L'ANALISI
13 Ottobre 2022 - 10:24
Antonella De Angelis dirige l’Orchestra femminile del Mediterraneo
CREMONA - Un omaggio al talento femminile: questo vuole essere l’appuntamento di domenica prossima (ore 18) all’auditorium Arvedi del Museo del Violino. Il concerto - che vedrà in scena l’Orchestra femminile del Mediterraneo - è inserito nello StradivariFestival, rassegna resa possibile dal sostegno e dal contributo della Fondazione Arvedi Buschini. A dirigere l’ensemble è Antonella De Angelis, fondatrice e anima dell’ensemble.
Cominciamo dall’inizio: come preferisce essere chiamata?
«Oh, è un argomento che rischia di diventare pretestuoso. Qualche anno fa, prima dell’intervento di Laura Boldrini, avevo suggerito il termine ‘direttora’ alla spagnola. Era una provocazione, che suscitò anche qualche polemica. In seguito Laura Boldrini invitò a declinare al femminile i termini di solito usati al maschile e anche l’Accademia della Crusca le diede ragione. In realtà, lascio libere le persone di chiamarmi come preferiscono anche se la lingua che usiamo è lo specchio di ciò che pensiamo e il cambiamento culturale necessario alla società italiana passa anche attraverso le parole».
In effetti, è curioso che si usi normalmente la parola bidella e ci si blocchi su sindaca o qualsiasi altro termine riferito a una professione apicale...
«Sì, concordo. Guardi che questa gliela rubo...»
Al Museo del Violino, dove dirigerà domenica, è esposto il violoncello Stauffer di Stradivari appartenuto a Lisa Cristiani, una pioniera nella storia della musica. Sono passati quasi due secoli dalla sua morte: molto è stato fatto, ma resta ancora molto da fare. Arriverà un momento in cui a una musicista non si faranno domande legate al genere...
«La storia della musica è ricca di compositrici o esecutrici di cui si sa poco o nulla e che meriterebbero di essere studiate, suonate, valorizzate. Il ministero per i Beni culturali ha adottato l’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile e tra i 17 punti c’è anche la parità di genere. Parlo da direttrice artistica: chi programma è invitato a sostenere e valorizzare anche la componente femminile. La storia della musica dovrebbe essere riscritta».
Lei come è arrivata alla direzione d’orchestra?
«Grazie a mio padre. Non era un musicista, ma un grande appassionato che, appena poteva, viaggiava per andare ad ascoltare concerti. Avevo solo 17 anni quando andai con lui al Festival di Bayreuth a sentire la Tetralogia di Wagner, per esempio. Musicalmente nasco come flautista, ho lavorato a lungo con l’Ensemble Bilitis e con il Trio Jeanne Louise Farrenc. Nel trio eravamo tre musiciste, c’è stato chi, per farci un complimento, è arrivato a dirci che suonavamo in modo virile. È stato sempre mio padre, poi, a dirmi che avevo sbagliato mestiere e che avrei dovuto dirigere. Ho studiato con il maestro Donato Renzetti. Decidere di dirigere è stato fondamentale, mi si è aperto un mondo. Dirigere è l’unico modo per vedere e sentire la musica in un modo totale».
Quando nasce l’Orchestra femminile del Mediterraneo?
«Nel 2009. L’idea era ed è unire attraverso il linguaggio universale della musica persone con storie e culture diverse. Oggi ci suonano artiste che arrivano dalla Polonia, dalla Bulgaria, dall’Ungheria, dal Sudamerica e non solo da Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Tra i progetti che abbiamo proposto, ricordo Rosamara, una storia dedicata alle donne migranti, uno sull’orchestra femminile che suonava ad Auschwitz. E Snaturate, nato da un libro che raccoglie le lettere di internate in manicomio durante il periodo fascista. Lettere che peraltro non furono mai spedite. Una ferita nel cuore. Tra le artiste con cui abbiamo collaborato, c’è il soprano Pervin Chakar, turca di origine curda, costretta ad allontanarsi dal suo Paese dopo che nel 2012 era stata premiata come il miglio soprano della Turchia. L’Orchestra è una comunità di persone che si incontrano e si confrontano attraverso la musica, affrontando anche temi legati ai diritti. Essere solo donne non è certamente un limite, è anzi lo spazio di un privilegio».
Il Mediterraneo torna anche in un brano in scaletta domenica: il Breviario Mediterraneo di Diego Conti...
«È una composizione del 2019, dedicata a chi vive il Mediterraneo in maniera completamente diversa da noi. Per noi il mare è gioia, per altri il Mediterraneo è uno spazio da attraversare con grande sofferenza e dove spesso si incontra la morte».
Come nasce la collaborazione con Laura Marzadori?
«Abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 2017. Ho voluto chiamare un’artista bravissima e dalla forte personalità che potesse essere anche un esempio. Laura è diventata primo violino di spalla dell’Orchestra della Scala quando era giovanissima, aveva solo 25 anni. È la dimostrazione di come il talento, lo studio e la determinazione rendano possibile ogni cosa».
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