L'ANALISI
21 Dicembre 2024 - 11:12
L'orafa Patrizia Bonati
CREMONA - Patrizia Bonati lavora nel suo atelier da oltre trent’anni, creando gioielli contemporanei da indossare. Opere uniche che rompono gli schemi della gioielleria classica privilegiando l’idea prima della forma, avvicinandosi al concetto di opera d’arte. Arte che guarda all’imperfezione, perché un elemento chiave del linguaggio di Bonati è il movimento distorto e deformato. Nuove forme e modi di conversare con il corpo in assoluta armonia, alla ricerca del mai finito. È proprio la celebrazione dell’imperfezione come fonte di bellezza autentica insieme all’utilizzo di materiali pregiati e all’esplorazione di tecniche antichissime, ad aver affascinato gli organizzatori di Contemporary Craft Show che si svolge ogni anno dal 1976 al Museum of Art di Philadelfia.
La rassegna dedicata all’alto artigianato e design contemporanei ha accolto quest’anno 195 tra i migliori e più dinamici ‘artisti artigiani’ degli Stati Uniti e da qualche tempo anche ospiti internazionali. Tra loro la cremonese Bonati, unica italiana ammessa nella sezione dedicata all’oreficeria. L’orafa è anche reduce da una esposizione di creazioni al Museo Archeologico San Lorenzo dove le opere, inserite nelle vetrine con apparente casualità, si sono legate in un dialogo in divenire con la millenaria storia dei reperti esposti. Ora l’importante riconoscimento che arriva da oltreoceano.
«Sono davvero onorata per la segnalazione e la successiva presenza in questa mostra — spiega Bonati da poco rientrata dagli Stati Uniti —. Con me anche artisti artigiani pellettieri, fotografi, ceramisti, tessili, maestri del mosaico e del vetro. Insomma, il meglio della manifattura di alto artigianato».
All’inaugurazione ha presenziato Cristiana Mele, Console Generale d’Italia Philadelphia e infatti i tre giorni della rassegna sono stati anche l’occasione per raccontare «oltre che di noi e del lavoro che facciamo anche della nostra città di provenienza. Della sua storia, delle tradizioni, dell’importanza del lavoro manuale che fatica a trovare eredi, della sperimentazione di nuove tecniche, del continuo reinventarsi».
«Il lavoro di Bonati è tipicamente italiano a cominciare dall’uso dei materiali, poiché si avvale principalmente dell’oro e dell’argento — queste le parole dei selezionatori statunitensi —. Crea le sue leghe producendo interessanti variazioni di colore ma emblematico, nel suo lavoro, è lo studio di un metallo flessibile, un filo elastico ottenuto mediante la tecnica della martellatura e della torsione». «Il mio filo è ribelle», scherza Bonati, ‘ammansito’ per dare vita a collane, bracciali, orecchini, anelli, spille dalla circolarità sempre imperfetta, metafora dell’eterna ciclicità dell’esistenza.
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