L'ANALISI
IN FIERA DAL 26 AL 28 SETTEMBRE
06 Agosto 2025 - 10:57
Stefano Prinzivalli e un organo Hammond
CREMONA - Dopo una prima edizione decisamente col segno positivo l’Electric Sound Village torna dal 26 al 28 settembre prossimi a CremonaFiere all’interno di Cremona Musica per una nuova full immersion di liuteria elettrica, strumenti vintage e storia della musica rock. Lo fa allargandosi, sia per tipologia di strumenti e accessori in esposizione e vendita, sia per offerta culturale, con un ricchissimo calendario di incontri, showcase, presentazioni e concerti.
«Innanzi tutto - spiega il curatore Stefano Prinzivalli - va detto che CremonaFiere ci ha creduto da subito. Il presidente Roberto Biloni e il direttore Massimo De Bellis non hanno avuto dubbi quando si è trattato di abbracciare questo progetto. Significa credere nel dialogo fra un territorio dove esiste una importante tradizione da cinque secoli e un pubblico più legato alla contemporaneità degli ultimi 70 anni: strumenti elettrici (la chitarra su tutti ovviamente), ma molto altro.
Quale è la novità del 2025?
«Sicuramente gli Hammond e i sintetizzatori. Gli stessi showcase poi non saranno concerti ma un vero e proprio ibrido a metà strada fra narrazione, improvvisazioni ed esibizioni in cui la musica si fa, si ascolta ma si racconta anche. Tutto ciò per dare più consapevolezza al pubblico. Crescono le presenze, anche degli espositori: l’anno scorso erano quasi 30, quest’anno abbiamo già superato i 40».
Come mai la scelta è caduta proprio sugli storici organi Hammond?
«L’Hammond e i sintetizzatori hanno avuto molta importanza in molti generi rock, e in particolare nel prog-rock, cioè l’incontro perfetto fra la classica e il rock. E’ uno strumento emblematico e con connessioni importanti col mondo delle tastiere, pianoforti, organi. Un ulteriore elemento che si raccorda con l’Accordion Show già ospitato all’interno di Cremona Musica. E’ un dialogo che va allargandosi, d’altra parte l’Electric Sound Village è nato con la chitarra ma è stato pensato per abbracciare altro. Se ci pensiamo la chitarra elettrica è senza dubbio lo strumento principe nel rock, ma acquista importanza soprattutto quando è in sinergia con altri. Non si voleva creare un ulteriore ‘paradiso per chitarristi smanettoni’ (che io per altro sono!), ma piuttosto una occasione in cui - oltre all’aspetto commerciale - ci fosse anche uno spessore culturale maggiore».
Parliamo infatti anche di mostre a tema.
«Esatto, come Pagine di Rock, con più di 40 manifesti dei live più rappresentativi degli anni d’oro del rock e più di 30 importanti documenti cartacei (lettere, contratti, schede organizzative, liste dei desideri pre-concerto) delle band, artisti, musicisti. Tutto per un nuovo rapporto fra espositori, pubblico e musicisti, in un format un po’ diverso dalla classica manifestazione fieristica».
Ci saranno Finardi e Mussida fra i grandi musicisti presenti e protagonisti di eventi, ma sarà presente anche un giornalista autorevole come Guaitamacchi: insomma l’impressione è che la convinzione per cui ‘la musica si ascolta e non si racconta’ sia, al contrario, solo un grande abbaglio.
«Avremo un palco dedicato all’elettrico per ascoltare ma anche appunto per raccontare la musica. Sono convinto che quando c’è una parte di business, una parte commerciale commerciale, spesso manchi quella parte narrativa che accresce consapevolezza, e quindi apprezzamento, da parte del pubblico. Unire aspetto commerciale e culturale è virtuoso. Più cultura consente di apprezzare maggiormente ciò che si vede e che si sente… e, perché no, invoglia ad acquistare strumenti di qualità. Per questo abbiamo voluto coinvolgere persone che sanno raccontare e che lo sanno fare in modo speciale».
Si è fatto un'idea del visitatore tipo dell’Electric Sound Village?
«C’è un mix di vari profili, trovo che a Cremona ci sia più attenzione, più cura del dettaglio e più riflessione che altrove nel vivere uno strumento. Ho visto molte persone passare dai padiglioni della classica, dei pianoforti e delle fisarmoniche, al padiglione delle elettriche. È un pubblico aperto, più desideroso di farsi incuriosire da qualcosa di inaspettato. Un pubblico attento alla storia, direi».
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