intero anno. Oltre al palio vene assegnato anche un premio speciale alla contrada che meglio si è distinta nella ricostruzione di ambienti, costumi e atmosfere: il Favete linguis.
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