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AL MUSEO DEL VIOLINO

E la maestria di Strad incontra l’eccellenza di Ilya

Ovazione per Gringolts: ieri sera ha suonato il Cremonese 1715 e ha mirabilmente dialogato con Laul al piano

Giulio Solzi Gaboardi

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redazione@laprovinciacr.it

19 Dicembre 2023 - 08:13

E la maestria di Strad incontra l’eccellenza di Ilya

CREMONA - Il primo applauso è dedicato a lui, il più grande, l’unico: Antonio Stradivari. Parte spontaneamente dall’anima pulsante del pubblico non appena Fausto Cacciatori, conservatore, apre la custodia dello Stradivari ‘Cremonese’ 1715, estrae lo strumento e lo posiziona sul tavolo adiacente al pianoforte. Un applauso libero, vero, sincero, il prima di una lunga serie in tutta la serata (non tutti nei momenti giusti, ma questo poco importa), un plauso che è una manifestazione d’affetto, una lettera d’amore dei cremonesi al loro antico concittadino, al nome che ha fatto grande la città nel mondo.

«I trecento grammi di legno più prezioso al mondo - gioca Roberto Codazzi, direttore artistico del Museo del Violino, nella sua introduzione al concerto -: il ‘Cremonese’ esce dallo scrigno dei tesori del Museo del Violino per ricordare Stradivari nell’anniversario della sua scomparsa». Sì perché la Storia non ci ha consegnato la data di nascita del più grande liutaio al mondo (i casi della vita!), sicché non possiamo che ricordarlo nel giorno della sua scomparsa. E ci basta: un giorno tutto suo dev’esserci per forza! Lo strumento scelto per l’occasione non è uno qualunque, bensì il più prestigioso dell’intera produzione stradivariana, risalente al periodo d’oro (1700-1720) in cui vedono la luce i più bei prodotti del liutaio nel suo momento di maggiore genialità e piena maturazione.

Il ‘Cremonese’ ha una voce così possente che il violinista, Ilya Gringolts, ha lasciato che il Fazioli suonato dal pianista Peter Laul venisse scoperchiato completamente, per sprigionare, di entrambi gli strumenti, la massima potenza espressiva. Il programma della serata è accuratamente progettato proprio con l’obiettivo di risaltare le capacità espressive dello strumento, anche in dialogo con uno strumento dal suono possente come l’imponente Fazioli dell’Auditorium. La scaletta - che prende le prime mosse con lo Schumann della Große Sonata fino a concludersi con le oscillazioni umorali di matrice ebraica del Baal Shem dello svizzero Ernest Bloch, passando per la Fantadia in do maggiore di Schubert e i suoi virtuosismi pindarici - indaga una vasta gamma di potenzialità sonore dello strumento, dal virtuosismo più sfrenato ai più spensierati pizzicati, i delicati pianissimi, l’estensione assoluta, il suono vellutato e avvolgente, infinito.

Alla maestria artigiana del liutaio cremonese si unisce l’eccellenza interpretativa del russo Ilya Gringolts, che di questo strumento esalta ogni carattere, dalla morbidezza alla brillantezza del suono, comunicando il brivido del crescendo, lo stupore di un ostinato. Eccelso. Al suo fianco, anche il connazionale Peter Laul, al pianoforte, non svolge ruolo di innocuo sostegno, ma gioca con Gringolts a una superba battaglia sonora, in bilico tra il mirabolante virtuosismo e la profonda ricerca interpretativa. Ovazione entusiastica da parte del pubblico per i due russi, che concedono anche un paio di bis.

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