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TEATRO

Con La vita vera il desiderio di identità

Allo Spazio Next in scena l’esito del laboratorio di QU.EM. partendo una romanzo di Bernhard

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

29 Giugno 2025 - 17:32

Con La vita vera il desiderio di identità

CREMONA - Un piccolo spazio con le quinte nere nel cuore della città in via Cadolini, un gruppo - QU.EM. quintelemento e il Progetto Next Teatro: due soggetti e un’unica testa - che nella produzione di spettacoli e nella formazione trova un proprio appassionato senso d’esistere. Una sala ridotta nelle dimensioni, uno spazio di laboratorio è la cornice in cui – sabato e domenica – è andato in scena l’esito di un anno di corso, La vita vera che ha visto impegnati Clotilde Elena Caiazza, Filippo Cattadori, Ersin Drndar, Anna Gagliardi, Eloisa Martino, Marco Mastronicola, Simona Orizio, Laura Perlasca, Roberta Schiavi, Beatrice Spampinato, Claudio Torelli e Alberto Vetroni, diretti da Francesca Rizzi e Danio Belloni.

Il punto di partenza è stato il romanzo Perturbamento di Thomas Bernhard, al centro il rapporto padre e figlio e una consapevolezza: «Ciascuno di noi - dice lo scrittore - è completamente isolato in sé stesso, anche se tra noi il legame è strettissimo. La vita intera non è altro che un tentativo ininterrotto di ritrovarci». I personaggi/attori si presentano, sfilano davanti al pubblico, ognuno con una propria forte connotazione estetica, tutti accomunati dal bianco e nero dei costumi.

Una festa a sorpresa per il compleanno e nel tempo e spazio sospesi proprio di ogni momento festivo si assiste allo svelarsi e manifestarsi delle pulsioni più crudeli, il gioco si fa crudele, animato da una sorta di smile che potrebbe ricordare It di Stephen King. Ogni personaggio ha una sua fisicità denotata e connotata: la richiesta variegata di un caffè o cappuccio al bar con tutte le varianti, macchiato, con latte di soia, in tazza di vetro assomiglia a una sorta di bisogno di esclusività. Così come il quadro del viaggio in autobus con i corpi degli undici attori l’uno a stretto contatto con l’altro stigmatizzano il fastidio di una prossimità con l’altro che rima con la violenza fisica.


La vita vera parte da Bernhard per poi declinarsi una serie di azioni fisiche che hanno preso corpo in laboratorio, un gioco dell’esposizione del sé mediato dalla scusante della finzione. Esito di laboratorio, La vita vera è un esempio misurato e circostanziato di un percorso formativo che richiede un suo rito di chiusura e lo fa puntando alto, andando al cuore delle relazioni padre/figlio che trovano nel finale abbraccio una sorta di positivo esito e una via da seguire per far fiorire i legami veri, impudichi perché pronti ad accogliere anche l’indicibile. Applausi super accaldati nella piccola sala di Next Teatro, coraggioso laboratorio di resistenza teatrale.

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