L'ANALISI
19 Luglio 2024 - 10:04
Jordi Savall e Anna Piroli al Festival Savall di Santes Creus del 2022 (foto di Toni Peñarroya)
CREMONA - Anna Piroli soprano cremonese è ambasciatrice del divin Claudio nel mondo. Per capirlo basta colloquiare con lei e scoprire un mondo, una passione viscerale per il canto e la capacità di coniugare gli opposti, se così si può dire. La sua attività si svolge principalmente in due ambiti: la prassi della musica antica e barocca e i linguaggi musicali contemporanei. La sua formazione rispecchia questo binomio.
Anna Piroli ha nella tradizione di famiglia — è imparentata con il tenori Guido e Giacomo Volpi — una naturale predisposizione per la musica, coltivata fin dai banchi del Manin: «Ho frequentato la Schola Cantorum Cremonensis di Domínguez, ho studiato violino alla Civica e poi Canto al Pareggiato e anni di danza dalle Slapstik — racconta —. Mi sono poi diplomata al Conservatorio Verdi di Milano, ho frequentato il Master of Arts in Performance del canto e in pedagogia vocale al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, e mi sono perfezionata, tra gli altri, con Luisa Castellani. È da 12 anni che sono via da Cremona, dove non ho mai cantato se si esclude qualche apparizione. L’ottobre scorso sono stata semifinalista al Concorso Monteverdi Cavalli».
Eppure Anna Piroli può vantare di appartenere a tutti gli effetti alla Capella Reial de Catalunya, compagine vocale di Jordi Savall, come dire uno dei gruppi di musica barocca più famosi al mondo, oltre a collaborare con ensemble come il Collegium Vocale Gent, Cantando Admont, Il Pomo d’Oro, La Compagnia del Madrigale, Rosso Porpora, I Disinvolti, EraTo e altri. La si raggiunge, telefonicamente, a Tallin dove sta partecipando alle prove dell’Orfeo di Monteverdi che debutterà l’1 e 2 agosto al Birgitta festival, ma domenica sarà a Graz con il Vespro della Beata Vergine, ricoprendo ruolo da solista con Jordi Savall. L’estate 2024 è un interminabile viaggio per l’Europa e non solo nel segno del divin Claudio.
«Dopo il Vespro a Graz e alcune sessioni di registrazioni discografiche a inizio agosto sarò Musica e Proserpina nell’Orfeo di Monteverdi con la direzione scenico-musicale di Andrew Lawrence-King e la regia e coreografia di Tanja Skok – spiega -. C’è un aspetto molto curioso che è dato dalla location che è davvero eccezionale, trattandosi delle rovine del monastero di Santa Brigida (Pirita in estone) dove ogni anno si tengono gli eventi principali di questo festival. Questa produzione specifica di Orfeo si basa sulla gestualità barocca, quindi non solo la parte musicale, ma anche tutta la messa in scena è storicamente informata. Infine una sorpresa musicale: Lawrence-King ha ricostruito una possibile forma in stile della prima versione dell'opera, di cui è sopravvissuto il libretto di Striggio, con il finale tragico in cui Orfeo, reo di aver bestemmiato contro tutto il genere femminile, viene aggredito e dilaniato dalle Baccanti».
Non è questo l’unico suo impegno estivo.
«Nell’arco dell’estate avrò l’occasione di partecipare a festival come Salzburger Festspiele, Innsbrucker Festwochen, Oude Muziek Utrecht, ma anche concerti a Ginevra, Berlino, Basilea, Udine e Vicenza».
C’è poi il sodalizio con Jordi Savall.
