L'ANALISI
05 Febbraio 2023 - 08:56
CREMONA - Poche leggende del rock possono vantare un affetto e una fedeltà così assolute e senza data di scadenza come i Queen. L’ennesima conferma è arrivata ieri sera al teatro Ponchielli, dove per la seconda volta nel giro di meno di un anno ha fatto tappa Queen at the Opera, un vero e proprio concerto (e non un musical) capace di concentrare in una scaletta da sogno praticamente tutto il meglio della storica formazione inglese capitanata da Freddie Mercury. Se la prima volta, nell’aprile scorso, la curiosità aveva spinto molti ad assicurarsi un biglietto per lo show, nel quale è fra le protagoniste assolute anche la voce del cremonese Alessandro Marchi, il passaparola ha reso questo secondo appuntamento un trionfo annunciato al quale nessuno ha voluto rinunciare. Troppa la voglia di tornare a cantare i successi di una band senza tempo e qui omaggiata da un gruppo di cantanti composto anche da Luca Marconi, Valentina Ferrari, Luana Fraccalvieri e del soprano lirico Giada Sabellico, capaci di reinterpretare le canzoni dei Queen senza la pretesa di imitare l’inarrivabile Mercury ma anche senza abbandonare splendide chiavi di lettura più personali del repertorio.
Se tanto, per ovvi motivi, fanno le ugole di questi eccezionali cantanti, è impossibile non parlare dell’orchestra (nella quale era presente anche Prisca Amori, storica collaboratrice di Ennio Morricone), che anche ieri sera si è presentata sul palco dando vita a un magnifico show rock-sinfonico, in cui gli arrangiamenti hanno rispecchiato il gusto della band britannica del periodo di fine anni Settanta, quando l’immaginario di Freddie e soci si muoveva proprio fra notti all’opera, apparentamenti sinfonici, rimandi alla musica più colta e, naturalmente, una robustissima dose di rock elettrico. Il via è un gioco di citazioni con One vision, come nello storico concerto di Wembley del 1986, poi una micidiale carrellata di hit: Killer Queen, Bicycle race, Hammer to fall, Who wants to live forever, Innuendo, Don't stop me now, I want to break free, Radio Gaga, We will rock you, Crazy little thing called love, Bohemian Rhapsody, Friends will be friends, We are the champions, Somebody to love, Under pressure.
Tutti i capitoli principali di una epopea che non ha tralasciato neppure alcuni dei momenti solisti più emozionanti di Freddie Mercury (fra tutti una strepitosa versione di In my defence cantata proprio dal cremonese Marchi a bordo palco). Colpisce, a quasi un anno di distanza dalla prima esibizione a Cremona, la freschezza e l’entusiasmo intatto di un gruppo di musicisti visibilmente innamorati della musica dei Queen, per nulla afflitti da quella stanchezza che, dopo innumerevoli date con identiche scalette, affligge anche i migliori artisti, in genere capaci di ovviare con l’esperienza e tanto mestiere. Queen at the Opera è lo spettacolo che ogni appassionato dei Queen dovrebbe vedere, e il frutto di una cura dei dettagli davvero mirabile. Fra i tanti pregi, anche quello di tenersi lontanissimo da quelle imitazioni al limite dell’involontaria parodia che, purtroppo, per lungo tempo hanno caratterizzato il mondo delle tribute band, ma anche di più ambiziosi spettacoli dedicati singoli artisti o storiche band.
«Non nascondo che il Ponchielli sia un palco temuto nel circuito artistico - aveva detto Marchi alla vigilia della serata -. I cremonesi sanno essere tanto calorosi quanto critici, per cui siamo partiti l’anno scorso con l’idea di dover portare in scena non soltanto il nostro meglio, come a ogni replica, ma anche qualcosa in più per i palati più raffinati. Ora possiamo dirlo: missione compiuta».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris