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AL PONCHIELLI

Canta Concato: ‘Tutti ubriachi di note e allegria’

Serata di ironia e dolcezza, premiata da un pubblico affettuoso e fedelissimo: «Rifiutato da Sanremo, sono sereno»

Luca Muchetti

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04 Febbraio 2024 - 09:14

Canta Concato: ‘Tutti ubriachi di note e allegria’

CREMONA - Romantico, ironico e malinconico, Fabio Concato ha portato ieri sera la sua musica - pop e sofisticata al tempo stesso - al teatro Ponchielli. La serata, premiata da un pubblico affettuoso e fedelissimo, ha visto il cantante milanese impegnato in oltre due ore di esibizione capaci di rappresentare tutti i colori di una carriera decollata all’inizio degli anni Ottanta e fitta di brani diventati classici della canzone. Chitarre pulsanti dal profumo brasiliano, arrangiamenti jazzati, ma soprattutto melodie impossibili da dimenticare.

Ti ricordo ancora, Stazione nord e poi Domenica bestiale sono le prime tappe di una scaletta spesso inframezzata da considerazioni, aneddoti e introduzioni piene d'ironia: «Tre mesi fa ho mandato una canzone al Festival di Sanremo. Due giorni dopo mi chiama qualcuno che mi dice: ‘Maestro, faccio parte della direzione artistica, abbiamo ricevuto il suo brano’. E cosa ne pensate?, chiedo io. ‘Mah, riteniamo che non sia alla sua altezza, ci sembra che somigli a una sua vecchia canzone. Andrà meglio la prossima volta’. Al che gli rispondo: ‘Stia tranquillo, io sono comunque sereno, ma fare a meno di questa canzone significa fare a meno di una canzone che spacca, come dicono i giovani’. L’ho sentito più rinfrancato dalla mia risposta».

Concato scende spesso la scala del palco per raggiungere la platea e cantare direttamente fra il pubblico, in momenti che rappresentano al meglio l'intesa e il rispetto fra il cantante e la sua platea. «Una canzone che non suoniamo da parecchio», spiega introducendo Prima di cena, imbracciando talvolta la chitarra per aggiungersi a un gruppo di musicisti composto da Ornella D’Urbano agli arrangiamenti, al piano e alle tastiere, Gabriele Palazzi Rossi alla batteria, Stefano Casali al basso e Larry Tomassini alle chitarre.

«E questa invece è una canzone che ho avuto il privilegio di cantare con José Feliciano e poi entrata in un film delizioso di Paola Cortellesi di cui forse avrete sentito parlare, si intitola C’è ancora domani. La canzone è M’innamoro davvero». Non lesina classici come Fiore di maggio, Rosalina e Sexy Tango la lunga scaletta cremonese, una collezione di canzoni che ripercorre idealmente la carriera di uno degli autori italiani più fini e dallo stile inconfondibile. Le sue serate dal vivo coincidono con un mix di nostalgie, ricordi, speranze, rivelazioni e confessioni appena delineate, lampi d'allegria contagiosa e momenti di grande tenerezza con brani spesso simili a foto, illustrazioni e annotazioni in un diario della memoria, che è sempre riuscito a fare breccia.

Caldo e attentissimo, il pubblico del Ponchielli è tornato per una volta di nuovo alla corte di uno degli autori più amati, ma non così spesso in concerto dalle nostre parti. Una serata che fa comunque ben sperare per prossimi e più frequenti passaggi dell’autore milanese, già passato dal Ponchielli così come dall’Auditorium del Museo del Violino.

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