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LA STORIA

Una cremonese a Londra tra film e musical

Beatrice Mori nel cast di ‘Control’ con Kevin Spacey. E presto farà Shakespeare in versione dance anni Settanta: «Cerco storie da raccontare»

Barbara Caffi

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bcaffi@laprovinciacr.it

05 Agosto 2023 - 09:41

Una cremonese a Londra tra film e musical

CREMONA -  Il ruolo è piccolo, ma il film è tra i più attesi dei prossimi mesi e per Beatrice Mori - attrice, cantante e ballerina cremonese - essere nel cast di ‘Control’ è una grandissima opportunità per un futuro peraltro già denso di impegni.

Sul film l’attenzione è altissima perché è il primo interpretato da Kevin Spacey (Oscar per ‘I soliti sospetti’ e ‘American Beauty’) dopo i processi per molestie sessuali in cui l’attore è stato assolto sia a New York che a Londra. Lui nel film non si vede, c’è solo la sua voce fuori campo, mentre Bea appare già nei primi fotogrammi del trailer: «Sono in mezzo ad altre persone - dice -, sono delegata a fare domande al primo ministro che sta arrivando e sono felice per la responsabilità che mi ha affidato il mio boss. Credo che si avverta l’entusiasmo che il mio personaggio sta provando in quel momento». Al regista Gene Fallaize e al casting, la performer cremonese è arrivata grazie al passaparola di un’amica («frequento molte community di artisti, ci sosteniamo a vicenda») e a entusiasmarla è stata soprattutto la storia, un thriller ambientato nelle strade di Londra in cui la protagonista (Lauren Metcalfe) non riesce più a controllare l’auto a guida autonoma che sta conducendo.

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Beatrice Mori in scena

In attesa dell’uscita internazionale del film - dopo la piena assoluzione di Spacey la distribuzione si è scatenata -, Beatrice Mori mette in fila presente e futuro. «C’è un progetto a cui tengo moltissimo - spiega -. Il debutto è slittato a novembre e credo che sarà uno spettacolo entusiasmante. ‘Shakespeare Set in the Disco Era’ è un musical ispirato alla Dodicesima notte e ambientato negli anni Settanta, l’epoca d’oro della disco dance. Ho avuto molta libertà creativa, soprattutto nella preparazione delle coreografie. Per farlo, ho imparato ad andare sui pattini, a ballare sui pattini. Me lo ha chiesto il regista e ho accettato la sfida. Ce l’ho fatta, sono andata da lui per farglielo vedere e lui mi ha detto: ‘Adesso dovresti imparare ad andare all’indietro’. In due settimane sapevo andare anche all’indietro: sono fatta così, e poi il musical è la mia grande passione».

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Beatrice Mori (prima a sinistra) in una scena del film ‘Control’ di Gene Fallaize

È determinata, Beatrice, e quando si impegna lo fa sul serio. Lo dimostra la sua storia, la capacità di inseguire il suo sogno e di trasformarlo in concretezza. Studi al liceo classico Manin, il passaggio a Milano alla Musical The School e il diploma alla West London University. Da bambina i primi passi di danza sotto la guida di Giada Orio, lo studio del pianoforte e le lezioni di canto. Nessun artista in famiglia, ma il nonno Sergio Marelli, a lungo titolare del ristorante Centrale con la moglie Flora e il cognato Fermo Ruggeri, ha tradotto in dialetto cremonese l’Inferno di Dante.

Beatrice è figlia di Franca, che per un certo periodo ha organizzato spettacoli (tra questi, uno con Dario Fo), e di Maurizio Mori, docente di Filosofia morale e bioetica all’Università di Torino e presidente della Consulta di bioetica. L’hanno sempre appoggiata, felici di una carriera costruita mattoncino su mattoncino.

«Mi è sempre piaciuto farlo - dice -. Credo di aver deciso molto presto che l’arte sarebbe stata la mia vita, il mio lavoro: avrò avuto 11 - 12 anni e da allora ho passato tutto il tempo a studiare, a perfezionarmi. Spesso è stata dura, lo è ancora perché Londra non è una città facile, tanto più negli ultimi tempi che è rincarato tutto. Ma non rimpiango nulla, non c’è un altro posto in cui vorrei essere e non c’è altra cosa che vorrei fare».

«Londra in campo artistico è dove le cose succedono - spiega l’attrice cremonese -, più di Los Angeles, più di New York». Lei è eclettica, versatile. Sa cantare, ballare, recitare. Con un musicista ha dato via a un duo: hanno un repertorio che spazia nei generi («adoro il funky») e nel tempo, dagli anni Cinquanta ai giorni nostri. E il 2 settembre parteciperà al Matchstick Festival, alle porte di Londra, proponendo brani suoi. Non scrive solo canzoni, Bea, ma anche testi teatrali. Qualche anno fa, in piena Brexit, ha avuto molto successo ‘Don’t Judge Me By Accent’ (Non giudicarmi per l’accento), in cui attori di diversa provenienza recitavano brevi monologhi senza nascondere il loro accento originale.

«Ho imparato - spiega Mori - che uno svantaggio può diventare una risorsa. A me non è mai successo, anzi ho avuto una parte importante in ‘Sense and Sensibility’ (Ragione e sentimento) di Jane Austen anche quando il mio accento non era perfetto. Però conosco colleghi che per questo sono stati discriminati. La mia pièce nasce da questo e da un mio precedente monologo, ‘Embracing Shadows’ (Abbracciando le ombre). L’accento racconta le radici di ognuno di noi, svela il rapporto con la nostra voce interiore. Durante il passaggio della Brexit questo testo è stato un atto politico, che ha avuto un ottimo riscontro. Tra gli attori ce n’era uno con l’accento londinese perfetto, proprio per essere il più inclusivi possibile. E un ragazzo di Birmingham mi ha ringraziato perché il suo accento lo aveva sempre complessato e si è sentito se stesso per la prima volta».

Nei suoi anni londinesi, Beatrice Mori ha interpretato musical, drammi in costume (Jane Austen, appunto: «avevo un magnifico abito viola»), per fare Giulietta ha indossato una copia fedele dell’abito indossato da Olivia Hussey per Zeffirelli. Ha danzato in ‘West Side Story’, è apparsa in serie tv e attualmente fa la doppiatrice per Netflix. La sua vita è a Londra, la sua carriera è a Londra. Non esclude un ritorno (provvisorio) in Italia: «Mi interessano le storie, i progetti interessanti. È questo che voglio raccontare come artista».

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