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TRA ARTE E MEMORIA

A Cremona Musica torna il violino della Shoah

Romano suona in Fiera lo strumento appartenuto a Eva Maria Levy, deportata nel ‘43 ad Auschwitz

Mariagrazia Teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

16 Settembre 2024 - 14:50

Il violino della Shoah protagonista a Cremona Musica: «Un onore riportarlo in città»

CREMONA - Un violino sopravvissuto alla Shoah sarà il protagonista della giornata di chiusura del Cremona Musica International Exhibitions and Festival, in programma dal 27 al 29 Settembre, la più importante manifestazione dedicata agli strumenti musicali del mondo, e l’unica fiera italiana e in Europa nel suo genere. A suonarlo nel pomeriggio di domenica 29 (ore 16,15) la violinista Alessandra Sonia Romano, a cui lo strumento è stato affidato definitivamente nel 2020. E con lei, sul palco, sarà presente l’attrice Elda Olivieri, che leggerà alcuni brani dal libro ‘Il violino della Shoah racconta’ scritto da Carlo Alberto Carutti.

L’audizione si terrà presso l’area eventi del Padiglione 2. Un’occasione unica per ascoltare, dal vivo, le note del violino della Shoah, strumento appartenuto ad Eva Maria Levy, deportata nel 1943 nel campo di concentramento di Auschwitz Birkenau insieme alla madre e al fratello. Fu tra quelli utilizzati nell’orchestra del campo. Ritrovato solo nel 2014 grazie all’imprenditore e collezionista milanese Carlo Alberto Carutti, che con Cremona aveva un legame profondo oltre che famigliare, è stato da lui donato al Museo Civico Ala Ponzone insieme alla collezione di strumenti storici a corda costruiti dai maestri artigiani europei dal XVII al XIX di proprietà del mecenate milanese.

Il violino, un Collin Mézin costruito in Francia sul finire dell’800, con la stella di David sul fondo, è stato affidato alle mani di Alessandra Sonia Romano nel 2016, prima con alcune restrizioni, e poi definitivamente nel 2020, per farlo suonare in sale da concerti, teatro e scuole, e far rivivere nel mondo la storia di Eva Maria. «Ci tenevo molto a partecipare a Cremona Musica International Exhibitions and Festival per rendere omaggio a Carutti. Sarebbe stato felicissimo di vedermi suonare qui a Cremona. È un omaggio alla sua memoria», racconta Romano.

L’artista, laureata a Venezia al Conservatorio Benedetto Marcello, si è avvicinata alla musica ebraica durante gli studi al Royal College of Music di Londra, dove ha approfondito la materia con un maestro russo israeliano percependo questo stile come affine al suo carattere. Questo l’ha portata, infine, a specializzarsi presso il Kibbutz Eilon in Galilea. «Nel 2016 Carlo Alberto Carutti mi ha scelta come violinista unica. Mi ha chiamata per un incontro a Milano, quando ho visto il violino ho cercato di fare buona impressione, ci tenevo molto che venisse affidato a me. Ho suonato il mio cavallo di battaglia: ‘Nigun’ di Ernest Bloch, nella quale l’autore tenta di ricreare la sensazione di un canto religioso attraverso la linea melodica. Poi nel 2020 mi è stato affidato definitivamente. Era molto legato alla città di Cremona. Parte della sua famiglia abitava lì, aveva la cittadinanza onoraria e ci teneva molto a fare cose per loro. Per questo, nonostante io stia facendo concerti ovunque, per me è sempre importante tornare in questa città. Ecco perché, qualora l’amministrazione mi chiedesse di tornare qua a suonare, la priorità andrebbe a Cremona. È un omaggio».

Romano ha portato la musica del violino della Shoah in giro per il mondo ma il momento che più di tutti l’ha emozionata, è stato il viaggio ‘In Treno per la memoria’, quando ha riportato lo strumento ad Auschwitz, là dove Eva Maria era stata deportata e dove morirà il 6 giugno del 1944. «Suonare questo strumento è un’emozione forte, diversa dal consueto - ricorda Romano -. Per me è impossibile suonarlo senza pensare a chi è appartenuto. Quando tocco le sue corde sento un misto di tristezza, dolcezza e anche rabbia per ciò che è successo. L’apice dell’emozione l’ho raggiunta suonandolo ad Auschwitz Birkenau, un viaggio organizzato dalla Cgil di Cremona e dedicato agli studenti. Il palco sul quale mi sono esibita era leggermente sopraelevato rispetto al campo, e all’orizzonte non ho potuto non notare la scritta che tutti conosciamo. In quel momento ho sentito un nodo in gola, e mi veniva da piangere, ma ho pensato a cosa dovesse provare Eva quando suonava proprio lì, in quelle tragiche condizioni che l’hanno portata alla morte a soli 22 anni». 

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