L'ANALISI
07 Dicembre 2023 - 08:16
Giuseppe Giacobazzi in un Teatro Ponchielli gremito
CREMONA - «Siamo come i pedoni, quelli con meno potere e che possono essere mangiati da tutti. Con mille paure, cerchiamo di arrivare a un futuro migliore. All’epoca mi parve una troiata, col tempo l’ho rivalutata». Giuseppe Giacobazzi spiega così dal palco il senso del suo ultimo spettacolo, Il Pedone, ieri sera al Ponchielli per la prima delle due repliche (la seconda stasera alle 21) di fronte a un Ponchielli strapieno. Un racconto di quotidianità tanto ordinarie quanto eroiche, un album di ritratti comici della fatica di vivere giorno per giorno che parte dalle notti infinite nelle osterie di Bologna di inizio anni Ottanta. Un mondo a parte, popolato da nottambuli di periferia e poeti da bar. «I miei amici dei 20 anni: ci siamo persi di vista per altri 40 anni, per poi ritrovarci grazie a Facebook, perché il vero anziano su Facebook si fa trovare».
Nel frattempo c’è chi ha messo la testa a posto e messo su famiglia: «Fare il genitore è difficile: quanti compiti danno a mia figlia? Hanno zaini che sembrano gli alpini di ritorno dalla ritirata di Russia. I nonni infatti hanno tutti il trolley… vedi l’esperienza degli anziani? Il primo giorno di scuola, ricordo, io ho fatto le aste, oggi spiegano quali sono le app da scaricare. Vogliamo parlare dei compiti? Barbero farebbe fatica a rispondere a certe domande di storia che ho visto sul quaderno. E poi… io la porto a scuola e la vado a prendere tutti i giorni, per tutto l’anno. Per ringraziarti le maestre si sono inventate, a fine anno, questa pratica della recita. Come si permettono di imporre un ruolo, che peserà per tutta la vita nell’intimo di un bambino? Un ruolo imposto, per un’ora e dieci. Per esempio il ruolo del cespuglio, oppure del sasso. Il figlio di un mio amico ha la sfiga di essere il più alto di tutti. Gli hanno fatto fare l’albero».
Ma la scuola è solo uno dei tanti campi minati del quotidiano di chi ha figli, fra gare sportive programmate in pieno agosto, compleanni di classe con classi composte da 23 bambini «nessuno dei quali compie gli anni in luglio o agosto», compleanni che si trasformano in gare di megalomania fra genitori. Niente torte, oggi, ma cake designer e candeline da Billionaire prodotte all’Italsider. «Ai miei tempi niente truccabimbi: a fare lo spettacolo era lo zio Carlo, ubriaco già dalle tre del pomeriggio». Ne ha per tutti e tutto, Giacobazzi, che da romagnolo affezionato al motore termico snocciola battute a raffica su monopattini e auto elettriche. Come lo stesso nonno del comico, d’altra parte, «che cercava il serbatoio della miscela nel rasoio elettrico appena regalato».
Un tritacarne di vizi, mode e manie: mindfulness e corsi di campana tibetana, diete ferree. Ma anche tanta nostalgia per un mondo più semplice, passioni autentiche e amicizie nate e cresciute sullo sfondo di una provincia che si fa simbolo dell’Italia intera. Il pedone evocato nel titolo di questo spettacolo e la scacchiera come metafora della vita, nella torrenziale prosa di Giacobazzi, in realtà si perdono facilmente, e spesso il filo conduttore dello show è un flebile pretesto per tenere insieme una raccolta di sketch irresistibili. Ma è proprio qui che risiede forse il cuore di tutto il lungo monologo: «Per vivere meglio dovremmo ridere un po'’di più, anche di noi stessi». Una lezione da portare a casa in attesa del prossimo spettacolo. Alcuni biglietti sono ancora disponibili, in vendita per platea (43 euro), palchi centrali (39 euro), palchi laterali (35 euro), galleria numerata (31 euro), loggione numerato (26,50 euro).
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