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PORTE APERTE FESTIVAL

'Una Storia Chiara', il libro che cura attraverso parole e immagini

Lettura, illustrazione e teatro al centro del laboratorio “Happy news”, promosso dall’Area riabilitativa della salute mentale dell’Asst di Cremona. Al Centro Fumetto il ricordo di Chiara ha preso vita grazie al racconto dei suoi genitori e degli artisti che hanno trasformato la sua storia in arte

Niccolò Poli

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redazioneweb@laprovinciacr.it

08 Giugno 2025 - 08:33

'Una Storia Chiara', il libro che cura attraverso parole e immagini

Nel riquadro Chiara Maria Galimberti

CREMONA - Le parole e le immagini racchiudono dentro di sé un grande significato. Esprimono qualcosa e lo rendono possibile. E in qualche misura sono una cura per chi le rende concrete e per chi ascolta. Proprio da questa riflessione, dell’arte in ogni sua forma intesa come momento curativo, è partito il viaggio di Happy news, il laboratorio di lettura promosso dall’Area riabilitativa della salute mentale dell’Asst di Cremona nell'ambito di Porte Aperte Festival.

Sotto i tigli del cortile del Centro Fumetto Andrea Pazienza di via Palestro, in mattinata sono stati ricordati, attraverso le voci dei protagonisti, i momenti che hanno portato alla stesura del libro Una Storia Chiara. Amare di più. Una narrazione densa e commovente che inizia con la scomparsa improvvisa, a 19 anni, di Chiara, la figlia dell’ex sindaco Gianluca Galimberti e di sua moglie Anna, e che prosegue con il racconto delle attività che più amava fare la ragazza, affetta da sindrome di Down. Come, per esempio, andare in tandem nelle giornate di sole, abbracciare le persone che incontrava e galleggiare nell’acqua con i braccioli, a pancia in su, a guardare il cielo.

Tante le persone che, sedute ai bordi di un lungo tavolo ricoperto di giornali, si sono lasciate trasportare dalle voci di chi la storia di Chiara l’ha vissuta in qualche modo in prima persona: Giulia Cabrini, scenografa e illustratrice, che ha realizzato le tavole pubblicate nel libro, e Mattia Cabrini, attore e regista, che ha curato la rappresentazione teatrale del testo, andata in scena nel maggio scorso al teatro Filo.

tavolo

«Non è stato un lavoro come un altro, questo – racconta Giulia Cabrini –. Io non conoscevo personalmente né Gianluca Galimberti, né sua moglie Anna, né Chiara, e non era quindi semplice entrare in una storia che non conoscevo. Le illustrazioni nascono da un percorso condiviso insieme ai genitori e agli educatori della ragazza. Ci siamo visti quasi tutte le settimane per qualche mese, per parlare, ricordare i bei momenti vissuti in famiglia e vedere qualche foto o video».

Giulia spiega l’idea che sta alla base dei disegni del libro: «Mi sono lasciata trasportare da quest’onda di amore nei confronti di Chiara. Penso che da queste illustrazioni si possa in qualche modo imparare a conoscere la ragazza, la sua personalità e il suo modo di affrontare la vita». Per Giulia il disegno è una cura, per sé stessa e per gli altri: «Io da bambina ho sempre fatto fatica a comunicare a voce. Le immagini, però, mi permettevano di farlo e ho trovato lì il mio spazio di espressione. Per me, quindi, l’arte ha anche una funzione terapeutica».

«Quando racconto una cosa, dentro le menti e il cuore di chi ascolta si crea uno spazio di immaginazione – dice poi Mattia Cabrini –. Si dà un volto ai personaggi, alla storia. Il teatro è quella cosa qui: far vedere qualcosa che altrimenti non si vedrebbe. La rappresentazione teatrale al Filo Una Storia Chiara ha permesso anche di dare un nome a quel dolore e a quell’assenza». Mattia, a differenza di Giulia, conosceva la ragazza di persona: «Collaboravo nel gruppo di teatro integrato dell’Associazione Giorgia. Chiara era un’attrice generosa, capace di improvvisare ma anche di seguire il copione con molto rigore».

«Questo libro ha espresso a parole i sentimenti che avevamo nel nostro spazio interiore – racconta Gianluca Galimberti –. Chiara è ancora una presenza fissa e costante. Nostra figlia pronunciava parole che richiedevano tempo e attenzione per essere comprese. Magari non sempre erano corrette da un punto di vista grammaticale, ma erano piene di vita e di significato». L’ex sindaco ricorda poi i pregi di Chiara: «Lei rielaborava il senso profondo dell’esistenza nella sua interiorità. Aveva due idee di fondo: che la vita va vissuta e che l’altra persona davanti mi interessa. Rileggere le parole scritte in questo libro non allevia il dolore della sua mancanza, ma mi aiuta a ritrovare un senso alle cose e ai piccoli gesti quotidiani».

«Esprimersi è un diritto e una necessità degli esseri umani – conclude Stefania Mattioli, responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne dell’Asst di Cremona e moderatrice dell’incontro –. Scrittura terapeutica, illustrazione e teatro sono tutti possibili linguaggi per raccontare come ci si sente, nella consapevolezza però che i modi per esprimersi sono infiniti e che ogni persona può e deve trovare il suo. Le parole e le illustrazioni contenute nel libro Una Storia Chiara sono davvero entrate dentro di me».

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