Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

UN TALENTO IN LAGUNA

«Suono il violino alla Fenice. Il lavoro più bello del mondo»

Alessandro Ceravolo, neo professore d’orchestra, ha debuttato con Harding nel concerto di Capodanno

Mariagrazia Teschi

Email:

mteschi@laprovinciacr.it

03 Gennaio 2023 - 09:36

«Suono il violino alla Fenice. Il lavoro  più bello del  mondo»

Il violinista Alessandro Ceravolo durante le prove

CREMONA - Il teatro illuminato e addobbato a festa, l’oro luccicante degli stucchi e degli intagli, la cascata di coriandoli rossi e bianchi a ricadere sul palco, tra gli applausi interminabili del pubblico. «Un concerto memorabile, emozioni e soddisfazione l’hanno fatta da padrone», sprizza gioia Alessandro Ceravolo, il violinista cremonese, classe 1987, neo professore d’orchestra al suo primo concerto di Capodanno nelle file dell’orchestra del prestigioso teatro veneziano La Fenice. Un grande successo e una forte emozione che ha condiviso con il pubblico in sala (biglietti esauriti già a novembre) e i milioni di italiani che hanno seguito in diretta su Rai1.

Alessandro Ceravolo con il direttore Daniel Hardin che ha guidato coro e orchestra del teatro La Fenice di Venezia nel concerto di Capodanno

E se per il direttore Daniel Hardin il palco della Fenice non è una novità ma la quarta volta alla testa di orchestra e coro,

Ci ho messo i miei anni, ma ce l’ho fatta. In palcoscenico la paura diventa adrenalina

diverso è stato l’approccio per il violinista cremonese arrivato a Venezia solamente otto mesi fa fresco vincitore di concorso: «Ci ho messo i miei anni, ma ce l’ho fatta». Diplomato in violino con il massimo dei voti presso l’Istituto superiore di studi musicali Claudio Monteverdi sotto la guida di Antonio De Lorenzi, per cinque anni si è fatto le ossa nell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini fondata e diretta da Riccardo Muti reclutato poi dall’Orchestra Giovanile di Fiesole. Ha inanellato collaborazioni con i più importanti direttori del panorama nazionale e internazionale da Abbado a Noseda, da Ferro ad Axelrod e con solisti, jazzisti e attori del calibro di Lang Lang, Roberto Benigni, Gérard Depardieu, Herbie Hancock. Lui, musicista di formazione classica, è stato, ad appena 25 anni, anche primo violino al seguito di Ligabue perchè non ha visioni troppo rigide, musicalmente parlando. «Certo la mia musica è la classica, ma apprezzo i diversi stili. Nel mondo delle sette note amo, soprattutto, le persone che sanno usare il proprio orecchio». E infatti, a orecchio, ha imparato a suonare il pianoforte, per diletto.

I neo professori d’orchestra al termine del concerto di Capodanno sul palco della Fenice. Alessandro Ceravolo è il quarto da destra 

Oggi, a 35 anni, superato il concorso per l’ingresso nella prestigiosa orchestra veneziana, vede realizzato e premiato un intenso percorso di studio e lavoro iniziato a soli 7 anni quando, musicista in erba, dalla Calabria arrivò a Cremona con la famiglia. Un rapporto con il violino di amore e odio costellato di insuccessi, delusioni e porte in faccia. Il Monteverdi, di cui è stato allievo e poi docente, ha cominciato subito a stargli stretto. L’esperienza della Cherubini prima e di Fiesole poi ha rappresentato una svolta nella vita professionale («ho finalmente imparato a fare musica d’insieme») l’ingresso in un’orchestra stabile gli ha dato sicurezza e confermato la validità delle aspirazioni. Fino a trovarsi faccia faccia con Daniel Harding. «Studio ogni giorno e mi alleno mentalmente nella consapevolezza che non lo faccio perchè devo sostituire qualcuno o competere in un concorso. Ora quel qualcuno sono io. Studio con tranquillità anche le parti che devo preparare in orchestra. Il calendario della Fenice è fittissimo, da settembre a giugno tra sinfonica, lirica e danza è tutto uno studiare. Ma con grande serenità e tranquillità, finalmente».

Anche al cospetto di direttori come Chung o Harding? «Direttori pazzeschi, ciascuno con grandi peculiarità. Carismatici, fisici, umani, energici, grandi preparatori. Harding ha una rapidità del gesto impagabile. È lì che la paura o il timore iniziale si trasformano in adrenalina, è lì che non ti senti giudicato, lì che ti aiuta a superare un momento di difficoltà. Più sono grandi, meno se la tirano. Sono sempre più convinto di fare il mestiere più bello del mondo». 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400