L'ANALISI
06 Dicembre 2024 - 05:25
CREMONA - I quadri di Magritte ti stupiscono alla prima occhiata, ma poi rimangono lì, prigionieri della loro definitissima surrealtà che nulla aggiunge alla nostra. Ecco, questo è stato Quando un musicista ride di Elio (Stefano Belisari) con la regia di Giorgio Gallione, in scena mercoledì al Ponchielli, nuovo appuntamento fuori norma del cartellone di prosa 2024/2025. Aspetto, questo, su cui si tornerà alla fine.
A fare da sfondo al recital musicale di Elio sono quadri magrittiani che definiscono lo spazio e lo stile della messinscena in cui i musicisti - i bravissimi Alberto Tafuri al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Matteo Zecchi al sassofono e Giulio Tullio al trombone - vestono completi coloratissimi, sembrando dei blues brothers in technicolor. Gallione dà alle sue regie e quindi ai suoi spettacoli l’aspetto di quei giocattoli di plastica coloratissimi che attirano l’occhio nelle vetrine.
In questo contesto Elio ci sguazza e lo fa rendendo omaggio a Jannacci: il titolo dello spettacolo è una canzone del cantante meneghino e a quella tradizione fra cabaret e musica demenziale di cui Elio e il suo gruppo Le storie tese si considerano gli eredi. E allora le sonorità di Jannacci e la sua voce vengono delicatamente rievocate da Elio. La gallina di Cochi e Renato porta indietro nel tempo a un gioco surreale che fa un poco tenerezza, Rido, l’inno alla comicità sempre di Jannacci, sembra una sorta di manifesto di leggerezza, e l’omaggio a Gaber fa riemergere il cantattore dai ricordi, quando era presenza fissa al Ponchielli, dinoccolato, sudato e che nostalgia!
Elio fa suoi pezzi curiosi o riconoscibili, lo fa nella rigidità marionettistica che contraddistingue il suo modo di muoversi e agire. Tutto funziona, tutto è impeccabile, per carità. Ma sta lì, non oltrepassa la quarta parete. Quando un musicista ride è un’esigenza che Elio ha sentito per continuare il suo viaggio nella musica demenziale anni Sessanta e Settanta, una sua esigenza condivisa col pubblico, un pubblico che sta in silenzio, segue e poi, solo alla fine, omaggia l’artista con un lungo applauso. Ma Quando un musicista ride rimane imprigionato nella scatola scenica, non ci tocca, nella sua perfezione finisce con l’essere un poco algido, troppo costruito, insomma un bell’esercizio di stile, ma, forse, senza grande presa emotiva.
Anzi le emozioni sono rigorosamente bandite. Peccato, ma questo, in fondo, è lo stile di Elio che gioca su una distanza spiazzante, che ci mostra una surrealtà che ci fa sorridere, un po’ come i quadri di Magritte, ma poi ci lascia poco, se poco è la risata. Tuttavia in quanto visto al Ponchielli a mancare è stata proprio la risata. Si rimane così e lo spettacolo sembra appartenere a un genere spurio, difficilmente catalogabile. E forse è il suo bello, ma il contesto mantiene un suo peso: il cartellone di prosa.
Il mezzo è il messaggio e così probabilmente l’aver aperto il libretto di prosa con il recital di Teresa Mannino ha fatto perdere di vista quello che è il linguaggio del teatro di prosa che chiede rispetto della semantica e del pubblico che quella semantica va cercando. Così, dopo Mannino, dopo il recital di Pif e Francesco Piccolo e quello di Elio, forse l’apertura del cartellone è, in realtà, affidata al prossimo spettacolo: Arlecchino muto per spavento di Stivalaccio Teatro, in programma il 17 dicembre. E non è un caso – forse inconsapevolmente - che si (ri)-cominci dalla Commedia dell’Arte, culla e spazio espressivo mescidato dei linguaggi teatrali, grande lezione attoriale, ma anche modello per ogni ridefinizione dei linguaggi scenici. Dopo tante distrazioni, finalmente con Arlecchino si torna al teatro quello d’arte, quello vero, quello che non fa sconti, diverte e fa pensare.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris