CALCIO
10 Novembre 2021 - 09:11
La stazione di Cremona ai primi del Novecento
CREMONA - L’ingresso è dalla pesante porta di ferro verde che fino a un decennio fa chiudeva la cella di sicurezza in uso alla Polfer (infatti è senza serratura, si apre solo dall’interno). I locali sono quelli della ex Provvida, il negozio-magazzino nato nel Ventennio dove le mogli dei ferrovieri andavano a fare la spesa. L’allestimento ci sta un po’ stretto, ma il Museo «Ricordi ferroviari cremonesi» ha troppa voglia di nascere per farci caso. Ideato e realizzato dal Gruppo ferramatori del Dopolavoro di Cremona-Mantova (una quarantina i volontari guidati da Fabio Cavaglieri), un anno per realizzarlo, almeno una trentina per raccogliere, catalogare, pulire, restaurare ed esporre, apre al pubblico per la prima volta questo fine settimana in occasione dell’arrivo sui binari della stazione del modernissimo ed ecologico Donizetti di Trenord (sabato) e, il giorno successivo, da Milano in occasione della Festa del Torrone, del treno storico a vapore con le carrozze «centoporte», quelle con cappelliere e panche in legno e finestrini piccoli, ma numerosi, come le porte (fino a dieci per ogni fiancata).
Il piccolo spazio museale ripercorre la storia delle ferrovie cremonesi dalla seconda metà dell’Ottocento (1863 l’anno di inaugurazione della stazione di Cremona) a oggi, è ricco di oggetti e attrezzature antiche provenienti dall’archivio del DLF, donazioni private, depositi e magazzini. Ci sono planimetrie di scali ferroviari, fotografie, documenti, vecchie cartoline, orologi e cronotachigrafi, cappelli e fischietti, picchetti di granito a segnare il confine fra la strada ferrata e la campagna, telefoni da campo indispensabili per i manutentori, fanali e fanalini di coda (inizialmente alimentati a carbone), maniglie, freni a mano, timbratrici. Tra le rarità la grande bandiera sabauda usata nella cerimonia di inaugurazione dell’ampliamento della stazione (1928), una cassaforte di fine Ottocento della Società Ferrovie dell’Alta Italia e la lavagna, in origine murata, con gli orari di sei destinazioni, tra cui Peschiera del Garda.
Tra le curiosità, il pannello espositivo della seconda sala ideato come il fianco di una carrozza con la livrea suddivisa in fasce di tre colori: verde vagone in uso fino al 1935, bicolore castano/marrone isabella fino alla metà degli anni Sessanta e infine grigio ardesia (con effetto anti sporcizia) ancora adottato negli anni Ottanta. Completano il percorso espositivo la biblioteca (sul soppalco), un grande plastico e modellini di trenini d’epoca. Il Museo si può visitare sabato e domenica (ore 10-18), info 0372-38516 oppure sulle pagine social del DLF.
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