L'ANALISI
A TEATRO
05 Aprile 2022 - 19:32
(FotoLive/Salvo Liuzzi)
CREMONA - Nuovo appuntamento con Diritto di critica, l'iniziativa organizzata dal giornale La Provincia e da Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, che offre agli studenti delle scuole cremonesi la possibilità di esprimere il loro giudizio motivato e argomentato sugli spettacoli in cartellone al Ponchielli. Si prosegue con «Bermudas». Leggi la recensione!

FERRARI MATILDE – 4 LICEO SCIENTIFICO
Sabato 2 aprile la Compagnia MK, inscenando la performance di danza «Bermudas», ha ricreato sul palcoscenico del teatro Ponchielli di Cremona una dimensione trasognata, quasi metafisica. Costumi esuberanti e scenografia psichedelica, a tratti conturbante.
Le variazioni cromatiche del retroscena risaltano le silhouette dei danzatori, incrementano le dinamiche sceniche e favoriscono il pathos, la tensione emotiva che trattiene sospeso il respiro dello spettatore. Vi è quasi la paura che quei celeri corpi roteanti, così vicini da sfiorarsi ogni qualvolta si intersecano le traiettorie percorse, si colpiscano irreversibilmente: invece, come in un gioco di straordinari equilibri e matematici calcoli spaziali, ecco i ballerini che in scena si sfiorano, si intersecano; poi si arrestano, per qualche istante, e infine riprendono la loro dinamica ricerca spaziale. Di tanto in tanto escono dal palco, si godono il contatto, la vicinanza con lo spettatore e, soddisfatto quel desiderio di comunicare con il corpo, si nascondono dietro le quinte.
Una ricerca spaziale che all’inizio della performance è dichiarata con chiarezza, “largo”, “lungo”, “rovescio” e “lato”. Quattro movimenti all’apparenza semplici, ma che, seguendo il crescendo della musica, si impreziosiscono di salti, spirali, gesti aggiuntivi e contatti visivi straordinariamente magnetici. Non solo corpo, anche vocalità in Bermudas: un assolo drammaticamente silenzioso è affiliato al performer più anziano della compagnia, che nel mezzo della sua danza contraddistinta da grande tensione muscolare, si abbandona ad un urlo veemente. Poi di nuovo tutti in scena per gli ultimi istanti danzati. Nessuna storia di complessa strutturazione alla base, nessun oggetto scenico vanamente posizionato: solo qualche getto fumoso e sei corpi, inesorabilmente danzanti e alla ricerca di codifiche spaziali nuove, riempiono il palco, talvolta sperimentando in sincronia, talvolta muovendosi individualmente. Lo spettacolo divide il pubblico: forse la performance è così astratta da non essere a tutti comprensibile?
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