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CREMONAJAZZ 2024

Dee Dee Bridgewater all'MdV, la musica è donna

L'Auditorium Arvedi risuona di blues e soul, standard, ballate e canzoni di protesta. E Palù incassa i complimenti

Luca Muchetti

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03 Maggio 2024 - 08:38

CREMONA - Un’enciclopedia vivente della migliore musica black americana. Una serata di soul, jazz e blues, per un canzoniere che dalle ballad più intime e profonde, spazia fino alle protest songs dei movimenti per i diritti. La voce di fuoco e velluto, e il carisma straripante di Dee Dee Bridgewater hanno inaugurato nel migliore dei modi, ieri sera all’Auditorium del Museo del Violino, la nuova edizione di Cremona Jazz 2024. Sala da concerti esaurita e aspettative altissime per la cantante di Memphis, di ritorno a Cremona a otto anni di distanza dalla sua ultima esibizione all’ombra del Torrazzo.

Introdotta dallo standard di Wayne Shorter Footprints, suonato in solitaria delle tre musiciste che accompagnano Dee Dee (Carmen Staaf al pianoforte, Rosa Brunello al contrabbasso e basso, e Francesca Remigi alla batteria), Bridgewater è fedele fin dal primo minuto al suo modo militante e fiero di vivere la musica: «Esistiamo perché siamo donne», è la prima frase che pronuncia di fronte al pubblico segnando l’attacco di People make the world go round. «Canzoni di protesta che parlano di condizione sociali e che vi faranno pensare, vi faranno alzare per sentire la vostra voce. Per questo siamo qui. Spero vi piacerà».

Dietro le pulsioni soul, sotto la coltre delle ceneri blues, fra le divagazioni di vocalese che la cantante abbraccia di tanto in tanto staccando la canzone dallo spartito per spostarla nel campo libero dell’improvvisazione, soffia la lunga storia dei movimenti per i diritti, fonte di inesauribile ispirazione per un filone musicale fecondo, come molti altri brani in scaletta ieri sera hanno ricordato. La voce di Dee Dee si impenna, piange, si arrabbia e poi accarezza con The danger zone di Percy Mayfield e registrata da Ray Charles, Four women di Nina Simone, e Compared to what, dedicata al suo autore Les McCann, scomparso nel dicembre del 2023, sono alcuni dei passaggi più memorabili della scaletta.

«Sto imparando a dire addio ad amici, musicisti amati, e membri della mia famiglia. Ma questo fa parte del ciclo della vita», commenta. Di rara intensità è la dolentissima esecuzione di Strange fruit, classico di Billie Holiday che fa letteralmente impazzire la sala mentre la formazione sul palco gioca con le dinamiche che una situazione scenica così intima permette. Un show a crescere, anche dal punto di vista della collaborazione del pubblico, presto chiamato a segnare il tempo con un fragoroso battimani. «Grazie al gentleman che ha reso possibile la nostra presenza qui stasera, Roberto Codazzi. L’Auditorium Arvedi è un posto splendido con i suoi violini - dice, aggiungendo poi -: Quando ho visto l’architettura di questo luogo, l’ho trovata subito incredibile».

Qualcuno, dal pubblico, avvisa Bridgewater che l’architetto è in sala, e un minuto dopo la cantante sale le prime scale della platea per stringere la mano a Giorgio Palù, seduto a pochi metri per assistere al concerto. È dunque una delle più blasonate portabandiera della grande tradizione del jazz cantato americano ad aver aperto il festival, forte di una carriera che dopo collaborazioni da sogno con Max Roach, Sonny Rollins, Dexter Gordon e Dizzy Gillespie nel corso degli anni Settanta, è poi proseguita da solista. Cremona Jazz continua con altre scorribande musicali senza bussola fra dieci giorni esatti.

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