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ANGELO BERTOLINI (1940-2024)

Uomo e artista, vite nell'oblio della memoria

Martedì da Net4market apre la retrospettiva curata da Cordani. Un viaggio nel tempo e nel sofferto addio all’arte tanto amata

Mariagrazia Teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

24 Ottobre 2024 - 05:20

Uomo e artista, vite nell'oblio della memoria

Angelo Bertolini e due sue opere: ‘Limes’, a sinistra, e ‘Metamorfosi’

CREMONA - Angelo Bertolini è stato un artista dotato di più anime, almeno tre, tutte autentiche. La prima radicata nella sua terra, la campagna, «il mare d’erba» della pianura, così la chiamava, e di quelle visioni — i filari di pioppi, il profumo dei tigli, la neve immacolata, la vastità del cielo all’alba e al tramonto — la nutriva. La seconda, angosciata dal sentimento della fine, accompagnata dall’incertezza e dalla fragilità delle vicende umane emerge malinconica e solitaria dall’osservazione della natura, nella quale, spiegava, «si trovano uniti i temi fondamentali: la vita, la morte e il tempo e che essi, apparendo del tutto naturali, abituano l’anima all’accettazione, alla riflessione, al dolore».

‘Omaggio a Simeon Chardin’

«All’ultima (o forse no) anima di questo artista ci si può affidare ora per trovarvi conforto e speranza: è la memoria che condensa le presenze, annoda i legami, rinsalda gli affetti e stringe nodi a cui aggrapparsi. La memoria che si fa ricchezza a cui attingere e che si effonde in colore e luce, che ricama segni sottili di penna e matita su carta, che trasforma la polvere del pastello in una verità più salda» di quanto non sia il più solido dei ricordi: «l’arte come espressione incorruttibile del meglio di un uomo e della sua vita». Parole piene di affetto, amicizia e ammirazione per l’uomo e l’artista sono quelle che Tiziana Cordani dedica a Bertolini nel presentare ‘L’oblio della memoria’ la retrospettiva che si inaugura martedì prossimo (ore 17,30) negli spazi di Net4market (palazzo Fodri, corso Matteotti, Cremona).

In mostra una quarantina di dipinti, viaggio a ritroso tra i ricordi e gli affetti di una vita ma anche momento di dolente e profonda meditazione sul destino dell’uomo, sublimato nel sofferto addio all’arte così profondamente amata. «Quante anime si possono avere? Quanti amori si possono vivere? Tutti saremmo portati a dire una sola anima, e virtuosamente un solo amore. Questo non vale per tutti, non vale per gli artisti, soprattutto non vale per i migliori, i più intensi, i più veri». Lo scrive Cordani nel testo critico che accompagna la rassegna e che contiene numerosi spunti di riflessione sui temi fondamentali che sottendono la produzione dell’artista guidando, come un filo rosso, la selezione delle opere esposte: animali, nature morte, paesaggi, figure, il sacro, il mistero, il racconto, l’arte sociale degli anni Settanta.

‘Natura morta con zucche’


A Pozzo Baronzio dove era nato nel 1940, l’artista resta legato tutta la vita. Qui trascorre l’infanzia, qui presto manifesta i primi interessi per l’arte e mostra il precoce ingegno per il disegno: «Volevo disegnare, volevo disegnare!!», ricordava ancora in anni recenti il pittore ormai affermato andando con il pensiero al Bertolini bambino. «Una passione innata e mai sopita durata una vita intera, un bisogno interiore di essere artista», sono le parole che Fabio Maruti, torrigiano e e storico locale, affida ai ricordi delle frequentazioni con l’artista.

«Non solo il disegno è stato la cifra del Bertolini artista che ha voluto sempre sperimentare sentieri diversi ed inesplorati. Ed ecco quindi che nel tempo gli obiettivi e in qualche modo le sfide personali oltre alla classica tela, sono divenute l’acquarello, la tecnica mista, il pastello, ma anche, forse ancora troppo poco conosciute e valorizzate, le tecniche incisorie». Questo a molto altro abbraccia l’eredità di Angelo Bertolini, «eredità fatta di segni e di tratti, di colori e di sorrisi, amicizia e passione», di amore verso uomini e animali, non necessariamente in questo ordine, testimoni della sua terra, linfa di una vita intera.

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