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Luca Scivoletto, quei ‘Pionieri’ in calzoncini corti

Il regista venerdì al Filo incontra il pubblico. Rito di passaggio e passione politica

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

19 Aprile 2023 - 19:09

Luca Scivoletto, quei ‘Pionieri’ in calzoncini corti

CREMONA - Sarà, ma con il cambio della guardia nel Pd si moltiplicano le occasioni – al cinema – per tornare al caro e vecchio Partito Comunista Italiano, negli anni della bandiera rossa con falce e martello, prima della cosa occhettiana e di tutte le metamorfosi successive. Il Pci è uno stato esistenziale per Nanni Moretti che nel suo ‘Il sole dell’Avvenire’ va in cerca della militanza anni Cinquanta, intrecciandola con una militanza di carattere esistenzial/cinematografico. È casa, famiglia e mondo per Luca Scivoletto che esce nelle sale con la sua opera prima ‘I pionieri’, distribuito da Fandango che nella sezione libri ha pubblicato pure il romanzo.


Curiosità: Scivoletto è parente di Angelo Scivoletto, sociologo, docente di Parma che nel 1970 scrisse ‘Cremona dissociata’: «Era un cugino lontano di cui ho sentito parlare, che viveva a Parma, un sociologo. Credo fosse democristiano, i miei comunisti, su due posizioni differenti, ma in dialogo e in ascolto l’uno degli altri e viceversa». Il regista sarà venerdì (ore 21) alla proiezione del film al Filo per incontrare gli spettatori. ‘I pionieri’ è programmata anche a SpazioCinema.

Il regista Luca Scivoletto


L’uscita quasi in contemporanea con il film di Moretti fa tremare i polsi, ci scherza Scivoletto: «Se ci aggiungiamo anche quello di Walter Veltroni rischio di ritrovarmi schiacciato fra due giganti del comunismo e della militanza di sinistra in Italia. Ma cercheremo di difenderci». Ed infatti ‘I pionieri’, presentato all’ultimo Festival di Torino, è il racconto di un rito di passaggio che accomuna due preadolescenti Enrico e Renato in fuga per fare un campeggio di tre giorni nell’estate dell’anno scolastico 1989/1990, in fuga dalla famiglia, in cerca della propria indipendenza, ma non solo.

«Quell’anno è l’anno della caduta del muro di Berlino, dello sgretolarsi della sinistra, della lunga crisi del Pci — racconta il regista, classe 1981 —. I miei genitori sono stati funzionari del Pci, per me il Partito Comunista era casa, era un luogo e un tempo in cui trovavo certezze e risposte, dove ero in un certo qual modo protetto. Ma ad un certo punto tutto viene messo in dubbio. La vicenda del campeggio estivo del gruppo di preadolescenti è alle prese con una ricerca di libertà e autonomia tipica di quell’età, ma che si innesta in uno scenario più ampio. Se Enrico è in cerca di una fuga da casa, di un’avventura tutta per sé, per l’altro protagonista, Renato quella fuga per rifare i conti con il padre scomparso. Tutto questo in una Sicilia che non era certo terra di sinistra».

Ironia e gioco, tanto che Enrico Berlinguer diventa una sorta di coscienza di uno dei due ragazzini: «C’è da un lato la paura di abbandonare le certezze e dall’altro la voglia di trovare una propria strada, una contraddizione tipica dell’età adolescenziale ma che per il protagonista ha come mentore e coscienza Berlinguer».


‘I pionieri’ non è solo un film, ma è anche un romanzo «che Fandango libri ha voluto. Una volta letta la sceneggiatura del film, mi è stato chiesto di ampliare il soggetto – spiega il regista e scrittore -. Girare ‘I pionieri’ è stato divertente perché ho potuto lavorare con un gruppo di ragazzini motivati. Abbiamo lavorato insieme, provato tanto e il libro ha fatto loro un po’ da bibbia, è servito a spiegare cose dei personaggi che inevitabilmente nella sceneggiatura sono taciute o non esplicitate. Abbiamo lavorato bene sul set, chi ha visto il film dice che si percepisce». Con buona pace di Nanni Moretti. 

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