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Giochi di coppia intorno ai telefonini

Al Ponchielli doppia recita di ‘Perfetti sconosciuti’ con un cast perfetto nell’equilibrarsi

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

20 Marzo 2025 - 09:49

Giochi di coppia intorno ai telefonini

Una scena della pièce ‘Perfetti sconosciuti’ diretta da Paolo Genovese

CREMONA - Dal film al palcoscenico e non sentire i nove anni trascorsi dal debutto sul grande schermo di Perfetti sconosciuti a quello in teatro. Ci sono spettacoli che possono risparmiarsi la croce/delizia delle recensioni perché bastano a loro stessi, funzionano e nel loro essere funzionali, forse, non necessitano di analisi, di interpretazione e ancor meno di valutazione, se la critica ha ancora questo ruolo. C’è chi lo mette in dubbio e ne rilegge la funzione come quella di un bugiardino per i farmaci.


Sta di fatto che Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, in scena martedì e ieri sera al Ponchielli, non solo ha fatto il pieno, ma ha dimostrato come il racconto, la narrazione, la trama abbiano la meglio su tutto e anzi siano il motore primo di ogni emozione. Così la cena di un gruppo d’amici che si riunisce per assistere a un’eclissi di luna e la proposta della padrona di casa Eva (Valeria Solarino), in crisi col marito Rocco (Paolo Calabresi), di mettere sul tavolo i cellulari e leggere a voce alta messaggi e ascoltare le telefonate, mostreranno come nella scatola nera del cellulare ci sia il lato oscuro di ognuno di noi, ci siano le vite nascoste che potrebbero rilevare ciò che siamo realmente.

La morale finale è: mai scambiarsi i cellulari. Perché può capitare che si venga a sapere che Peppe (Massimo De Lorenzo) è ‘frocio’. Peccato che per salvare l’amico Lele (un comicissimo Dino Abbrescia) dall’arrivo di una foto hot sull’iPhone i due si siano scambiati i device con tutto ciò che ne consegue. Il plot del film come quello dello spettacolo teatrale mostra come quegli amici di una vita serbino segreti indicibili e inconfessabili. Escludono Peppe dal calcetto, ma anche si nascondono vicendevolmente relazioni come quella di Cosimo (Paolo Briguglia) che è sposato con Bianca (Alice Bertini), ma intesse una relazione con Eva e ha messo incinta la sua collega del radiotaxi.

C’è poi l’inquieta Carlotta (Lorenza Indovina), in crisi matrimoniale con Lele che ha una relazione erotica ma platonica con uno sconosciuto di Facebook. Terminata l’eclissi, termina anche il gioco, e il colpo di teatro (sulla scena come sullo schermo) è apprendere come quel gioco di svelare il nascosto nei cellulari non abbia avuto luogo e dunque tutto possa procedere sotto le apparenze di una correttezza borghese.


Aver visto a distanza di 48 ore il film permette di leggere i due lavori – nella loro indipendenza linguistica – con una certa freschezza e di mostrare che a fronte di una coerenza registica, le temperature offerte dai due mezzi siano differenti. Sul grande schermo la vicenda è comicamente più sottile, più tesa, a tratti drammatica. Nella versione dal vivo gli attori sono tutti in parte, nessuno sbraga e sono equilibrati nel loro incastrarsi. In teatro si gioca una comicità più calorosa che alleggerisce la situazione, ma senza mai scadere in una farsa o in ritratti macchiettistici. Ciò che diverte è la reazione del pubblico che non si limita a ridere, ma respira, sospira con i colpi di scena innescati dai messaggini o dalle telefonate.

Si è avuta l’impressione che pochi, pochissimi in sala avessero visto il film nove anni fa, o probabilmente che anche chi l’ha visto abbia mantenuto nella memoria quel gioco al massacro che è rivelare agli altri i contenuti delle chat e le telefonate. Detto questo, Perfetti sconosciuti funziona, si avvale di un cast ben assortito e ben calibrato, svela e racconta tutto. Il colpo di scena finale è inquietante ma azzeccato. Per questo spettacoli come Perfetti sconosciuti non necessitano di critica: bastano a loro stessi, sono fruibili, digeribili, non hanno bisogno di istruzioni per l’uso o di analisi. L’effetto finale è che si torna a casa pensando se si scambierebbe mai il proprio cellulare con la propria o il proprio partner. Meditate, meditate gente.

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