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Stradivarifestival: «Il nostro sogno ora è realtà»

Il concerto d’esordio della rassegna all’MdV segna la rinascita dell’Agon Ensemble voluto dai fratelli Moruzzi

Barbara Caffi

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bcaffi@laprovinciacr.it

07 Ottobre 2022 - 05:00

Stradivarifestival: «Il nostro sogno ora è realtà»

CREMONA - È il concerto dei debutti, è il concerto nato come progetto speciale per aprire la decima edizione dello StradivariFestival, è il concerto delle promesse mantenute perché l’idea parte da lontano ma sta pervicacemente per arrivare in porto. La musica, in questo caso, è davvero affare di famiglia. I fratelli Massimo e Alessandro Quarta suoneranno per la prima volta insieme domani sera alle 21 all’auditorium Arvedi del Museo del Violino. E i fratelli Martino e Marco Mauro Moruzzi daranno concretezza a un sogno che vale ben più degli applausi di una sera. Sono i figli di Mauro, la somiglianza è evidente e il talento ce l’hanno nel Dna.

Dal papà - scomparso prematuramente nel settembre del 1999 - hanno maturato anche l’idea che la musica e la bellezza debbano essere appannaggio di tutti. Grazie a loro, in particolare a Martino, che è il più grande, rinasce Agon, versione 2.0. Radici e cuore a Cremona, sguardo senza limiti perché per chi ha intorno ai vent’anni l’Europa è il cortile di casa. «Sono il fondatore e il direttore artistico dell’ensemble - dice Martino, 26 anni, clarinettista che sta frequentando il corso di advance master alla Kungliga Musikhögskolan KMH di Stoccolma e suona nella European Union Youth Orchestra -. L’idea di far rinascere Agon mi è venuta nei primi mesi del 2020, in pieno lockdown. Ero rientrato a casa dalla Svezia, dove ormai abito da cinque anni, e ho sentito che dovevo dare un senso alla musica, a quello che stavo facendo. Ho capito che la musica non deve essere suonata solo nei teatri e nelle sale da concerto, ma va portata nei luoghi non deputati all’ascolto e fatta sentire a chi di solito non ne ha l’opportunità negli ospedali, nelle prigioni, nelle comunità. La bellezza dev’essere un diritto per tutti. Fare musica è condivisione e amicizia, per noi sono importanti i rapporti umani e le relazioni. Chi suona deve essere al servizio della musica».

Riflessioni e pensieri condivisi con Marco Mauro, 23 anni compiuti da pochi giorni, musicista passato con disinvoltura dal sassofono al violoncello. E poi con mamma Chiara e Santo, papà del cuore, che da subito hanno appoggiato quel progetto ambizioso e un po’ folle. Comincia così il coinvolgimento di amici musicisti che condividono gli stessi ideali, la stessa voglia di suonare. Ragazze e ragazzi conosciuti tra le fila della Euyo o della Gustav Mahler Jugendorchester - entrambe creature di Claudio Abbado - oppure alle audizioni in giro per il mondo. Oggi Martino è direttore artistico di Agon, Michiel Wittink, violista olandese, è il responsabile del progetto, mentre la flautista bresciana Agnese Lecchi è responsabile della comunicazione. I musicisti sono oltre cinquanta, la formazione è variabile. Arrivano da tutta Europa, dell’Europa - della sua parte migliore - vogliono essere la voce. Domani saranno in scena Paula Sanz Alasa, Sophie Williams, Vera Beumer Cristina Cazac, Davide Dalpiaz, Lucrezia Costanzo, Lorenzo Molinetti, Florian Bartl, Jaume Pueyo Solà, Alkistis Misouli, Gustavo Rebelo, Marco Mauro Moruzzi, Raffaella Cardaropoli, Serena Fantini, Nicolò Zorzi, Leonardo Bozzi, Stefano Baronchelli, Bianca Bolzoni, Davide Testa e Tommaso Lattanzi.


«Sembrava una cosa impossibile, fuori dal mondo e invece siamo alla vigilia del debutto - dice Martino -. Lo facciamo in un posto bellissimo, nell’ambito di un festival di grande prestigio e proponendo anche tre prime mondiali. Di questo dobbiamo ringraziare Roberto Codazzi, che ci ha seguito e sostenuto fin dall’inizio». «Nostro papà - dicono insieme i due fratelli - sarebbe felice e orgoglioso di noi. È un grande onore e una grande responsabilità». L’emozione è palpabile, ogni tanto è necessario riprendere fiato.


«Agon in russo significa fuoco, ma per noi il nome è un riferimento alle competizioni in ambito culturale degli antichi greci - ricorda Marco Mauro -. Tra noi musicisti c’è una sana competizione ed è giusto che sia così». Amici sì, ma quando si arriva in finale a un concorso si ha il coltello tra i denti e, come alle Olimpiadi, il vincitore è uno solo. «Questa generazione di musicisti - interviene Codazzi, direttore artistico musicale del Museo del Violino - è molto più brava e preparata di chi li ha preceduti». Sembra un paradosso, vista la particolare situazione italiana dove arte, musica e cultura sono ai margini del pensiero e dell’agire politico, e godono di scarsa considerazione.

«È come la leggenda del calabrone, che per le leggi della fisica non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso - aggiunge -. In quasi tutte le più importanti orchestre europee le prime parti sono appannaggio di giovani musicisti italiani. E questo vale per tutte le sezioni degli strumenti. Sono ragazzi abituati a suonare a livello internazionale, hanno modo di confrontarsi molto di più e questo aiuta a crescere professionalmente. Gli stessi Martino e Marco Mauro sono più bravi del loro padre, hanno orizzonti più ampi. La presenza di Agon allo StradivariFestival non è casuale». In questo concerto di prime volte, anche il programma è un unicum. Domani sera saranno eseguite, oltre a brani di Bach e Vivaldi, tre composizioni in prima assoluta: Esercizi per non dire Addio di Silvia Colasanti, Contrasti di Simonide Braconi e Suite Dysturbia di Alessandro Quarta.

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