L'ANALISI
21 Dicembre 2025 - 19:17
L’amministratore delegato della società partecipata dai Comuni della provincia, Alessandro Lanfranchi
CREMONA - Riemerge nel dibattito politico cremonese la questione delle nomine di Padania Acque, la società per azioni partecipata dai 113 comuni della provincia di Cremona che gestisce i servizi idrici del territorio. Giovedì, nel corso della seduta del Consiglio comunale del capoluogo, si è tenuto anche il voto dell’assemblea in merito alle modifiche dello statuto della società: al centro dei cambiamenti c’è il sistema di nomina degli organi sociali e del comitato consultivo, per il quale verrebbe introdotto il criterio del voto di lista.
Questa revisione, già discussa in una commissione consiliare dedicata, mira a dare una struttura più definita e rappresentativa alla gestione della partecipata. Per maggiore chiarezza basta guardare al caso del Comitato di indirizzo e controllo: l’organismo è composto da 11 membri, 6 dei quali nominati dalla Provincia in quanto ente affidatario dei servizi. Non ci sono invece regole, ad oggi, per definire gli altri 5 componenti.
Da qui la necessità di un sistema trasparente e chiaro di nomina, che garantisca la giusta rappresentanza alle forze politiche rappresentate a livello provinciale. Il criterio introdotto in questo senso, e approvato da tutti i Consigli comunali del territorio, è quello di introdurre una tutela di rappresentanza, con la garanzia di almeno un rappresentante per le liste sottoscritte da almeno un 20% dei soci.
Sebbene la proposta di modifica sia passata anche nel Consiglio comunale di Cremona, con le sole astensioni di Fratelli d’Italia, diversi consiglieri hanno messo in luce come questo nuovo statuto manchi di una norma che disciplini i limiti di mandato di chi viene eletto nei vari organismi societari. Un limite messo in luce tanto dalla maggioranza, con gli interventi di Giovanni Gagliardi (Pd) e Andrea Segalini (Cremona sei tu!), quanto dall’opposizione con l’intervento del capogruppo FdI Marco Olzi.
E proprio questo aspetto mancante ha bloccato i lavori dell’assemblea straordinaria dei soci di Padania Acque convocata lo stesso giorno del Consiglio comunale del capoluogo: in attesa che la specifica venga introdotta, il nuovo statuto non è stato approvato dall’assemblea dei soci. Nonostante più del 50% fosse favorevole non si è raggiunta una sintesi e così, con l’astensione di più di un terzo dei soci, la votazione è stata invalidata. Una scelta di prudenza che ha fatto storcere qualche naso nella partecipatissima assemblea straordinaria (95,04% del capitale sociale presente), considerando il mandato di approvare il documento ricevuto dai vari Consigli comunali.
Quanto al lato gestionale della società, con l’approvazione del bilancio, il Consiglio di amministrazione, con l’ad Alessandro Lanfranchi, non può che esultare: «Siamo soddisfatti perché il nostro lavoro è stato ampiamente riconosciuto e apprezzato. I soci hanno dato il loro voto unanime al bilancio di previsione per il 2026, un passaggio fondamentale per la gestione del servizio idrico sul territorio e, sempre all’unanimità, hanno approvato i conti semestrali presentati». I numeri del primo semestre 2025 confermano un trend positivo: ricavi per 40.5 milioni di euro, un margine operativo lordo di 20.4 milioni e un robusto piano di investimenti che supera i 20 milioni entro la fine dell’anno.
Ora il passaggio che resta da fare è quello di modificare il testo dello statuto presentato introducendo l’emendamento sul vincolo di mandato e tornare al voto per approvarlo. «L’ipotesi ampiamente condivisa è quella di un limite di tre mandati. Ci rivedremo tra tre mesi – spiega Lanfranchi – Tempi necessari: dobbiamo riscrivere il testo, farlo validare al comitato di controllo e indirizzo, mandarlo ai soci per modifiche e rifare il passaggio in ogni Consiglio comunale».
Passaggi che allungano ancora i tempi per darsi un regolamento, oggi assente, in merito alle nomine. «Ma è una questione squisitamente politica, noi – si smarca Lanfranchi – abbiamo un ruolo terzo. Certo c’è da considerare che organi di controllo come il collegio sindacale sono scaduti da tempo e operano in prorogatio. Prima di poter indicare i nuovi componenti dovremo aspettare di avere uno statuto».
E mentre l’assemblea straordinaria che era stata convocata per porre fino alle incertezze sulle nomine politiche si chiude con un sostanziale nulla di fatto viene da chiedersi se la specifica sul vincolo di mandato potesse essere introdotta a posteriori, sbloccando la situazione e consentendo un rinnovo trasparente della governance della società.
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