L'ANALISI
29 Aprile 2024 - 08:27
CREMONA - Una presenza magnetica, e una voce che scalcia e graffia: Loredana Bertè chiama e un teatro Ponchielli esaurito in ogni ordine di posto risponde cantando ogni singolo verso delle tante canzoni in scaletta ieri sera. Fra i fan, una comunità abituata a spostarsi di città in città per assistere a più concerti, spunta qualche striscione (come non se ne vedevano da anni a teatro) e guardando i palchetti le capigliature tinte di blu, nella stessa tonalità della più recente mise della cantante, non mancano. Annunciata da una lunga introduzione strumentale, Bertè compare sotto una pioggia di luci rosse e blu sulle note di Dark Lady e poi Amici non ne ho.
Per capire con chi abbiamo a che fare basta un uno-due di successi posti in breve successione come il Mare d’inverno e Non ti dico no: il primo datato 1983, il secondo 2018. Due brani che hanno spopolato, all’inizio degli Ottanta come nella bollente estate di sei anni fa, consacrando Bertè come una delle più riconoscibili grandi signore della canzone italiana. In Lacrime in Limousine, Bertè ricorda le vite sfumate troppo presto di Amy Winehouse, Kurt Cobain e Jimi Hendrix. «Era il 12 maggio 1995 e mia sorella moriva» è la stringatissima introduzione di Luna, un brano dedicato a Mia Martini salutato da una platea che a fine canzone si alza in piedi per un lungo applauso.
Il tempo di riprendersi, e sul palco si consuma un altro intenso momento con Bertè che cede il posto ad Aida Cooper - storica vocalist di Loredana e di mezzo pantheon della musica pop italiana - per una interpretazione a fior di pelle di I Still haven’t found what I’m looking for degli U2. «Al primo schiaffo bisogna denunciare. A ogni violenza fisica o verbale. Ogni sei ore un femminicidio», è il monito che Bertè lancia in apertura di Ho smesso di tacere. Da qui in poi la scaletta diventa una inesorabile volata rock con Pazza, successo dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, Dedicato, Non sono una signora e Sei bellissima, con la platea che si mobilita sotto al palco.
Un finale micidiale, che fa alzare in piedi l’intero teatro grazie a quattro super classici davvero con pochi pari nella discografia italiana. Acclamatissima, torna per i bis e mette sul tavolo La luna bussò e In alto mare. Il tutto di fronte a un pubblico che definire adorante è solo un eufemismo. Una serata che in molti ricorderanno a lungo nonostante le sfortunate vicissitudini che hanno portato la data cremonese (così come diverse altre date di questo tour) a vari rinvii fino all’atteso incontro di ieri sera.
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