L'ANALISI
04 Maggio 2024 - 05:05
CREMONA - «Se ancora oggi suono quel pianoforte che mi venne consegnato a casa da Gino Nazzari? Eccome, l’ho suonato anche ieri notte. Si chiama Duysen ed è molto simile al Bechstein. Lo vidi per la prima volta smontato nel laboratorio del signor Gino». Vinicio Capossela si illumina quando gli chiediamo se oggi le corde di quel mitico piano continuano a vibrare. Ormai molti anni fa, il Duysen venne messo a punto e poi consegnato nella casa milanese del musicista dallo storico accordatore cremonese in persona.
«Ricordo perfettamente Gino, un signore di un’eleganza incredibile, un uomo che arrivava dal mondo in cui si colloca la bellezza della musica», continua Capossela accarezzandosi la barba e perdendosi un po’ nel ricordo. «È un bel piano, un po’ sdentato. Ha crepe nei tasti e gambe cicciottelle, con delle rigature. Ha ispirato una mia canzone, una storia d’amore fra due pianoforti. Si intitola ‘I pianoforti di Lubecca’: in quel brano immagino un corteggiamento fra due strumenti. Un Duysen - magretto ed elegante proprio come Nazzari - e la signora Blutner, più tornita. È un piano al quale sono molto affezionato».
L’autore di Che coss’è l’amor, Il ballo di San Vito e Ovunque proteggi torna in città domani sera alle 21 per un concerto al teatro Ponchielli, una nuova tappa del tour Con i tasti che ci abbiamo, un giro d’Italia figlio dell’ultimo album Tredici canzoni urgenti. Lo farà con una band composta da Andrea Lamacchia al contrabbasso, Piero Perelli alla batteria, Alessandro ‘Asso’ Stefana alla chitarra, Raffaele Tiseo al violino, Daniela Savoldi al violoncello e Michele Vignali al sassofono, a due anni dal suo ultimo spettacolo all’auditorium del Museo del Violino. «Quello all’Auditorium fu un bel concerto - racconta -, pensato per un ensemble di corde in una sala con una acustica speciale. È stata anche la prima volta nella quale ho suonato con Daniela, musicista presente anche nel mio ultimo disco e nella formazione che mi accompagnerà al Ponchielli: il primo concerto di un bellissimo sodalizio che oggi continua».
A proposito delle Tredici canzoni urgenti, strettamente legate all’attualità, e al centro della sua ultima fatica discografica datata 2023, Vinicio spiega che «da allora le cose sono solo andate peggiorando, quindi i motivi dell'urgenza sono ancora più urgenti».
Per la prima volta Capossela, da sempre autore di canzoni fuori dal tempo o dal fascino apertamente retrò, ha utilizzato un lessico inequivocabilmente legato agli anni che stiamo vivendo, e lo ha fatto con una certa consapevolezza: «Mi sono sempre un po’ sottratto dalla dittatura dell'attualità, perché quest’ultima si divora di momento in momento. Però questo è un problema che riguarda più la politica che le canzoni. La politica dovrebbe essere una pratica di impostazione del futuro. Se ci si trova invece, sia come ‘audience’ della politica, sia come classe politica, a inseguire di dieci minuti in dieci minuti quelli che sono i temi imposti al momento, le cose finiscono per invecchiare nell’arco di pochissimo tempo. Non parliamo di tematiche circoscritte, museali, ma di temi propri dell’umano, che operano nel vivere sociale con un carattere permanente. In un mio altro album, Canzoni della Cupa, facevo riferimento a un mondo fuori dalla storia, di gente legata a un tempo ciclico, un mondo che non esiste più, e che ora emerge solo sotto forma di rottame. Quindi non è la canzone a invecchiare, piuttosto è il mondo da cui si sceglie di attingere, per scrivere e comporre, a fare la differenza. La cultura, di cui anche le canzoni fanno parte, è soprattutto intrattenimento. Queste canzoni nascono da un tentativo di coinvolgimento. Un tentativo che fa dei limiti una possibilità, facendo fronte alla realtà con quello che si ha».
I tasti, come recita il titolo del tour, saranno anche pochi, ma le collaborazioni che Vinicio ha voluto per registrare l’album sono state numerose (tra queste Marc Ribot, John Convertino, Enrico Gabrielli, Bunna, Raiz e Cesare Malfatti): «È un momento in cui ognuno si indigna, si preoccupa, soffre ma in una dimensione molto individuale. Viviamo un una sorta di individualismo collettivo, forse anche a mezzo tecnologico. Queste canzoni al centro hanno un ‘noi’ molto più che un ‘io’, per questo è venuto naturale coinvolgere le personalità più affini nella realizzazione del disco. Sono tematiche collettive, naturale affrontarle quindi in modo collettivo».
I biglietti per il concerto sono in vendita online e in teatro per i seguenti ordini: platea (82 euro), palchi centrali (72 euro), palchi laterali (61 euro), galleria numerata (46 euro), loggione numerato (36 euro), galleria non numerata (30 euro), loggione non numerato (30 euro).
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