L'ANALISI
A TEATRO
31 Marzo 2025 - 13:06
CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è 'Perfetti sconosciuti' di Paolo Genovese.
EVA GHIDETTI - 4ª LICEO ARTISTICO STRADIVARI
Il 18 marzo, al Teatro Amilcare Ponchielli è stato protagonista un eccellente cast teatrale, con il regista Paolo Genovese che ha portato in scena una sorta di remake del suo film Perfetti Sconosciuti. La commedia si configura come un raffinato esperimento morale che indaga le complessità della natura umana, esplorando le sfumature della fiducia, della privacy e della verità all’interno delle dinamiche interpersonali.
La storia, pur nella sua apparente semplicità, solleva interrogativi profondi sulla moralità delle azioni umane in un contesto contemporaneo dominato dalla tecnologia. Uno degli interrogativi morali più pregnanti che viene sollevato riguarda la tensione tra l’intimità individuale e la spinta verso l’esposizione totale. In un mondo sempre più permeato dalla digitalizzazione, i protagonisti si trovano a fare i conti con il confine fragile e labile tra ciò che è privato e ciò che è pubblico. Il gioco che consiste nel rivelare a tutti i contenuti dei propri telefoni diventa una metafora della modernità, in cui ogni aspetto della nostra vita è vulnerabile al giudizio altrui. La morale del racconto mette in dubbio se sia giusto sacrificare la propria riservatezza per una verità che potrebbe rivelarsi distruttiva, l’intento di rivelare segreti nascosti assume un carattere quasi catartico, ma i protagonisti si accorgono che la verità, una volta svelata, può risultare tanto liberatoria quanto devastante. Il regista riesce a mettere in atto la realtà di oggi, ponendo in luce il conflitto tra desiderio di autenticità e bisogno di proteggere la propria interiorità. Egli stesso ci invita a considerare che, in molte occasioni, il rispetto per la privacy e il silenzio sono scelte etiche superiori alla rivelazione incontrollata e forzata della verità, un veleno che, una volta somministrato, non può più essere ritirato. L’apprezzamento
rivolto allo spettacolo è stato unanime e intenso, con il pubblico che ha manifestato il proprio entusiasmo attraverso applausi fragorosi e complimenti calorosi. La scelta di adattare un’opera di tale complessità, ricca di sottili dinamiche interpersonali e intrighi psicologici, ha senza dubbio colpito nel segno, suscitando ammirazione per la scrittura sagace e le interpretazioni vivide e autentiche degli attori Dino Abbrescia, Alice Bertini, Paolo Briguglia, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Lorenza Indovina e Valeria Solarino.
SARA LODIGIANI - 2ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Sette famosi attori, un palco e un pubblico, ma nessuna emozione.
Lo spettacolo “Perfetti Sconosciuti” andato in scena mercoledì 19 marzo al Teatro Ponchielli di Cremona non ha rispettato le aspettative: il tanto fremito di eccitazione per quest’opera molto attesa si è tramutato velocemente in delusione e amarezza. Il cast, da cui il pubblico si aspettava una forte presenza, non è riuscito a trasmettere alcuna emozione o sensazione. Le uniche risate soltanto dopo l’uso di battute da bar tra gli amici.
È proprio la presenza scenica ciò che mancava allo spettacolo, il teatro richiede abilità e capacità ben differenti da quelle richieste nei film, conoscenze che gli attori non hanno messo in pratica. Particolare neo dello spettacolo è stato l’audio: sia per un fattore di volume, davvero troppo basso, sia per la scarsa resa del gruppo teatrale, che si è dimostrato poco coinvolgente e ancor meno entusiasmante.
Un solo personaggio è riuscito a spiccare nella rappresentazione, ovvero Massimo De Lorenzo, che nella pochezza espressiva dei compagni si è calato maggiormente nella sua parte, Peppe.
