L'ANALISI
15 Luglio 2022 - 09:49
Il concerto dei Camaleonti a Pandino
PANDINO - Un buco enorme sul palco, uno ancora più profondo in mezzo al cuore. Riempito dall’affetto straripante del pubblico di Pandino, raccolto ai piedi di Fredo per ricordare Tonino Cripezzi attraverso la sua musica. Erano almeno in mille, l’altra sera, a cantare gli evergreen de I Camaleonti in una piazza grondante di emozioni: a dieci giorni dalla scomparsa del cantante e tastierista — trovato senza vita in una stanza d’albergo a San Giovanni Teatino — i compagni di band sono tornati a imbracciare gli strumenti in pubblico. Non è stato un semplice concerto, ma una commossa dichiarazione d’affetto per Tonino, amico di una vita volato via all’improvviso. Anche in un clima turbato, sotto i riflettori è stato live vero, intenso, da batticuore.
Il basso di Livio Macchia — baffo perfettamente sagomato, come sempre — e la chitarra di Valerio Veronese — capelli lunghi da autentico figlio della beat generation — hanno attaccato la melodia di «Viso d’angelo», con la voce di Livio a ricalcare le impronte dell’amico scomparso, strappando immediatamente il primo di una lunghissima serie di applausi. Poi, con le immagini di Tonino che scorrevano sullo schermo alle spalle del palco, è stato il momento del tributo: «È davvero dura tornare a suonare in questo momento — ha detto Livio —. Abbiamo comunque voluto onorare l’impegno preso. Stasera siamo qui nel nome di Tonino».
Parole che hanno fatto scorrere un brivido lungo l’intero perimetro della piazza. I Camaleonti sono tornati subito a cantare d’amore, per spazzar via le nubi dell’inquietudine: con «Come sei bella» hanno spinto indietro le lancette del tempo fino al 1974, per poi muoversi a ritroso fino agli esordi della propria storia musicale con la hit «L’ora dell’amore», datata 1967. «Vogliamo regalarvi energia positiva — ha spronato la folla il bassista, tra i fondatori della band —. Canto con gioia ed emozione i pezzi che intonava Tonino». Quindi è stato il turno di una doppia parentesi battistiana: prima la splendida «Mamma mia», regalo di Lucio e Mogol agli amici Camaleonti, poi l’immortale «La canzone del sole», in una versione per chitarra e voce da falò d’estate. Subito dopo la struggente «Io per lei» («un pezzo dedicato alle donne, regine della vita»), il viaggio musicale è proseguito in quello ieri che «era tanto tempo fa» cantato nell’indimenticabile «Come passa il tempo».
È così che i Camaleonti hanno passato in rassegna la loro carriera sanremese: tra le cinque tappe sul palco dell’Ariston, anche quella che ha portato al successo «Eternità», un inno che, oggi, torna a spalancare la sua bellezza per accogliere Tonino. Immancabile, è arrivata l’ora dell’attesissima «Applausi», prima dell’incendiaria jam session finale sulle note di «Knockin’ on heaven’s door», con la band di Jean Merech — amico del gruppo e organizzatore della serata — a spingere il nome di Tonino fino alle porte del paradiso.
FOTO: FOTOLIVE/ JACOPO ZANINELLI
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