L'ANALISI
DAL TEATRO AL CINEMA
05 Marzo 2023 - 10:54
CREMONA - Dal palcoscenico al grande schermo il passo è breve o quasi, ma è un grande passo se il docufilm «Qui. Quasi un inizio» – che sarà proiettato domani pomeriggio e sera al Filo – vuole essere la documentazione di un percorso di rinascita, di motivazione di un gruppo di adolescenti a cui ‘La scuola fa schifo!’. Ed è questo il titolo dell’incontro che si terrà nel pomeriggio al Filo, a partire dalle 16,30 che vedrà confrontarsi sul tema della dispersione sociale in adolescenza Chiara Fusar Poli, psicologa dell’Ucipem, il dirigente scolastico Francesco Camattini, fino all’anno scorso a capo del Cremona 5, Michele Gagliardo, responsabile nazionale per la formazione dell’Associazione Libera e consulente del Comune, Barbara Gentili, psicologa dell’Ucipem e Anna Lazzarini, docente di filosofia dell’educazione a Bergamo.
Il docufilm diretto da Sol Capasso e prodotto da Camarada Film, racconta il percorso fatto con ragazzi a cui la scuola fa schifo, che non si trovano in sintonia con i ritmi dell’apprendimento scolastico e sono stati coinvolti in un progetto volto a rimotivarli, a dare loro una seconda opportunità. Nel film si racconta il processo che ha portato alla realizzazione dello spettacolo «Qui. Quasi un inizio», l’esito scenico del progetto Non uno di meno – La scuola senza cattedra, cui hanno preso parte una cinquantina di ragazzi, fra cui la classe 3F Com dell’Anguissola nel 2021 e studenti dalla terza media ai 18 anni che hanno interrotto il loro percorso formativo e a rischio dispersione scolastica.
A portare avanti il laboratorio sono stati Mattia Cabrini della Compagnia dei Piccoli, Marianna Bufano de Il Laboratorio insieme a Chiara Servalli, l’Orchestra Filarmonica Italiana, diretta da Eva Patrini.
Sono gli sguardi dei ragazzi, le loro confessioni, la paura di essere giudicati, il sentirsi esclusi, la vergogna e il pudore a emergere dai racconti, dalla gestione del corpo, dal respiro corale.
Il documentario permette di conoscere dinamiche e fasi di processo, permette a noi spettatori di entrare nei tempi e negli spazi delicati e intimi del laboratorio e scoprire la potenza dei ragazzi e le loro fragilità. Nessun voyeurismo, ma ciò che offre «Qui. Quasi un inizio» è un documento prezioso, è un atto di amore nei confronti di una convinzione: il teatro e l’arte davvero possono salvare il mondo perché sanno giocare sulle relazioni e sull’ascolto, perché esistono se, e solo se sappiamo metterci in comunicazione con l’altro.
L’emozione di andare in scena, lo stupore per il grande spazio del Ponchielli che sa di consacrazione davanti alla città coesistono con le mattinate e i pomeriggi di un laboratorio che non solo si è sostituito alla scuola, ma è diventato scholé, in greco tempo libero, il tempo dedicato all’otium, al non lavoro per far crescere l’anima. E questo hanno fatto gli animatori del laboratorio e questa occasione sono riuscito a cogliere i ragazzi di «Qui. Quasi un inizio», titolo che sa di invito a non disperare e a non perdersi d’animo.
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