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CREMONA CITTÀ DELLA MUSICA

Simone Sacconi, la vita intera per Stradivari

Centotrenta anni fa nasceva uno tra i più grandi liutai del Novecento

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

27 Maggio 2025 - 10:00

Simone Sacconi, la vita intera per Stradivari

Cremona, 1968. Museo di Organologia (oggi nel Museo del Violino) Foto © Archivio Bissolotti

CREMONA - «Sacconi era l’oracolo per noi violinisti. Quando ci si incontrava tra colleghi e ci si chiedeva questo violino cos’è, cosa non è, la prima domanda era: Sacconi l’ha visto? Cosa dice Sacconi? - ha raccontato Salvatore Accardo —. Lui era l’ultima parola, era il vangelo». È questa una delle testimonianze raccolte nel sito www.simonefernandosacconi.it che rilancia alcuni brani tratti dal libro Dalla liuteria alla musica: l’opera di Simone Fernando Sacconi, pubblicato dall’Aclap di Cremona nel 1985 e presentato il 17 dicembre dello stesso anno alla Library of Congress di Washington D.C.


La figura di Simone Fernando Sacconi – di cui ricorrono i 130 anni della nascita (30 maggio 1895) – è una figura cardine nella storia della liuteria italiana, ma in particolar modo nella storia novecentesca della rinascita e reinvenzione della liuteria classica cremonese. Senza Sacconi il saper fare liutario, riconosciuto dall’Unesco nel 2012 come bene immateriale dell’umanità non ci sarebbe. Sacconi ha dedicato la sua vita allo studio e alla conservazione degli strumenti ad arco, con particolare attenzione ai segreti costruttivi di Antonio Stradivari. La sua opera più nota, I Segreti di Stradivari, è ancora oggi un punto di riferimento per i liutai di tutto il mondo ma è soprattutto il bilancio editoriale di una vita dedicata al massimo liutaio di tutti i tempi di cui ha promosso la conoscenza, lo studio e in un certo qual modo ne fa formulato la prassi costruttiva.


Nato a Roma in una famiglia di musicisti, mostrò presto un’innata passione per gli strumenti ad arco: già a otto anni aiutava in bottega il liutaio Giuseppe Rossi, e a tredici, con carta da disegno e spessimetri, studiò da vicino il suo primo Stradivari grazie al violinista Franz Vecsey. Questo primo approccio lo spinse a dedicarsi anima e corpo alla liuteria, iniziando un percorso che lo avrebbe portato a svelare i segreti costruttivi dei grandi maestri antichi, in particolare di Antonio Stradivari. Allievo di Giuseppe Fiorini, custode delle forme e dei disegni originali di Stradivari, Sacconi ebbe accesso a un patrimonio unico di conoscenze.

Sacconi mentre riceve dal sindaco Emilio Zanoni la cittadinanza onoraria nel 1972

Fiorini, vista la progressiva cecità, affidò a lui due violini incompiuti, donandogli anche autentici disegni stradivariani. Queste esperienze segnarono l’inizio della sua missione: codificare e trasmettere la tradizione cremonese, preservandone con rigore scientifico ogni dettaglio costruttivo. Nel 1931 Sacconi si trasferì negli Stati Uniti, lavorando prima con Hermann e poi con la celebre casa Wurlitzer di New York. Qui affinò le tecniche di restauro di strumenti storici, esaminandone a centinaia gli aspetti strutturali e sonori.

Introducendo metodologie analitiche, quali indagini chimiche sulla vernice e studi geometrici sulle armature interne, sviluppò approcci di restauro non invasivi in grado di mantenere inalterate le qualità acustiche originali. Questa fase americana gli permise di consolidare quella visione scientifica della liuteria che poi avrebbe trasmesso in ogni sua opera Oltre al restauro, Sacconi divenne uno dei massimi esperti mondiali nell’attribuzione e nell’autenticazione degli strumenti stradivariani.

Grazie alla profonda conoscenza delle caratteristiche costruttive — dalla grana del legno alle sottilissime variazioni di vernice — fu in grado di distinguere i capolavori autentici dalle copie o dai falsi. Sacconi viene chiamato nel 1937 per le celebrazioni del bicentenario stradivariano, volute dal Roberto Farinacci come rilancio della liuteria cremonese e celebrazione il genio italico. Sacconi fu membro del comitato scientifico delle Stradivariane, un evento che segnò l’inizio del recupero sistematico della tradizione liutaria cremonese. Inoltre, fu lui a curare il restauro degli strumenti che arrivarono dagli Stati Uniti per l'occasione e a organizzare la prima catalogazione dei cimeli di Stradivari.

Sacconi al banco di lavoro da Wurlitzer, New York 1965 

Negli anni Cinquanta Sacconi intensificò i suoi legami con Cremona. Collaborò con maestri come Francesco Bissolotti, svolgendo attività di docenza informale in bottega e contribuendo alla catalogazione dei cimeli donati da Fiorini al Comune e oggi parte delle collezioni del Museo del Violino. Spesso Sacconi trascorreva le estati a Cremona, ospite di Andrea Mosconi, e nelle botteghe locali condivideva con gli artigiani la sua conoscenza. Uno degli atti più significativi della sua opera fu il lavoro di studio e sistematizzazione delle forme e delle carte originali di Stradivari, donate da Giuseppe Fiorini alla città di Cremona.

Nel 1962, Sacconi sentì l’urgenza di catalogare e studiare questi documenti, contribuendo in modo decisivo alla ricostruzione delle metodologie costruttive stradivariane. Il culmine della sua attività di studioso è rappresentato dal volume I Segreti di Stradivari, pubblicato nel 1972. In quest’opera, divenuta un vero e proprio “vangelo” per i liutai, Sacconi descrive minuziosamente ogni fase del processo costruttivo stradivariano: dalla scelta e stagionatura del legno, al disegno delle forme, dall’analisi della vernice fino alle tecniche di montaggio e finitura.

Il libro, ancora oggi punto di riferimento imprescindibile, ha reso accessibili a livello mondiale i criteri di eccellenza della liuteria classica cremonese La scomparsa di Sacconi nel 1973 non ha spento la forza della sua eredità. Ma la stessa opera I segreti di Stradivari fu fin da subito glossata, commentata, espunta dallo stesso Sacconi nei pochi mesi che lo dividevano dalla morte improvvisa. Quel documento prezioso meriterebbe di essere reso pubblico, studiato, magari immaginando una sinergia fra il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali nel segno di una analisi delle minute, degli appunti di Sacconi per una riedizione aggiornata dell’opera con gli appunti redatti di suo pugno prima della scomparsa.

Una cosa è certa grazie al contributo di Sacconi, la liuteria cremonese ha riconquistato centralità e unicità, culminando nel riconoscimento UNESCO di ‘patrimonio immateriale dell’umanità’ nel 2012. Le sue ricerche, le metodologie di restauro, la capacità di individuare e certificare capolavori stradivariani e la trasmissione del sapere hanno costellato la storia moderna della liuteria: ogni liutaio che oggi ambisca a misurarsi con la tradizione classica riconosce in Sacconi l’ispiratore e il guardiano della qualità assoluta.

A 130 dalla nascita la figura di Simone Fernando Sacconi appare come cruciale fra la prima metà del Novecento e la seconda metà, è la sua persona a fare da crocevia fra Giuseppe Fiorini e le Stradivariane e l’impegno del dopoguerra nel dare vita alla rinascita della liuteria cremonese: senza questa figura ponte fra le due parti di secolo Cremona, forse, avrebbe dimenticato la sua grande tradizione liutaria.

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