Particolare e ben riuscito è lo sfondo della storia, l’idea di costruire soltanto la sala da pranzo e una cucina annessa ha permesso di concentrare le azioni senza dover stravolgere lo spazio, ma ancor più ragionata l’idea di creare un bagno “trasparente”. I giochi di luci infatti hanno permesso di isolare le scene dei singoli personaggi, creando come delle stanze separate, e permettendo al pubblico di comprendere quantomeno come si snodava la trama.
La selezione delle scene del film però non è stata ottimale: Paolo Genovese, regista di entrambe le opere, non ha saputo scegliere delle corrette scene da poter legare tra loro su uno stesso piano logico, ma anzi ha deciso di dedicarsi a ciascun personaggio in maniera troppo scarna e così facendo la storia è stata poco approfondita. Davvero una grande delusione, data la fama nazionale dell’omonimo film.
Il finale è stata la parte meno compresa dello spettacolo, se si fosse voluto rendere la medesima conclusione del film si sarebbero dovute dedicare quantomeno alcune battute in più, poiché il pubblico è stato obbligato a intuire da sé come si concludesse.
Il pubblico ha però riempito il teatro con un forte applauso, forse dovuto solo alla fama del cast, o forse perché si tratta di una consuetudine.
GIORGIA MAROLI - 3ª LICEO CLASSICO MANIN
La rappresentazione teatrale di “Perfetti sconosciuti”, andata in scena al Teatro Ponchielli il 18 marzo 2025, è stata un’esperienza avvincente e coinvolgente, capace di catturare l’attenzione del pubblico sin dai primi istanti. Il capolavoro teatrale, adattamento della celebre commedia cinematografica di Paolo Genovese, è stato reso in modo impeccabile, offrendo uno spunto di riflessione sulla privacy, la comunicazione e i segreti che tutti noi custodiamo. La serata al Ponchielli si è rivelata un’esplosione di emozioni, con momenti di tensione, risate e riflessioni profonde che hanno scosso ogni spettatore.
La trama di “Perfetti sconosciuti” ruota attorno a un gruppo di amici che, durante una cena conviviale, decidono di giocare a un gioco apparentemente innocuo: mettere i loro cellulari al centro del tavolo e leggere ad alta voce i messaggi o le telefonate che arrivano durante la serata. Quello che inizia come un gioco spensierato si trasforma presto in un’esplosione di verità e segreti inconfessabili, mettendo in crisi le loro relazioni, sia d’amicizia che amorose. Tutti hanno dei segreti inconfessabili, anche coloro che sembrano in apparenza innocui.
La scena era semplice, ma efficace: un tavolo al centro del palco, attorno al quale i protagonisti si siederanno, creando immediatamente un senso di vicinanza e familiarità.
Ogni personaggio, con i suoi difetti e le sue contraddizioni, è stato reso con grande maestria grazie alla bravura degli attori che hanno saputo dar voce e corpo alle emozioni più intime e contrastanti. C’è chi ha un conflitto interiore, chi fa fatica ad accettare la realtà e a scegliere il (o la persona) per il proprio futuro.
Lo spettacolo trasmette un senso di intimità e tensione del gioco che diventa affascinante per lo spettatore.