E a farle il nome di Savall, la voce del soprano cremonese comunica un entusiasmo contagioso: «Parteciperò anche ai due Festival che Savall ha fondato, a Fontfroide in Occitania e a Santes Creus in Catalogna, e quest’estate è previsto che registreremo due programmi nuovi, uno du De Lalande e Charpentier e uno dal titolo Un Mar de Músicas. A quest’ultimo sono molto legata: è il racconto della deportazione degli abitanti dell'Africa Occidentale da parte dei conquistadores spagnoli per impiegarli come schiavi nelle colonie in Sudamerica e Caraibi; le atrocità colonialiste ma anche l’orgogliosa affermazione delle comunità negre e le rivolte che portarono nel 1880 all’abolizione da parte della Spagna della schiavitù».
Molto più di un concerto? Un pensiero un musica, una ricerca che esprime l’impegno vero di un’artista come Savall nel recuperare repertori antichi per riflettere sul nostro presente.
«Esattamente. Il tutto attraverso un visionario intreccio di tradizioni musicali, nel vero stile Savall. Sul palco c’è davvero un mare di musica con 33 artisti provenienti da Mali, Guadalupe, Guinea, Canada, Cuba, Messico, Colombia, Brasile, Venezuela, Haiti, Francia, Regno Unito, Spagna e con me anche l’Italia! Ma più che un campionato è una scuola di civiltà: stare su un palco così ti cambia umanamente, non solo come artista, ti fa incontrare faccia a faccia con la Storia, ti fa viaggiare nel tempo e nello spazio e ti fa stringere un’alleanza profonda con le persone che hai intorno, che hanno un vissuto anche artistico completamente diverso dal tuo e tramite la musica aprono finestre sui mondi delle loro tradizioni».
La collaborazione con Savall sembra chiarire che c’è di più dell’amore per la musica, la musica diventa un veicolo di pensiero, occasione per leggere il presente e le grandi sfide contemporanee.
«Occupandomi di musica colta e di generi anche un po' specifici, antico, barocco, contemporaneo, è importante quando nel mio lavoro riesco a trovare, e quindi a trasmettere, significati e valori centrali per la società di oggi. Il pensiero decolonialista è uno, ma ti faccio un altro esempio. In giugno sono stata invitata dall’Opera di Praga per cantare nella prima assoluta di Ogres (Orchi), opera di Šimon Voseček su libretto di Yann Verburgh, che trattava di omofobia attraverso episodi di abusi, repressioni, violenze, realmente avvenuti in varie parti del mondo: un tema davvero cupo ma che apre a una grande fiducia nell’amore universale e nella libertà di amare per le persone di qualsiasi genere e orientamento. In questo senso la musica, tutta la musica da quella antica a quella contemporanea, può essere uno stimolo ad affrontare i grandi temi della nostra contemporaneità, è un linguaggio universale e come tale può parlare all’intera umanità. Noi, interpreti, possiamo essere il veicolo di tutto questo e ciò non può che essere esaltante».
Il prossimo autunno per Piroli non sarà meno pieno di impegni, sempre sotto il segno di Jorge Savall.
«Di nuovo con Savall avrò una tournée in ottobre nel Nord America, con un programma intorno a famosissimi madrigali monteverdiani come il Lamento d’Arianna e la Sestina: andremo a Montreal, Quebec City e poi Chicago, Seattle e Berkeley».
Il sodalizio con Savall continua.
«Certo, è un grande maestro e quando lavori con i grandi hai modo di crescere. Ero appena stata assunta a tempo indeterminato come corista al teatro dell’opera di Digione. Ero sistemata, avevo il posto fisso. Poi ho partecipato a un’audizione con Savall per un progetto del 2021. Fui presa e deciso di seguire il mio spirito nomade, ho lasciato Digione per seguire Jordi. Ora viaggio in tutto il mondo, ho la possibilità di vivere appieno la forza della musica, il pensiero che in essa si cela e crescere al fianco di un grande. Quando sei su un palco con grandi maestri impari a sbagliare, l’errore è accettato e si cresce e si migliora insieme, si è come una band che è corpo unico in musica. Questo è bellissimo, questo mi dà vita e ossigeno. Jordi mi ha insegnato la bellezza dell’imprevisto».
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