L'ANALISI
15 Dicembre 2024 - 18:59
CREMONA - Gran successo di pubblico, tra applausi e auguri di buon Natale, per il concerto realizzato venerdì scorso dagli studenti dell’Accademia Stauffer in collaborazione con la European Union Youth Orchestra. Un felice matrimonio che ha visto impegnato, nella cornice della sala Maffei della Camera di commercio, l’ensemble orchestrale, composto da violinisti del nuovo corso per Concertmaster della Stauffer e un gruppo di archi della EUYO. A introdurre il concerto gli interventi di Alessandro Tantardini, presidente della Fondazione Stauffer, e Angelica Suanno, direttrice dell’Accademia, che hanno sottolineato l’importanza del concerto, che, oltre a consolidare il rapporto tra l’EUYO e la Stauffer, ha registrato il tutto esaurito in pochissimi giorni dall’annuncio del concerto: segno tangibile del legame che unisce la Stauffer e la cittadinanza cremonese.
«In un mondo che ha ricominciato a costruire muri — commenta Suanno —, la musica non concepisce muri. Questo il più bel messaggio natalizio». Programma marcatamente novecentesco, quello proposto dall’ensemble preparato dai musicisti sotto la guida di Andrea Obiso, Primo Violino di Spalla dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dell’Orchestre de Paris, e di Gregor Horsch, Primo Violoncello della Royal Concertgebouw Orchestra. Dal Novecento storico di Britten alle avanguardie rappresentate da Paul Hindemith, fino a giungere al folklore raffinato e movimentato di Ernst Von Dohnányi.
Proprio Obiso ha passato in rassegna, all’inizio del concerto, tutti i brani in scaletta «frutto di dieci ore di lavoro al giorno tra percorsi individuali e di gruppo, insieme a ragazzi volenterosi che non smettono mai di studiare e voler imparare. È un privilegio collaborare da quattro anni con queste realtà». Che gli allievi della Stauffer fossero un’eccellenza si sapeva, tanto più se decidono di intraprendere il percorso per concertmaster, un corso che, come ha sottolineato la direttrice Suanno, «non è presente nei Conservatori». Eppure non possono non stupire la preparazione e la correttezza tecnica, unite a una intensa vena interpretativa, che sono state sfoggiate dal giovanissimo ensemble.
Partiture complesse: si parte con la Simple Symphony di Britten. Tutt’altro che semplice. La sinfonia riunisce alcuni temi musicali scritti da Britten durante la sua infanzia e rielaborati con grande successo da ragazzo. L’ensemble affronta il pezzo con assoluta maestria, ma a lasciare di sasso per la brillantezza esecutiva sono i Cinque pezzi per orchestra d’archi di Paul Hindemith. La difficoltà indubbia di questi pezzi è superata con classe e con assoluta consapevolezza di quanto si stia suonando: sono pezzi agili, coinvolgenti, complicati ma allo stesso tempo cristallini ed efficaci nel loro modo di rappresentare l’idea che Hindemith aveva della musica, tra eredità classiche e tensioni contemporanee.
Proprio queste idee ‘controverse’ per il suo tempo, fecero sì che il regime nazista bollasse come arte ‘degenerata’ per le sue dissonanze, alternate, in vero, a pagine di trasognante lirismo. A chiudere il programma ufficiale, dopo una breve pausa tecnica, le pagine festose ed entusiasmanti della Serenata in do maggiore di Ernst Von Dohnányi. Conclusione in gloria con il Playful Pizzicato di Britten in un trionfo di applausi.
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