L'ANALISI
19 Luglio 2022 - 05:05
CREMONA - La terza edizione del Luppolo in Rock si è conclusa domenica sera con la corsa verso il cielo di palloncini luminosi e coriandoli per ricordare Claudio ‘Ripo’ Ripari e Federico ‘Bazz’ Bazzani, membri fondatori del Luppolo in Rock, e Andrea Rossi, giovane fan cremonese del metal, prematuramente scomparsi.
Un festival riuscito che ha animato per sei sere le Colonie Padane raggiungendo il suo culmine proprio domenica sera con l’esibizione dei Testament davanti a circa 2.500 persone. La band di San Francisco non ha tradito le attese, grazie a un concerto di puro thrash metal, impreziosito da una scaletta che ha proposto diversi brani ormai entrati nella storia del genere.
Un festival in crescita che ha conquistato i fan anche per l’aspetto organizzativo, l’originale location, la scelta di contenere i prezzi e la capacità dello staff, guidato da Massimo Pacifico, di risolvere i problemi che ci sono stati. Uno su tutti: l’annullamento dei Katatonia, band principale del sabato per l’annullamento del volo aereo da Helsinki. In poche ore c’è stato il rapido cambiamento di scaletta, con i Leprous headliner e l’inserimento in corsa dei Fleshghod Apocalypse. Scelta azzeccata e premiata anche dal pubblico, con circa mille persone presenti.
Un incidente di percorso l’ha avuto anche Jorn venerdì sera per un problema muscolare di Tore Moren. Il chitarrista non ha potuto suonare, nonostante l’intervento del fisioterapista e menbro dello staff Matteo Gobbi. La band è salita sul palco con una formazione a cinque, anziché a sei, sopperendo alla mancanza di una chitarra grazie anche al grande lavoro di Francesco Jovino alla batteria e Alessandro Del Vecchio alle tastiere, musicisti italiani di caratura internazionale, con Rainbow In The Dark, di Ronnie James Dio, dedicata da Jorn a Bazzani.
Un festival in crescita, che non ha dimenticato le band italiane, dedicando il martedì, mercoledì e giovedì a loro. Oltre alla presenza nel cartellone del week end, ad esempio degli Skanners, la tre giorni del Made in Italy ha proposto conferme – come l’hard rock’n’roll dei Rain e l’epic progressive metal dei bravissimi Dark Quarterer – e sorprese. Una su tutte i Chrysarmonia, difficilmente inquadrabili, ma che hanno stupito, spaziando dal metal al jazz.
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