L'ANALISI
LA MOSTRA 'UN'ALTRA PRIMAVERA'
30 Marzo 2024 - 19:52
Mario Coppetti
CREMONA - Non poteva che intitolarsi alla primavera una mostra che ricorda Mario Coppetti a sei anni dalla morte: non un omaggio, non una celebrazione, ma un modo per dire - anche in questi tempi che lasciano poco spazio alla speranza - che l’artista antifascista non ci ha mai veramente lasciato. Un’altra primavera. Opere di Mario Coppetti è una mostra diffusa organizzata dalla Fondazione dedicata allo scultore e curata da Rodolfo Bona.
Si terrà da venerdì prossimo al 27 aprile, ospitata nelle vetrine delle tredici botteghe di via Robolotti: RobolottiSei di Manara e Perni, Arturo Ponce, Carlson e Neumann, Dongh-Pil Im, Diego Tajè, Alessandra Pedota, La botteghina del violino, Erika Ricciardi, Luigi Aquilino, Mario Rastelli, Pasquale Sardone, Giuseppe Arrè ed Ettore Nordio. La presentazione avrà luogo il 5 aprile alle 17,30 nel cortile del B&B di Carlotta Galetti e Antonio Squintani, in via Robolotti, 25.
In mostra ci saranno diciotto opere, realizzate con diverse tecniche artistiche, pronte a testimoniare quei valori che hanno sostenuto Coppetti per tutta la vita. Da bambino assiste ai funerali di Attilio Boldori, massacrato a calci, pugni e manganellate dagli squadristi nel dicembre del 1921. Ha solo 8 anni, Coppetti, ma capisce subito da che parte stare: la giustizia contro la violenza, la libertà contro la ferocia omicida, l’uguaglianza contro la sopraffazione.
Il padre, ferroviere socialista, non aderirà mai al regime e lo stesso farà Mario, esule a Parigi a partire dal 1935. Frequenta gli ambienti di Giustizia e Libertà, è amico di Carlo e Nello, come ancora chiamava con affetto e familiarità i fratelli Rosselli, trucidati nel giugno del 1937 da un gruppo di ‘cagoulards’, esponenti dell’estrema destra francese. Controllato, spiato dal regime anche a distanza, ‘attenzionato’ da frotte di agenti e delatori - e con lui sua madre -, Coppetti rientra a Cremona nel 1943, vivendo a casa gli ultimi due anni di guerra e di occupazione tedesca.
«Dall’Ucraina alla Palestina questo 25 aprile è ancora segnato dalla tragedia della guerra, che oggi assume forme inedite e terrificanti - sottolineano le note che accompagnano la mostra -. Se fosse ancora con noi, Mario ci avrebbe sicuramente interrogato con le sue opere, così come ha sempre fatto nel corso della sua esistenza segnata dal secondo conflitto mondiale e, successivamente, da quelli in Corea, nel Vietnam, in Armenia e nella ex Jugoslavia. Questi avvenimenti hanno nel tempo rinnovato in lui l’orrore per la violenza, la brutalità e l’odio, ai quali ha sempre contrapposto l’amore per l’uomo e quei valori che sono stati alla radice della sua attività politica e delle sue creazioni artistiche: la ricerca della bellezza, la fede negli ideali di fratellanza e l’impegno per migliorare il mondo in cui viviamo. L’arte di Coppetti è sempre stata sorretta da una profonda fiducia nell’essere umano e nella sua capacità di amare. Per questo nella produzione dell’artista alcuni soggetti assumono un valore speciale. La donna, ad esempio, viene declinata secondo diverse modalità, sempre corrispondenti alla sua particolare visione della figura femminile, laicamente religiosa e fondata sul suo profondo rispetto dell’essere umano. Nelle sue opere, la donna si fa essenza dell’amore e della bellezza, sia materiale sia spirituale, tanto nei suoi nudi quanto nelle maternità o nelle Madonne; anche i bambini o gli animali diventano per lo scultore le modalità di espressione della tenerezza, della grazia e di un profondo desiderio di serenità e di armonia».
Nel prossimo fine settimana, inoltre, il 6 e il 7 aprile, in occasione delle Giornate nazionali delle case dei personaggi illustri, la casa studio di Mario Coppetti, in via Chiara Novella, 17 sarà aperta a ingresso libero dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18 (per informazioni si può scrivere a fondazionemariocoppetti@gmail.com).
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