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IL COMMENTO AL VANGELO

Dentro il via vai si ritrovano strade

Le feste di Natale ci hanno un po’ abituati all’andirivieni, e magari qualcuno ha ritrovato una parentela arrugginita, un’amicizia da rispolverare, una chiesa da tornare ad abitare

Don Paolo Arienti

14 Gennaio 2024 - 05:25

Diocesi, la Giornata diocesana della famiglia in Seminario

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Gv 1,35-42

Le feste di Natale ci hanno un po’ abituati all’andirivieni. Pastori, curiosi, sapienti d’Oriente, addirittura una stella si sono mescolati con gli spostamenti di parenti e amici: incontri, ferie, vacanze, celebrazioni, feste dell’ultimo… E magari qualcuno, in questo via vai, ha ritrovato certe strade… una parentela arrugginita, un’amicizia da rispolverare, una chiesa da tornare ad abitare. Non è banale che anche questa domenica (la seconda del tempo per anno che riprende nelle chiese il colore verde) ci presenti un Vangelo in cui tutti sono in movimento.


Il primo ovviamente è Gesù: lui ha fatto dei suoi anni migliori non certo un corso universitario, tipo USA, dove le classi si alternano ad assistere alle lezioni del prof. Al contrario Gesù, secondo la testimonianza dei Vangeli, è stato un camminatore. È passato da villaggio a villaggio, ha attraversato diverse volte in lungo e in largo le strade ancora oggi oggetto di grande preoccupazione per tutti. Meta del suo spostarsi sono le persone, le loro storie, senza disdegnare i loro bisogni e le loro fragilità. È quella che l’alta teologia chiama ‘proesistenza di Gesù’: la sua dedizione instancabile che, se siamo onesti, non può che suscitare ammirazione, soprattutto laddove – e lo vedremo nel corso della lettura del Vangelo – Gesù sceglierà di rompere gli schemi, superare gli isolamenti e i pregiudizi, perché sempre alla ricerca dell’uomo e di ciò che lo salva.


Accanto a lui si sono messi in cammino altri personaggi che scopriamo diventeranno i primi discepoli, quasi contagiati dal fascino ‘on the road’ di questo rabbi. A tal punto, è il caso di Pietro, di accettare senza fiatare un improvviso e unilaterale cambio di nome, come si fa tra amici, quando per qualche strano investimento affettivo scattano i soprannomi… ed è fatta per sempre. Bellissima la domanda che lega Gesù agli altri che camminavano dietro a lui: «Che cercate?». Non è forse la domanda che vale una vita? Non è forse la questione centrale di tutte le questioni? Anche il più egoista, il più materialista vive per qualcosa, dipende da altro, da un esterno che non sempre è chiaro ed innesca, fatalmente, la ricerca. Si dice nel proverbio: «chi si ferma è perduto». Ed è altrettanto bello che Gesù non si sia fermato per riempire di dottrine chi lo stava pedinando.


Ha rinviato ad un’altra ricerca: «Venite e vedete». Tradotto: metteteci il naso, fate esperienza, constatate non da lontano per sentito dire, ma di persona. Alla faccia di chi si aspettava dottrine da imparare, Gesù consegna esperienze da vivere e nemmeno spreca troppe parole. Sarà la coscienza di ognuno, nella sua peculiare libertà, a dare un nome a quanto ha vissuto. Per chi domenica parteciperà all’Eucaristia sarà questa la ragione della gratitudine festiva: sapersi come degli invitati che contano, perché nessuno si sostituirà mai all’esperienza di chi ricerca, trova e cerca ancora; sapersi invitati a continuare un cammino perché nessun dogma e nessun catechismo può sostituirsi alla ricerca di senso che rende vivo chi ha fede.


E per chi invece non parteciperà, resta quella dinamica, forte e chiara che intercetta ogni esistenza: a chi o a che cosa vado dietro? Sto inseguendo qualcosa che scalda il mio cuore? Chiamiamola passione, chiamiamola fede... in ogni modo si tratta sempre di uno sbilanciamento in avanti, di un credito sulla vita, perché qualcosa ci spinge oltre la nostra pelle. Noi tutti siamo, in fondo, degli eterni scontenti che possono ancora camminare, spostarsi, fare esperienza e cercare pienezza. E stando al Vangelo, Dio lo sa.

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