LUDOVICA PREMI – 2ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Cosa accadrebbe se nelle nostre vite tutto venisse distorto e messo in discussione? . Ed è esattamente quello che Paolo Genovese ha voluto mettere in scena nella trasposizione teatrale dell’acclamato film di cui aveva curato la regia nel 2016, portata in scena al teatro Ponchielli il 19 marzo. Una sera, durante una cena tra amici di vecchia data, di quelli che non hanno segreti gli uni per gli altri, ci si trova a constatare che gli scheletri non si trovino più dentro agli armadi, ma che ci seguano quotidianamente chiusi nella piccola scatola nera che portiamo sempre con noi, nella quale riversiamo ogni nostro segreto e qualsiasi perversione che avremmo dapprima raccontato a un diario oppure riservato alle confidenze con il prete; insomma una pulce con lo stomaco da elefante (come lo descriveva Guido Ceronetti). Con spavalderia, ciascuno deposita il proprio telefono su un tavolo, dando così inizio a una sorta di roulette russa su un palcoscenico dove vanno a collidere rapporti intimi compromessi da tradimenti e segreti, psicosi, frustrazioni e fobie che vengono messi a nudo uno dopo l’altro in un crescendo rossiniano. Già nella versione cinematografica l’azione si svolge in quella che è pressoché interamente una scatola teatrale, il cui fulcro è rappresentato dalla tavola imbandita. La vicenda è stata facilmente trasferita dallo studio cinematografico al palcoscenico, e lì dove i limiti di spazio ostacolavano la fedeltà all’opera originale, si è utilizzato un gioco di luci che trascina il pubblico da un luogo all’altro, congelando personaggi e zone secondarie in una momentanea oscurità. I dialoghi a loro volta si attengono al copione filmico, ma si può notare un’accentuazione dell’espressività dei personaggi, e talvolta delle aggiunte comiche per coinvolgere emotivamente il pubblico (che entusiasta non si è trattenuto dal fare numerosi applausi), andandosi a distanziare da quella che era una comicità più sottile e dal tono maggiormente drammatico che si intrecciava invece alle vicende sul grande schermo. D’improvviso si spengono le luci. Tutte quelle fratture irreparabili potrebbero non esserci state, la cena si è svolta come di consueto… Come atto finale gli attori si rivolgono verso il pubblico per l’ultimo autoscatto, fotografando così l’ipocrisia del nostro tempo.
GIORGIO SEVERGNINI – 2ª LICEO SCIENTIFICO ASELLI
Mercoledì sera al teatro Ponchielli è andato in scena lo spettacolo “Perfetti sconosciuti” versione teatrale del pluripremiato e omonimo film di Paolo Genovese.
Si tratta apparentemente di una normale cena a casa di amici, che, erroneamente, ritengono di conoscersi tutti alla perfezione.
Tuttavia, le cose si complicano quando Eva, padrona di casa, propone di fare un gioco particolare: per dimostrare che tra i sette amici non ci sono segreti, ognuno di essi deve riporre il proprio cellulare sul tavolo, pronto a condividere le proprie conversazioni private.
La loro perfetta amicizia, coltivata in tanti anni, si rompe in poche ore: si scopre infatti che i mariti e le mogli si tradiscono a vicenda, provocando continui litigi e incomprensioni. Molti di loro, arrabbiati, decidono di andarsene e, alla fine, diventa chiaro che questi sette grandi amici sono in realtà dei perfetti sconosciuti.
Ma è proprio quando lo spettatore si chiede come potrebbe mai terminare una vicenda così complessa e drammatica, che il regista inserisce il colpo di scena finale: arrivati al culmine dei litigi, dopo che in molti sono tornati a casa, cala il sipario con l’immagine dell’eclissi di luna della scena iniziale e, successivamente, si vede una breve scena che mostra un flashback che riporta al principio della vicenda: se il gioco proposto da Eva fosse stato rigettato, avrebbero tutti passato una tranquilla e piacevole serata tra amici, senza litigi, ignari dei loro segreti.
La morale, come più volte ripetuto dagli efficientissimi attori, è che è sbagliato affidare i nostri segreti e la nostra privatezza completamente alla nostra “scatola nera”, poiché chiunque potrebbe scoprire cose che non vorremmo tenere nascoste per evitare situazioni indesiderate.
Nonostante la vicenda sia quasi drammatica, per la versione teatrale il regista ha voluto accentuare ed aumentare grandemente la componente comica: gli attori sono stati in grado di coinvolgere l’attenzione del pubblico in ogni momento dello spettacolo, strappando tante risate anche nei momenti più cruciali.
La trama si svolge solamente nella sala da pranzo di questa casa, ma, come i plurimi premi aggiudicati a questo film testimoniano, non perde di attualità e veridicità anche dopo nove anni dall’uscita dell’originale.
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