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L'INTERVISTA

Flashdance, Belli: «È una fiaba e io sono il principe azzurro»

Al Ponchielli la storia della saldatrice-ballerina: si rinnova la festosa tradizione del Capodanno in teatro

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

30 Dicembre 2024 - 13:12

Flashdance, Belli: «È una fiaba e io sono il principe azzurro»

CREMONA - «Quando nascevo, Flashdance arrivava nelle sale cinematografiche. È stato un film di rottura che ha svelato la danza al grande pubblico, raccontando la storia di Alex Owens, saldatrice di giorno e ballerina in un locale notturno col sogno di entrare all’Accademia di danza di Pittsburgh», racconta Alex Belli che domani alle 21,30 al Ponchielli vestirà i panni di Nick Hurley nel musical ispirato al film con la regia e le coreografie di Enzo Paolo Turchi. Alla fine del musical il pubblico potrà brindare al nuovo anno con gli artisti. Alex Belli, modello, attore di Centovetrine, concorrente all’Isola dei Famosi e al Grande Fratello Vip, assicura: «Il pubblico troverà per filo e per segno la vicenda del film. Si è utilizzato un modello di proiezioni immersive che permettono di trasportare lo spettatore nelle atmosfere del film, in sequenze di scene senza alcun taglio e con un ritmo veloce».

È questa l’unica concessione rispetto al film?
«I tempi cinematografici di allora non sono quelli di oggi. Ma il lavoro che ha fatto Enzo Paolo Turchi per la regia e le coreografie è eccellente. Anzi io sono sostenuto alla grande da un corpo di ballo di danzatori giovanissimi tra cui alcuni ballerini acrobati che sanno dare allo spettacolo una potenza e un’energia che coinvolge chi è sul palco e ovviamente anche chi sta in platea».


Come si trova nel personaggio di Nick Huxley?
«È un bel personaggio, ho cercato di mantenermi il più fedele possibile all’originale, così come richiedeva il copione. Dopotutto siamo al cospetto di una fiaba moderna, la storia di una ragazza normale che fa un lavoro ‘maschile’ e che sogna di spiccare il volo. Diciamo che il mio personaggio è destinato a diventare il principe azzurro di questa fiaba moderna. Huxley non è solo il datore di lavoro di Alex Owens, è colui che le procurerà l’audizione per entrare in accademia e alla fine è il grande amore di Alex. Il bello di lavorare in un musical è che tutte le componenti si intrecciano. L’aspetto recitativo e quello musicale vanno di pari passo, io che nasco come musicista in questo lavoro trovo la possibilità di esprimermi a tutto tondo».


E il pubblico come reagisce?
«Il pubblico si diverte e noi con loro. Enzo Paolo Turchi è riuscito a creare una macchina scenica che funziona perfettamente, che non ha mai un momento di pausa e coinvolge fin da subito lo spettatore. Come ho detto questo è possibile grazie a un corpo di ballo energetico e a proiezioni scenografiche che trasformano la scatola nera delle quinte nei vari luoghi in cui si svolge la vicenda. Mi sembra che tutto si tenga. A darne ragione è anche il fatto che in ogni piazza in cui andiamo ci regaliamo un tutto esaurito».

La fiaba di Flashdance resiste anche a distanza di oltre quarant’anni?
«Direi di sì e può farlo perché è una fiaba moderna che racconta di una ragazza qualunque che ha un sogno e nutre una passione e la persegue fino a realizzarla. Credo che sia una storia in cui tutti si possono identificare».

A proposito di sogni e desideri. Sarà al Ponchielli all’ultimo dell’anno. Cosa tiene di questo 2024 che si sta per chiudere? E cosa si augura per il 2025 a cui brinderà a Cremona?
«Per quanto mi riguarda per me il 2024 è stato un anno di cui non butterei via nulla e proprio grazie a questo musical che mi ha dato grandi soddisfazioni. Per il 2025 l’augurio è quello che ci facciamo un poco tutti: che le guerre e questo clima di terrore finiscano, che si trovi un rinnovato e pacificato clima mondiale. Ora io sono a Sharm el-Sheikh, la situazione è tranquilla, ma certo chi ama viaggiare come me, soffre la condizione di crisi che stiamo vivendo. Poter viaggiare in sicurezza e libertà è forse questo che mi auguro, perché vuol dire che il mondo si è rimesso a marciare per il senso giusto».

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