L'ANALISI
04 Febbraio 2023 - 10:36
Il cremonese Alessandro Marchi
CREMONA - La magia dei Queen torna a grande richiesta sul palco del teatro Ponchielli questa sera alle ore 21. Queen at the Opera è il titolo dello show rock-sinfonico basato sulle musiche dei Queen che vedrà la partecipazione di oltre quaranta musicisti e delle grandi voci di Luca Marconi, Valentina Ferrari, Luana Fraccalvieri, Giada Sabellico e del cremonese Alessandro Marchi. Un concerto di classici indimenticabili e senza tempo come We Are The Champions, Bohemian Rhapsody, We Will Rock You, The Show Must Go On, Radio Ga Ga, Another One Bites The Dust, Who Wants To Live Forever. Ne abbiamo parlato con Alessandro Marchi, reduce da un tour ormai lunghissimo.
Marchi, si aspettava di tornare così presto a esibirsi nel teatro ‘sotto casa’?
«Assolutamente no, è stata una piacevolissima sorpresa. Non nascondo che il Ponchielli sia un palco temuto nel circuito artistico. I cremonesi sanno essere tanto calorosi quanto critici, per cui siamo partiti l’anno scorso con l’idea di dover portare in scena non soltanto il nostro meglio, come a ogni replica, ma anche qualcosa in più per i palati più raffinati. Ora possiamo dirlo: missione compiuta. Vedere i biglietti smaterializzarsi così rapidamente è stato incredibile. È un successo per noi e per la città di Cremona, che finalmente apre i propri orizzonti anche al di fuori dell’opera».
Questo spettacolo è un successo che non accenna a diminuire. Oltre alle musiche dei Queen quale è il segreto?
«Dovrei parlare per ore per rispondere a questa domanda. È vero, le musiche dei Queen potrebbero valere da sole il prezzo del biglietto, ma l’energia e la passione con cui questo spettacolo le riporta in vita… è qualcosa di strabiliante. I miei colleghi e io ci concediamo totalmente al pubblico, coinvolgendolo fisicamente ed emotivamente in questo meraviglioso viaggio che è Queen at the Opera. La nostra chiave sta nel dare una nuova identità a questa musica, rendendola un connubio meraviglioso tra l’armonia di un violino e la violenza di una chitarra elettrica. Impresa ardua ed ambiziosa, lo sappiamo… ma a volte il rischio viene ricompensato. Le date sono moltissime, e il valore aggiunto per superarle al meglio, è quello di sentirsi parte di una grande famiglia. Ho grande stima e fiducia dei miei compagni, e il loro sostegno è la forza di cui ho bisogno per ritrovare l’energia all’inizio di ogni concerto».
Fra le tante date ce n’è una di cui conserva un ricordo indelebile?
Assolutamente si. Dobbiamo andare indietro di qualche anno, alla mia prima tournée con questo spettacolo. Era il 2019, e la produzione organizzò una splendida tournée estiva nelle regioni della Calabria e della Sicilia. Terre stupende che nascondono teatri e panorami mozzafiato. Tra questi, non dimenticherò mai il teatro greco di Tindari. Ora chiudendo gli occhi, immaginate di trovarvi tra il pubblico. Inizia il concerto. Davanti a voi non soltanto la musica dei Queen, ma il calare del sole all’orizzonte, direttamente sul mare. Terrò quest’immagine per sempre nel cuore, come fosse un dipinto indelebile. Il calore dei siciliani, le urla, gli applausi, e a cullarci tra un pezzo e l’altro, il dolce suono delle onde contro gli scogli. Pura magia».
Cosa ne pensa dell’ultima versione dei Queen con Adam Lambert alla voce?
«Amo follemente Adam Lambert. Nel 2015 ho assistito a un concerto di questa formazione al forum di Assago. Un frontman eccelso. Voce splendida, personalità smisurata e dimostrazione di grande umiltà nel non voler imitare un’icona come Freddie Mercury. Sono però combattuto sulla formula Queen+, che ha visto Paul Rodgers prima di Lambert. Da un lato mi ha dato la possibilità di vedere Brian May e Roger Taylor dal vivo. Un sogno incredibile! Dall’altro, mi sembra una forzatura del progetto Queen. Comprendo le intenzioni di portare avanti tutto questo, ma da spettatore non percepisco la sensazione che i Queen si stiano esibendo. Mi sembra invece che i Queen stiano tributando loro stessi. Questa cosa, da un punto di vista strettamente personale, la trovo un po’ triste e toglie valore al progetto originale. Ripeto però che non ho un’opinione chiara riguardo questa domanda, pertanto continuerò ad ascoltare Adam, Roger e Brian con piena ammirazione, sperando che un giorno anche io possa condividere anche soltanto una porzione di palco insieme a loro!».
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