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TEATRO PONCHIELLI

Massimo Ranieri: «Io, innamorato dell’amore»

Il cantante e showman sposta avanti e indietro le lancette di una carriera strepitosa. «Ho l’armadio pieno di sogni»

Luca Muchetti

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14 Dicembre 2022 - 09:20

Massimo Ranieri: «Io, innamorato dell’amore»

CREMONA - Quanti Massimo Ranieri esistono, così diversi e allo stesso tempo tutti così inconfondibili per stile e romanticismo? È la domanda che vien facile porsi dopo il torrenziale show dell’artista partenopeo, ieri sera al teatro Ponchielli, per una nuova tappa del tour Tutti i sogni ancora in volo. In un scintillante abito grigio, Massimo Ranieri si materializza alle 21 in punto sotto i riflettori per dare il via a una maratona musicale composta da una trentina di canzoni e guidata da un concetto di spettacolo totale. Canto, ballo, recitazione. «Tutti i sogni ancora in volo è una frase tratta dalla più celebre delle mie canzoni – spiega lui -, ma è soprattutto un modo di vivere per me. I sogni devono sempre volare, eppure nessuno mi ha insegnato a sognare quando sono nato. Le priorità erano altre, in una famiglia numerosa come la mia. Fino a quando mi sono scocciato, e ho imparato a sognare pure io. Lo faccio ancora oggi, il sogno è innato nella natura umana. Io sogno, io sono. Sono fortunato, di sogni ne ho realizzati tanti. Per venticinque anni ho sognato di registrare un disco di soli inediti e alla fine ci sono riuscito. Per questo disco si sono scomodati tanti autori importanti come Fossati, Lauzi, Donaggio, Sangiorgi, Togni. Se tengo un altro sogno nel cassetto? Ho un armadio a sei ante per tenerli tutti».

Ogni volta che l’artista napoletano torna sul palco, si ha l’impressione di sfogliare un manuale vivente del vero showman. Gli italiani che si muovono con una naturalezza tale da far pensare di essere nati sul palcoscenico, oggi, si contano sulle dita di una mano e appartengono tutti alla stessa generazione di Ranieri. Sintomo, forse, di un modo di fare spettacolo che nel 2022 non si riesce più a inseguire. O, nella migliore delle ipotesi, che in sempre meno sanno eguagliare.
Accompagnato da una band numerosa e che sa farsi complice, Ranieri sposta avanti e indietro le lancette di una carriera strepitosa. Quando l’amore, Mia ragione, Di me di te, Se bruciasse la città, Rose Rosse, È davvero così strano, e poi Pigliate ‘na pastiglia (omaggio al grande Carosone) sono i capisaldi di un primo tempo che rivela, fra l’altro, anche una forma fisica invidiabile di Ranieri, qua e là intento a costellare la sua performance vocale con passi di danza a 70 anni suonati.

«Dal 1964, giorno in cui ho messo piede per la prima volta sul palco, ho inciso quasi 500 canzoni – spiega intanto che dai palchetti spunta uno striscione con scritto ‘Forza Napoli’ -. Il 95% di queste parla d’amore. Sono innamorato dell’amore, è così, non posso farci niente. A quell’emozione non potrei mai rinunciare, nemmeno alla mia età. Sogno ancora di innamorarmi. Cerco ancora l’amore della mia vita». E dal pubblico qualcuno strilla: «Sono qui!». In un crescendo di monologhi, botta e risposta col pubblico, aneddoti, ricordi e racconti a metà strada fra autobiografia e teatro, lo spettacolo di Ranieri snocciola Lettera al di là dal mare, Vent’anni, Istrione, e nel gran finale Perdere l’amore e Tu vuò fa l’americano. Un trionfo.

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