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#DIRITTODICRITICA: "Andrea Chénier", la recensione

Nuovo appuntamento con l'iniziativa organizzata dal giornale 'La Provincia' e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli

La Provincia Redazione

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02 Dicembre 2024 - 13:22

#DIRITTODICRITICA: "Andrea Chénier", la recensione

CREMONA - Torna l'appuntamento con #DIRITTODICRITICA, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Protagonista di questo appuntamento è "Andrea Chénier".

GANDAGLIA JACOPO – 4 LICEO SCIENTIFICO ASELLI


È il 29 novembre, eppure il Teatro Ponchielli è già addobbato a festa. Sarà in anticipo per il Natale oppure è solo pronto ad accogliere l’evento più atteso della stagione operistica: Andrea Chénier di Umberto Giordano? La storia di un amore impossibile fra il poeta eponimo e la giovane nobile Maddalena, un amore al quale si frappongono le tumultuose vicende della Rivoluzione Francese. È affidata alla regia di Andrea Cigni e alle scene di Dario Gessati l’ardua impresa di dar vita a questi elementi. Un sofà, un’altalena, costumi d’epoca e lo sfondo di un paesaggio campestre sono sufficienti per rendere la festa iniziale, che rinuncia tuttavia ai fasti desiderati dall’autore. Di maggior effetto la Parigi in subbuglio dei due quadri successivi, fra palazzi diroccati, bandiere francesi e il caotico clima popolare. Per l’ultimo quadro ritorna invece una semplicità scenografica che enfatizza il desiderio di “morte nell’amore” dei due amanti, benché inspiegabilmente lontani nel sublime attacco del duetto finale Vicino a te s’acqueta. Se il compito registico è ostico, ancor di più lo è quello musicale. A guidare l’irreprensibile Orchestra i Pomeriggi Musicali la bacchetta di Francesco Pasqualetti, non particolarmente ricca di spunti interpretativi e talora poco viva, è tuttavia attenta alle necessità dei cantanti. Angelo Villari (tenore) tratteggia con cura Chénier, eccellente nei passaggi patriottici, corretto in quelli romantici. Sebbene cauto e non sempre a fuoco nell’Improvviso iniziale, nel prosieguo della recita è in crescendo e gli impervi acuti finali, sicuri e potenti, strappano i meritati applausi del pubblico. Maria Teresa Leva (soprano) è dotata di un bel timbro e di un ottimo controllo delle dinamiche, ma Maddalena è di più: è l’evoluzione dall’iniziale frivolezza, è il “Son io!” con cui decide di morire con l’amato, elementi che qui stentano ad emergere. Positiva l’interpretazione di Angelo Veccia (Gérard, baritono), più a proprio agio nei momenti da impetuoso capo rivoluzionario che in quelli più cantabili. In generale lodevole il lavoro delle parti seconde, in quest’opera tutt’altro che banale. Il coro di OperaLombardia, guidato da Massimo Fiocchi Malaspina, accompagna magnificamente un bel momento iniziale di danza a due e poi esalta il ruolo del popolo durante il processo a Chénier, forse, proprio malgrado, con qualche eccesso interpretativo.

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