L'ANALISI
CREMONA CITTÀ DELLA MUSICA
20 Dicembre 2024 - 10:50
Silvia Chiesa al violoncello e Maurizio Baglini al pianoforte festeggiano vent’anni insieme
CREMONA - In coppia nella vita e sul palcoscenico e ora anche in cattedra. Silvia Chiesa, violoncellista, e Maurizio Baglini, pianista, condividono non solo la passione per la musica, ma anche il ruolo di docenti al conservatorio Monteverdi. Chiesa vi insegna da 18 anni, Baglini è il nuovo acquisto dell’istituto, dove aveva già insegnato negli anni scorsi. È un sodalizio che Rai 5 ha sottolineato trasmettendo il concerto all’Amiata Piano Festival con cui i due musicisti hanno festeggiato la loro trecentesima esibizione in duo.
Ma non è questo l’unico punto di passaggio che li attende: il prossimo anno festeggeranno vent’anni di sodalizio artistico: «Oggi siamo già a 335 concerti — ironizzano la violoncellista e il pianista in una pausa delle lezioni al Monteverdi —. E diciamo che le nostre esibizioni in duo sono una minima parte della nostra attività. In questi anni abbiamo avuto la possibilità di frequentare tutto o quasi lo spettro della musica colta da Bach ai contemporanei. Abbiamo avuto l’onore di avere pezzi composti appositamente per noi».
Ci tenete alla vostra indipendenza?
Silvia Chiesa: «La musica è il nostro collante, è il terreno comune su cui abbiamo costruito la nostra vita professionale e di coppia, ma siamo una diversa dall’altro, con due percorsi differenti, ma complementari».
Maurizio Baglini: «Ognuno di noi ha il proprio percorso che condividiamo, affidandoci al nostro reciproco sguardo».
Vent’anni di sodalizio?
M.B.: «Professionale e privato. L’uno intrecciato all’altro con collante la nostra attività di musicisti, un aspetto non trascurabile e prezioso».
S.C.: «Ma è anche una comodità, possiamo provare quando vogliamo. C’è un’inevitabile sintonia. Ma che può rischiare di diventare pigrizia».
In che senso?
S.C.: «Può capitare di dare per scontata questa sintonia e magari di decidere che le cose possono venire così, naturali, solo perché condividiamo anche la vita fuori dalle sale da concerto. Può essere un vantaggio come un limite. Non è una scorciatoia, il rischio è quello. Avere sintonia aiuta, tuttavia non esime dal duro lavoro».
M.B.: «È un addendum da utilizzare con cautela. La musica rimane comunque un nostro terreno comune, ci rende quello che siamo sia come musicisti e che come persone, ma non dobbiamo darci per scontati».
Vi capita anche di suonare nello stesso contesto, ma come solisti?
S.C.: «È accaduto più volte, ognuno con un proprio ruolo, ma pur sempre al servizio della musica».
Nessuna concorrenza, nessuna gelosia?
S.C.: «No, francamente no. Mi interessa il giudizio di Maurizio, un giudizio da musicista, mi interessa il suo punto di vista. E certe volte, un poco temo il suo parere. Mi dispiace quando non gli piace quello che faccio, ma cerco anche di capire il perché. È un osservatore esterno importante».
M.B.: la guarda e le sorride: «Io prendo ispirazione da Silvia, per una donna è più difficile proporsi come solista. Di Silvia invidio la purezza del violoncello, la sua energia, la sua passione. Noi pianisti siamo più legati alla meccanica dello strumento».
Non rischiate di rubarvi il pubblico?
«Non credo ci sia questo rischio, il pubblico è comune, un pubblico innamorato della musica, di cui ci sentiamo servitori. Certo ognuno ha i propri estimatori, ma non ci facciamo ombra», dicono all’unisono.
Ora vi trovate a insegnare nello stesso istituto. Che vantaggi porta questo aspetto?
M.B.: «Possiamo immaginarci percorsi comuni, possiamo scambiarci impressioni e sviluppare idee legate alle sonate per pianoforte e violoncello».
S.C.: «Più banalmente, io insegno anche musica da camera. Quest’anno ho sei studenti di Maurizio e mi fa piacere, credo che possa essere una bella occasione per capire come aiutare i ragazzi a lavorare sulla capacità di suonare insieme e per i pianisti, magari riconoscendo alcuni tratti dello stile o della didattica di Maurizio. Suonare è entrare in relazione con la musica, con i colleghi con cui suoniamo e col pubblico, non bisogna mai dimenticarlo».
Voi rappresentate la prova che vivere di musica si può. Come incoraggiare i ragazzi a percorrere la vostra strada?
M.B.: «Sapendo che è un percorso difficile, pieno di sfide e che nel mondo ci sono tanti ragazzi bravissimi. Bisogna studiare, sapersi muovere con oculatezza, ma soprattutto tener conto che non si è gli unici. Oggi lo scenario globale impone umiltà e duro lavoro. Non basta essere buoni musicisti, bisogna saper essere anche imprenditori di noi stessi».
S.C.: «Quando insegno non mi limito a lavorare sulle partiture e sulla prassi esecutiva, ma cerco di portare ai miei ragazzi la mia esperienza di concertista, quello che vedo in giro per il mondo, le mie esperienze. cerco di portare loro l’esperienza di musicista, far capire che saper suonare è importante, determinante, essere bravi è necessario, ma non basta. Bisogna saper stringere relazioni, saper capire ciò che gli altri si attendono da noi. Questo è per me è insegnare: aiutare i giovani musicisti a formarsi come professionisti a tutto tondo».
Un sogno?
S.C.: «Credo che Maurizio possa condividere con me la speranza di vedere presto finita la sede del conservatorio. Facendo masterclass un po’ ovunque, nei più importanti conservatori del mondo, vediamo quanto possa valere avere una sede non solo funzionale, ma anche bella, prestigiosa».
Perché venire a studiare e a insegnare proprio a Cremona?
M.B.: «Lo dico da toscano che ha lasciato la sua regione per venire qui: Cremona, a differenza di molte altre realtà, è unica per il suo ecosistema musicale, capace di coinvolgere non solo chi fa musica, ma anche i liutai che fanno strumenti, gli istituti formativi di diversi livelli, la tradizione della musica antica e la presenza di un festival come il Monteverdi. Tutto ciò accade in una città piccola, in cui le relazioni e le collaborazioni sono a portata di mano. È una ricchezza che forse voi cremonesi non apprezzate fino in fondo. Ma vi assicuro che si tratta di un tesoro che non molte altre città in Italia, ma anche nel mondo non possono vantare».
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